I Protocolli furono fabbricati a Parigi nel 1897-'98, in pieno affare Dreyfus, da un gruppo, metà francese e metà russo, di agenti dell'Okhrana, la polizia segreta dello zar, capeggiati da Pierre Ratchkovsky, un agente segreto dello zar molto abile nella fabbricazione di falsi da addebitare agli esuli russi in Occidente. Non si sa ancora con precisione chi li abbia materialmente scritti; in ogni caso si tratta di più autori: il manoscritto originale francese, che fu visto da qualche testimone, era infatti scritto in più grafie, poi andò perso e chissà se un giorno verrà ritrovato negli archivi russi. Quindi, quello degli autori del testo dei Protocolli resta un problema storiografico non risolto. Nelle mie ricerche, tuttavia, non mi sono occupato tanto della redazione, quanto dell'infinito riciclaggio storico e geografico dei Protocolli. Mi interessava, cioè, sapere come un falso avesse potuto funzionare. Devo innanzitutto precisare che il testo dei Protocolli non è che una variante di molti altri testi della medesima forma e fattura che vennero diffusi in tutta Europa a partire dalla seconda metà del XIX secolo. Ci si dimentica sempre, ed è un particolare molto importante, che fino al 1920 i Protocolli erano stati diffusi solo in russo e che le tirature erano state molto basse: la prima edizione russa contò 3.500 copie, le altre non superarono le 5 mila. I Protocolli divennero un best-seller mondiale fra il 1920 e il 1945, quando furono tradotti in tutte le lingue del mondo, compresi il giapponese e l'arabo. Ancor oggi continuano a essere molto venduti in tutto il mondo arabo-islamico: se si va in un qualsiasi paese arabo, anche nel moderato Egitto, si troveranno edizioni su edizioni di questo testo antisemita, con tanto di piovra che serra il mondo nelle sue spire in copertina. Inoltre, i Protocolli si possono adesso acquistare in Russia e in Polonia all'uscita delle chiese. Quindi, a ben guardare, più che di un best-seller, si tratta di un long-seller.
A cosa deve questo straordinario successo un testo in fondo simile a tanti altri? Direi al puro caso, dove per "caso" intendo ciò che consente l'irruzione nella storia dell'avvenimento, del contingente, di ciò che poteva non essere: "se il naso di Cleopatra fosse stato più lungo...", insomma. Un'amica aveva regalato alla zarina, la moglie di Nicola II Romanov, una copia dei Protocolli nell'edizione di Serghej Nilus. Nella camera dove la zarina fu assassinata con tutta la sua famiglia furono scoperti questo esemplare dei Protocolli e una croce uncinata inscritta nel vano della finestra. I russi bianchi credettero trattarsi di un messaggio e fecero credere che la zarina presentisse la propria morte. Fra i suoi uccisori c'erano degli ebrei, ossia dei "giudeobolscevichi", e poiché i Protocolli trattano dei metodi utilizzati dai giudeomassoni per prendere il potere mondiale attraverso omicidi, manipolazioni dell 'opinione pubblica, indottrinamento scolastico, crisi economiche e rivoluzioni sanguinose, moltissime persone hanno creduto alla veridicità del libro. Lo stesso Churchill, fino al 1920-'21, fu persuaso che il complotto giudeo-bolscevico per il dominio del mondo avesse ottenuto il proprio scopo mediante la rivoluzione d'ottobre. Quindi, la carriera internazionale dei Protocolli comincia all’indomani della rivoluzione russa, poiché furono usati come macchina da guerra antibolscevica. La persuasione di Churchill, come di altri esponenti dell'establishment europeo, fu rafforzata dal lancio che nel 1920 il più autorevole quotidiano al mondo, il Times, fece del testo dei Protocolli presentandolo come la spiegazione di quel che era "veramente avvenuto in Russia", ossia la presa del potere da parte dei giudeobolscevichi. Il Times utilizzava l'immagine del serpente ebreo che avvolge il mondo, e il serpente è Satana che ritorna a Sion attraverso la rivoluzione francese, la rivoluzione bolscevica e il sionismo! L'anno successivo, però, lo stesso Times, con un lungo dossier pubblicato il 16,17 e 18 luglio 1921, fece piena autocritica riconoscendo che il testo dei Protocolli non era che il plagio di un testo per nulla antisemita, il Dialogo agli inferi fra Machiavelli e Montesquieu di Maurice Joly, pubblicato a Bruxelles nel 1864. Si trattava, quindi, di un falso bello e buono.
Nel frattempo i Protocolli venner ...[continua]
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