Globalizzazione, burocrazia europea, crisi economica... tutto questo può accentuare delle spinte secessioniste. Possiamo fare un quadro del secessionismo in Europa?
Sì, tutti questi fattori intensificano le spinte secessioniste in Europa. La Lega, in questo senso, è un caso paradossale, perché è stato forse il primo esempio nell’Europa occidentale di un secessionismo essenzialmente economico, un secessionismo dei ricchi (intendo ovviamente regioni ricche, non leghisti ricchi). Ora la sua spinta secessionista sembra attenuarsi anche se l’argomentazione economica non è affatto sparita. In molti altri Paesi europei si nota invece un rafforzamento delle spinte secessioniste, rafforzate sicuramente anche dalla crisi economica. In alcuni casi però tale processo sembra predatato rispetto alla crisi economica. Nel Galles il partito regionalista Plaid Cymru si è spinto verso l’indipendentismo quasi una decina di anni fa, cioè molto prima della crisi. Anche l’indipendentismo catalano e scozzese erano piuttosto popolari alcuni anni prima della crisi economica odierna, perciò la coincidenza sicuramente non è totale. In che senso allora si può parlare di un secessionismo delle regioni privilegiate? La tendenza è presente in vari casi, in modo più o meno spinto. In alcuni casi c’è una coincidenza tra l’argomento economico, cioè la difesa dei privilegi di una regione ricca, la logica centrifugale tra regioni europee ricche e povere, e l’egoismo delle regioni ricche che si sta affermando sempre più.
Il caso paradigmatico sono i secessionisti delle Fiandre, che danno molta rilevanza all’aspetto economico e anti-redistributivo, mentre l’argomento culturale è molto meno importante, anche se non assente. Si tratta dell’idea che i privilegiati non debbano più pagare per gli altri, cioè una trasposizione dell’argomentazione tipica della Lega in un altro caso.
Nelle Fiandre i nazionalisti paragonano la Vallonia, la regione meno ricca, al sud dell’Europa, e la Grecia alla regione della Mosa. Una logica simile si nota anche in Germania nel caso della Baviera, esempio ripreso fra l’altro da Maroni, e nel Sud Tirolo. In questi casi la metafora della cicala e della formica forma una parte importante del discorso. Potremmo chiamarlo il regionalismo delle formiche o delle pretese formiche. Altri casi come quello della Scozia e delle Catalogna sono invece molto più ambivalenti. La Catalogna è una regione privilegiata in cui, però, il discorso indipendentista contiene molti aspetti, sia di destra sia di sinistra: è un discorso anti-centralista, per la sinistra catalana anti-franchista e anti-autoritario, cioè è un discorso culturalmente molto più misto. Il caso delle Fiandre è distinto: da una parte c’è il grande supporto al partito indipendentista, il N-VA, che ha preso più di un terzo dei voti alle ultime elezioni nazionali, dall’altra le opinion poll in cui l’opzione dell’indipendenza è sostenuta dal 10% circa della popolazione. è un discorso più anti-ridistribuzionista che indipendentista, il quale però si esprime tramite un voto indipendentista. Un paradosso. La situazione in Catalogna è diversa perché una parte notevole della sua popolazione difende le azioni indipendentiste. Il secessionismo delle Fiandre, come quello della Lega, utilizza argomentazioni di tipo moralizzante contro una popolazione considerata assistita. Sia nel caso delle Fiandre che in quello della Lega l’argomentazione è duplice: per la regione ricca si richiedono dei soldi considerati necessari per alcuni servizi pubblici e per sostenere l’economia, mentre gli scarsi servizi pubblici e lo scarso sostegno all’economia delle regioni povere sono considerati per queste ultime una cura disintossicante, unico modo per risolvere tutti i loro problemi. Questa duplicità dei rimedi è un tratto caratteristico dei discorsi delle "formiche”.
Si tratta semplicemente di una tensione contro uno Stato nazionale che per di più perde sovranità oppure c’è astio verso l’Europa e la moneta unica?
Dipende da caso a caso. Nel caso delle Fiandre l’ideologia della Merkel, il blocco delle formiche, è presa a modello e perciò non è per nulla antieuropea, anche se il legame europeo è più ideale che pratico, nel senso che da un lato si fa riferimento a un modello e ...[continua]
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