Fai l’insegnante da oltre trent’anni. Puoi raccontarci la tua esperienza?
Insegno le discipline letterarie, italiano, latino, greco quando capita, e poi questa materia nuova inventata dal ministro Gelmini, geostoria, una disciplina nata con un criterio assolutamente economico spacciato per scienza che ha appiattito i ragazzi su un presente dimentico delle cose antiche come di quelle recenti. La conoscenza storica va perduta e quella geografica altrettanto. Ormai mi capita di sentir dire delle assurdità anche a ragazzi universitari, si vede proprio che c’è un difetto formidabile di queste conoscenze. Il fatto è che il nostro dissenso, come insegnanti, non è mai stato colto. Eppure, anche se non siamo degli scienziati, anche se la nostra visione è parziale, anche se la nostra esperienza è limitata, siamo sul campo tutti i giorni; bisognerebbe tenerne conto, e invece no. Anche questa famigerata legge 107, l’abbiamo proprio subita.
Premetto che io mi considero una privilegiata, perché al liceo classico abbiamo i ragazzi meglio intenzionati, più volenterosi. Ci muoviamo in un contesto in cui l’insegnante è ancora considerato. Però poi c’è tutto il resto: il fatto è che non sappiamo più quello che si vuole da noi, io almeno non lo capisco.
Da un lato gli insegnanti sono sempre un po’ bistrattati, dall’altro la scuola è chiamata a svolgere funzioni sempre più ampie...
È una contraddizione in termini. Siamo quelli che non vanno mai bene, che hanno bisogno di essere continuamente aggiornati, e contestualmente ci viene affidato qualunque compito.
Ai miei tempi la scuola rimaneva chiusa al pomeriggio. Ho preso la licenza liceale nel ’78; all’epoca, anche solo organizzare un gruppo di teatro non poteva che essere una cosa affidata all’iniziativa privata; mai avremmo pensato che la scuola potesse essere il luogo in cui si facevano attività del genere. Adesso invece a scuola si fanno così tanti progetti che lo studente rischia di smarrirsi. A questo vanno aggiunte le ambizioni e le aspettative familiari, per cui i figli devono essere anche campioni dello sport o ballerine, senza considerare il fatto che un ragazzo avrebbe pure bisogno di oziare.
Per fortuna gli alunni ritrovano da sé gli escamotage con cui difendersi e conservare il loro sacrosanto diritto all’ozio. Quest’impressione di un’offerta variegatissima, di cui però non si capisce bene il senso, riguarda anche il nostro aggiornamento: un anno ti mandano a seguire il tale corso su come fare la programmazione secondo un determinato format, l’anno dopo, cambia il ministero, cambia il referente e si fa tutt’altro. Cioè, non vedi il senso, non c’è continuità in quello che fai, molto spesso sono attività tra di loro slegate.
Sarà forse un fatto personale, sarà il mio stile di apprendimento, ma io sentirei la necessità di vedere la ragione, l’obiettivo di quello che sto facendo. Invece manca proprio un orizzonte di senso, o almeno così lo percepisco io.
Forse è perché inizio a essere vecchia, ho ormai 57 anni. Quando ho cominciato a lavorare ne avevo 25 e i colleghi della mia età erano già collocati a riposo. Anche questo prolungamento dell’età pensionabile è fonte di forte frustrazione.
Per fortuna hai a che fare con ragazzi che se ravvisano la tua volontà, la tua disponibilità, la tua onestà anche, si aprono e questa è una cosa molto bella. Io da loro apprendo tantissime cose.
In una situazione in cui l’accesso alle informazioni è totale, il ruolo di un insegnante, della scuola quale diventa?
Diventa quello di aiutare i ragazzi ad accrescere il loro senso critico. Un’impresa difficilissima! Pure io che sono un dinosauro appartengo a una serie di gruppi di Whatsapp e già lì è difficile tirarsene fuori quando capisci che la chat è veramente soltanto una chat, cioè un parlare vuoto. Per quanto mi riguarda non ho neanche Facebook. Lo trovo faticosissimo da seguire. Noi, tra l’altro, siamo abituati a una struttura sequenziale del testo, per cui io non so selezionare le informazioni, mi metto a leggere tutto! Ma quand’anche imparassi a selezionare, cosa seleziono? Il più delle volte il nulla. La mente si smarrisce davanti alla quantità di informazioni assolutamente risibili. Per me ogni momento della vita è diventato preziosissimo, perché è un tempo a esaurimento, quando lo dico in classe loro sorridono: "Professoressa, s ...[continua]
Esegui il login per visualizzare il testo completo.
Se sei un abbonato online, clicca qui accedere, oppure vai alla pagina Abbonamenti per acquistare l'abbonamento online.
Gli abbonati alla rivista hanno diritto all'abbonamento online gratuito!