Fabrizio Tonello è docente di Scienza politica all’Università di Padova. Il libro di cui si parla è Il lungo viaggio di Cip e Tigre, un albo illustrato sul fenomeno delle migrazioni, ispirato alle vicende della cosiddetta “rotta balcanica” percorsa dai migranti.

Raccontaci del progetto di questo libro...
Questo libro nasce con due obiettivi: portare l’attenzione sulla tragedia della rotta balcanica dei migranti: come è nata questa cosiddetta rotta, chi ci va e per quale motivo, come riescono oppure non riescono ad arrivare in Europa, dove vogliono andare ecc.
Naturalmente questa è la prima questione su cui come Associazione Famiglie Accoglienti abbiamo cercato di riflettere. Ci sono in realtà molte associazioni che lavorano soprattutto nei posti di frontiera; per esempio, a Trieste c’è Linea d’ombra, un’associazione molto meritoria, creata già alcuni anni fa da una coppia di triestini  indignati per il blocco delle frontiere e per il comportamento del governo italiano nei confronti dei migranti che cercavano di entrare da lì. Ma a Ventimiglia, come a Susa o a Como, ci sono altre associazioni che fanno lo stesso lavoro per limitare la disumanità delle politiche europee e italiane nei confronti dei migranti.
L’altro tema è che occorre parlare di questo anche e soprattutto ai ragazzi e ai bambini. Questo è un libro molto semplice, che è stato possibile realizzare perché Aurelia Higuet, una illustratrice belga molto brava, ha vissuto a Bologna per un paio di anni lavorando con Cantieri Meticci, una compagnia teatrale che svolge un lavoro di tipo artistico sul tema delle migrazioni e dei nuovi italiani in Italia, e perché Carthusia, casa editrice di Milano con una tradizione ormai decennale di lavoro sui libri per bambini di alta qualità, libri innovativi che affrontano temi insoliti, in un formato insolito, ha immediatamente accettato il progetto ritenendolo utile e necessario.  
Il punto di partenza sulla questione dei migranti che cercano di arrivare via terra in Italia è naturalmente il fatto nel 2011 le primavere arabe hanno sostanzialmente dissolto lo Stato libico. In Tunisia e in Egitto hanno avuto successo: durevole nel caso della Tunisia, effimero nel caso dell’Egitto perché come sappiamo dopo la partenza di Mubarak, dovuta alla mobilitazione immensa di Piazza Tahrir, ci sono state le elezioni, vinte dalla Fratellanza musulmana, ma dopo soli due anni un colpo di stato militare ha insediato al potere il generale Abdel Fattah al-Sisi.  Le primavere arabe hanno avuto anche un’altra conseguenza e cioè la guerra civile in Siria, diventata immediatamente punto di interesse e scontro di potenze esterne, in particolare Turchia, Stati Uniti e  Russia. A distanza di dieci anni la Siria è un paese in guerra, con un territorio a macchia di leopardo diviso tra il governo di Aleppo e vari clan e organizzazioni di ribelli di differente obbedienza. E naturalmente dieci anni di guerra che conseguenza portano? Che le persone cercano di scappare via e vanno nel posto più vicino e cioè la Turchia che ha un lunghissimo confine con la Siria. Dalla Turchia poi cercano di arrivare in Europa.
Mentre gli africani hanno come punto di partenza naturale verso l’Europa la Libia, la Tunisia, l’isola di Lampedusa, che è a portata di mano, i siriani e gli iracheni hanno un più facile accesso alla Turchia. La Turchia poi  ha scoperto che i migranti rappresentano un affare d’oro e poiché la politica europea non è solo miope ma decisamente criminale, già da alcuni anni, sulla spinta di governi o anche solo di forze politiche, di destra e di estrema destra, ha deciso di appaltare il controllo delle proprie frontiere all’esterno. Così, esattamente come nel Mediterraneo noi abbiamo creato la cosiddetta guardia costiera libica (in realtà un’organizzazione criminale che lucra sul salvataggio o sul non salvataggio dei migranti), allo stesso modo l’Unione europea ha negoziato alcuni anni fa la somma di tre miliardi di euro alla Turchia perché tenga i siriani e gli iracheni nei campi profughi e non li lasci uscire. Naturalmente siccome stiamo parlando di centinaia di migliaia di persone, nessun sistema poliziesco può controllare completamente una frontiera e quindi c’è un piccolo flusso di migranti che dalla Turchia passa in Grecia e dalla Grecia (per evitare di essere rispediti a casa dal governo che adesso è di destra) tentano di passare in Macedonia. Da lì in Bosnia, poi in Croazia o in Serbia. Siccome l’Ungheria, anch’essa m ...[continua]

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