Vengo da una famiglia di agricoltori, sia da parte di mio papà che di mia mamma. Il mio papà è stato il primo a deviare dall’attività, il primo della famiglia a studiare: si è laureato in medicina e, dopo qualche anno di attività come medico condotto, nel ’63 ha rilevato uno studio dentistico a Torino, in piazza Carducci, così abbiamo lasciato il paese, in provincia di Asti. Io avevo tre anni, mia sorella uno; ci siamo trasferiti tutti. È stato un passaggio epocale per la nostra famiglia, sia di lavoro che di vita, siamo passati da un paese di mille abitanti a una città di un milione.
Mio papà è mancato undici anni fa, abbiamo lavorato insieme per vent’anni. Ora mio figlio più grande, che ne ha 25, studia odontoiatria e tra breve arriverà qui da me, così ci sarà la terza generazione di dentisti.
Io svolgo il lavoro di un dentista generico, faccio le cure normali, le protesi. Per me l’obiettivo è sempre quello di fare gli interessi del paziente: cerco magari di recuperare un dente invece di estrarlo, di venire incontro economicamente nelle situazioni critiche.
Cerco anche di dare la massima disponibilità, come dovrebbe fare un medico. Tutti i miei clienti hanno il mio fisso e il cellulare. Io parto dal principio che uno non ti chiama di domenica o di notte per salutarti, ti chiama perché ha bisogno. So bene che per tante persone è un disagio disturbarti, se lo fanno è perché hanno necessità. In questi casi non si tratta tanto di dolore, ma magari di un’emorragia seguita a un’estrazione. Non sono casi frequentissimi però succede, soprattutto in pazienti che fanno uso di farmaci anticoagulanti. Io mi raccomando: "Chiamate me, prima di gironzolare per i pronto soccorso”.
Per me questo fa parte del mio compito di medico. Il dentista è un medico.
Qui non si prende appuntamento. Funziona così dal 1963. È un sistema abbastanza anomalo, che però nel nostro caso funziona. Se uno è in cura do un’indicazione di massima: torni tra una settimana, ci vediamo lunedì o martedì...
Al cliente che viene per la prima volta può capitare di dover aspettare, è un’incognita. Però è un sistema che viene apprezzato perché non ti vincola. L’appuntamento è pur sempre un vincolo, non solo per il dentista, anche per il cliente. Può capitare un imprevisto e ci sono dentisti che fanno pagare penali. D’altra parte, questo è anche un lavoro in cui è difficile rispettare gli appuntamenti, perché può capitare un’estrazione difficile, una cura dove non riesci a trovare i canali di un dente, si fa presto ad accumulare ritardi. Qui le persone vengono, guardano chi c’è e decidono.
Certo, questo metodo comporta, anche da parte mia, grande disponibilità. Per dire, la sera, alle sette e un quarto, se non c’è più nessuno e nessuno ha telefonato, comincio a lubrificare, a sterilizzare. Se invece, qualcuno ha chiamato lo aspetto. C’è gente che lavora lontano, che ha difficoltà ad assentarsi dal lavoro. A volte alle nove sono ancora qua, o perché aspetto qualcuno o perché sto andando avanti con quelli che sono arrivati.
Nel mio piccolo, è da 31 anni che faccio questo lavoro. Mi son laureato a 26 anni e ho subito iniziato a fare il dentista. Devo dire che mentre i primi anni capitava di vedere bocche mal tenute, mal combinate, mal pulite, questo capita sempre più di rado. Soprattutto mal pulite. Poi se uno ha una bocca mal combinata, per usare un’espressione di papà, in certi casi è come fermare il mare con le mani. Certe persone sono geneticamente disastrate; vedo famiglie in cui son quasi tutti disastrati.
Diciamo che oggi magari tamponi un po’ di più. Io poi sono un recuperatore, il dente che un altro dentista toglierebbe io cerco di portarlo avanti. Sono conservativo. Certo si fa quello che si può: c’è gente che a 80 anni ha tutti i denti e c’è chi a 30 anni non ne ha più neanche uno. Purtroppo anche un recuperatore non fa i miracoli. Magari in una mano conservativa vai avanti un po’ di più con i tuoi denti, però il destino è segnato. Anche lavori complicati di impiantologia, se sei piazzato in una maniera disastrosa diventa difficile eseguirli. Può capitare di dover optare per le protesi mobili già da giovane: "Eh ma... io ho 30 anni”. Ma se uno ha due denti in bocca, cosa fai?
Per il resto, le patologie in bocca sono sempre quelle. A un dente possono capitare essenzialmente due cose: può cariarsi, e lì fai quello che puoi, cerchi di recupera ...[continua]
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