La Consulta di Bioetica ha stilato una proposta di legge per le direttive anticipate. Ci può spiegare?
Le direttive anticipate sono una carta da compilare al fine di dare delle indicazioni, appunto in anticipo, sui trattamenti che il paziente vuole o non vuole gli vengano forniti qualora si trovasse nella situazione di non poter più esprimere la propria volontà. Preciso subito che su questo tipo di proposta noi arriviamo tardi sia per ragioni prettamente culturali che di cultura politica. Quella delle direttive anticipate, infatti, è unidea fondata sul principio di autodeterminazione, in particolare sul riconoscimento del diritto di autodeterminarsi anche quando non lo si possa più fare in concreto.
Considerando tutto ciò, è chiaro che questo tipo di proposta trova migliore accoglienza da parte delle culture anglosassoni che, a differenza della nostra in cui si tengono in gran conto gli aspetti solidaristici, sociali, hanno una maggiore propensione allindividualismo, quindi allautodeterminazione dei singoli.
In Italia arriviamo tardi, e con maggiori controversie, ad affrontare un problema che ormai si impone, se non altro per la sua rilevanza sociale, ed è un peccato, perché sono fermamente convinto che, se ci fosse uninformazione corretta, non travisata, non pasticciata, e poi si chiedesse alla popolazione di esprimersi su unidea di questo genere, solo una piccola minoranza si opporrebbe. Ma questo, penso, avverrebbe per gran parte dei controversi problemi bioetici che ci troviamo ad affrontare, a cominciare dalleutanasia o dal suicidio assistito.
In sostanza credo che, in Italia, il problema principale sia proprio lo scarto tra linteresse e la propensione della gente a capire i problemi e il modo con cui questi vengono proposti. Per ragioni che non occorre dire è chiaro che ci sono dei forti contrasti non soltanto sulle posizioni cui aderire, ma anche sul metodo per arrivare a discuterne. E il metodo che non è laico.
Allo stato attuale il soggetto che tipo di tutela ha in queste situazioni?
Intanto distinguiamo cosa intendiamo per tutela. In Italia il soggetto è tutelato benissimo (o malissimo, dipende sempre dai punti di vista), nel senso che sul soggetto incapace si esercita comunque una tutela, in applicazione del principio di beneficenza, e quindi il medico, se il soggetto è incapace, cerca comunque di fare quello che pensa sia il suo bene.
Io credo però che il principio di beneficenza non soltanto vada contemperato con il principio di autonomia, ma debba cedere il passo esso se entrano in collisione. Per cui occorre mettere a punto gli strumenti idonei affinché il principio di autonomia possa applicarsi nel modo più ampio anche quando le condizioni della persona sono tali da non consentirgli più di autodeterminarsi. Oggi, con limpressionante progresso che le tecnologie mediche hanno conosciuto negli ultimi decenni, si è determinata una situazione che prima era relativamente rara ed un soggetto può essere tenuto in stato dincoscienza per decenni, può sopravvivere per un tempo indeterminato, non esistendo più come persona, ma come puro fenomeno biologico.
Ecco allora che la questione dellautodeterminazione non è più semplicemente un problema di principio: subentra anche una dimensione quantitativa che aggiunge problema a problema, lo dilata, rendendolo quindi ancora più grave, con ricadute che violano anche il principio dequità nellallocazione delle risorse...
Insomma, qualcosa bisogna fare, anche se non è detto che allora si debba tutti e per forza disporre di sé tramite le direttive anticipate...
Le persone fanno quello che vogliono, ed io vorrei forzare il principio di autonomia a un punto tale che le persone possano sia autodeterminarsi che rifiutarsi di farlo, affidandosi totalmente al medico. Daltra parte un soggetto può anche non riuscire a prevedere una serie di situazioni per le quali dare della direttive, non aver voglia di darle, o non essere certo di averle date tutte, ed in questo caso può benissimo delegare, anche totalmente, il suo diritto allautodeterminazione a qualcun altro, cioè a un fiduciario (che nella gran parte dei casi sarà ovviamente una persona che il soggetto conosce bene e di cui di fida), confidando che saprà interpretare quello che sarebbe stato il suo desiderio. Ci sono quindi più possibilità di autodeterminarsi ...[continua]
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