Roberto Biorcio insegna Scienza politica presso la Facoltà di Sociologia dell’Università degli Studi di Milano Bicocca.

Dopo una decina d’anni in cui la Lega, sul piano nazionale, si era assestata su percentuali del 4%, a partire dal 2008 abbiamo assistito a un raddoppio dei risultati elettorali, con il raggiungimento di tassi a due cifre e non solo al Nord. Cos’è successo?
Nel 1996 la Lega aveva ottenuto il massimo dei voti, il 10%, nelle elezioni politiche nazionali presentandosi da sola contro la coalizione guidata da Berlusconi e contro quella guidata da Prodi. Negli anni successivi era però rimasta isolata e aveva perso più della metà dei voti. Nel 2000 la Lega era tornata nel centrodestra, ma questo non era servito ad allargare i consensi. Il partito di Bossi si era consolidato nelle sue aree tradizionali del Nord, più in provincia, meno nelle grandi metropoli come Milano e Torino, rimanendo in una situazione abbastanza stagnante, per diversi anni. Alleata con Berlusconi la Lega era tornata al governo, ma non aveva avuto nessun aumento dei voti. Anche la battaglia per il federalismo, per l’avvio della devolution con una riforma costituzionale, non aveva avuto successo: la riforma era stata approvata a maggioranza dal parlamento, ma era stata bocciata dal referendum del 2006.
Ora, come si può spiegare il grande salto del 2008 che si è confermato anche nelle elezioni europee del 2009 e in quelle regionali del 2010? Perché la Lega è stata ferma per dodici anni e improvvisamente ha raddoppiato i voti? E’ cambiato qualcosa di importante o no, rispetto al partito che conoscevamo?
La Lega è il partito più vecchio che c’è in parlamento, ha più di vent’anni di vita. Da questo punto di vista possiamo dire che ha mantenuto una straordinaria continuità, sia di leadership che di proposta politica (anche se parzialmente riadattata alle diverse situazioni), e tutto sommato una buona fedeltà elettorale nelle sue zone di origine, di primo radicamento.
All’origine del salto in avanti del 2008, io vedo fondamentalmente due ordini di ragioni.
La prima è "esterna” ma è risultata molto utile per la Lega: il cambio di formato della competizione elettorale.
Dal 1996, vittoria di Prodi, al 2006, seconda vittoria di Prodi, la vita politica italiana era stata dominata dallo scontro tra due grandi coalizioni guidate da un leader, all’interno delle quali le singole forze avevano un ruolo minore. Ora, a mio avviso, la Lega ha sofferto tantissimo per questo tipo di competizione, essendo nata alla fine degli anni Ottanta, all’epoca dei vecchi partiti, a cui un po’ assomiglia: ha una forte identità, una vasta rete di militanti, un leader carismatico. Il Carroccio ha sofferto molto nel 1994 proprio per questa natura che cozzava con la coalizione creata con Berlusconi e che di fatto l’aveva ridimensionata nella sua forza espansiva.
Non a caso l’anno in cui era andata meglio è il 1996, quando si era ribellata alla logica delle coalizioni e si era presentata da sola, raggiungendo il massimo dei voti, con oltre il 20% nel Nord Italia, dove era diventata il primo partito. All’epoca, però, essendo isolata, non era riuscita a tradurre in potere politico questi risultati: non aveva conquistato nessuna regione del Nord né era riuscita a pesare sul governo. Rimasta fuori dalle coalizioni i voti erano diminuiti nelle consultazioni intermedie, regionali ed europee.
Di qui la decisione, nel 2000, di tornare a fare un patto con Berlusconi. Dal 2001 qualcosa ha iniziato a cambiare: con la vittoria del centrodestra, alcuni uomini della Lega -Bossi, Calderoli, Maroni e Castelli- entrano nel governo Berlusconi, e hanno l’opportunità di ottenere una notevole visibilità. Nel frattempo la Lega aveva cominciato ad entrare nelle giunte regionali, provinciali e comunali, e aveva fatto eleggere un certo numero di sindaci.
Il cambiamento del sistema elettorale -il famoso "porcellum”- ha dato qualche vantaggio alla lega. Ma il vero regalo non l’ha fatto il "dio Po”, bensì Veltroni, e poi Berlusconi, quando hanno deciso di sciogliere le coalizioni e far correre da soli due grandi partiti.
Nel 2008 il quadro è perciò cambiato radicalmente sul piano della competizione elettorale. Si sono confrontati due schieramenti: da un lato Veltroni alleato con Di Pietro, dall’altro il Pdl alleato con la Lega nel Nord. Questa polarizzazione ha permesso alla Lega di godere di un’inedita visibilità. Non solo: in questa passaggio la Lega ...[continua]

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