Possiamo partire dal titolo, che fino a pochi anni fa sarebbe stato un pugno nello stomaco per tanti. Baget Bozzo, su questo problema è stato veramente un antesignano…
L’espressione “teologia dell’omosessualità” la usa un’unica volta, secondo la mia ricerca, ed è nel 1976, nel primo testo riguardante l’omosessualità che io ho rintracciato, in un tempo certamente precoce per la problematica nella Chiesa cattolica. Per misurare la sorprendente attualità dei testi di Baget Bozzo basta pensare che parole simili alle sue le dice ora Papa Bergoglio, e cioè più di quarant’anni dopo il momento in cui le aveva formulate lui. Quindi l’attualità è decisamente straordinaria. Vien da chiedersi come mai non sia stata colta. Nessuno, neanche tra i sostenitori dei diritti degli omosessuali, aveva mai utilizzato gli scritti di Baget Bozzo. Sono passati inosservati. Era oggetto di polemica su tanti argomenti, si discuteva delle sue posizioni politiche, ma questa posizione, più interessante di quelle politiche, che sono caduche, passeggere, non è mai stata presa sul serio. Ecco, col mio libretto volevo rimediare anche a questo.
Provo a citarti alcuni punti che mi hanno colpito. Una è la differenza fra omosessualità e sodomia. Mi sembra di capire che lui la distinzione la mantiene, o sbaglio?
Dunque, sì, la distinzione la mantiene, perché gli serve per argomentare, per sostenere che la concezione moderna dell’omosessualità come condizione nativa non può essere confusa con quella, antica, dell’omosessualità come gioco, lui dice come perversione, cioè quella del rapporto libertino degli uomini maschi con i ragazzi, invece che con le donne, che era l’omosessualità concepita dagli antichi. Secondo la concezione antica, l’omosessualità era una perversione del libertinaggio sessuale, che considerava lecito, prima di sposarsi, divertirsi con i ragazzi. Nell’antichità era ammessa, ma era un divertissement della gioventù. Per la cultura moderna, invece, l’omosessualità è riconosciuta come condizione nativa, naturale, quindi non contronatura ma ricevuta dalla nascita. Insomma, alcune persone nascono omosessuali.
Quindi, secondo Baget Bozzo, la Chiesa deve rapportarsi a questa novità culturale, non deve mantenere la condanna della sodomia perché questa derivava da un’incomprensione del problema omosessuale.
A questo proposito è curioso l’equivoco sulla parola sodomia, consolidatosi nei millenni...
Sì, gli abitanti maschi di Sodoma che inondati di fuoco dal cielo vengono distrutti per punizione divina, volevano approfittare sessualmente degli ospiti di Lot, del patriarca Lot, che aveva ricevuto in casa degli ospiti uomini, dei giovani uomini.
Gli abitanti di Sodoma vogliono giacere, unirsi carnalmente, insomma, stuprare questi ragazzi ospiti di Lot. Così la vendetta divina fu interpretata come la punizione dei sodomiti, degli abitanti di Sodoma, per il loro desiderio di unione omosessuale. Invece, nella scrittura, nel testo, nella interpretazione critica del brano, la punizione divina cade sugli abitanti di Sodoma perché non rispettano il principio sacro dell’ospitalità. Questo è il motivo per cui vengono arsi nel fuoco e, di conseguenza, se quella non era la punizione del desiderio carnale, vuol dire che in questo brano della scrittura non c’è la condanna della omosessualità.
Molto bello questo equivoco. Continuo a citare punti che mi hanno particolarmente colpito. A un dato momento lui dice, se ho capito, che, per via del divieto della contraccezione, la confessione va in crisi. Tu, confessore, sei costretto a dire: “Pentiti, ma continua”, cosa abbastanza assurda e che tuttavia non vale per gli omosessuali...
Proprio così. In questo brano si riferisce al fatto che per la Chiesa cattolica, secondo la dottrina ufficiale -in quegli anni in cui scrive, il riferimento è alla “Humana ...[continua]
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