Edith Bruck è nata in Ungheria, da una famiglia di ebrei. Sopravvissuta alla deportazione, si è stabilita a Roma dal 1954. Sull’esperienza nei campi ha scritto, fra gli altri, Chi ti ama così e Lettere alla madre. Di recente è uscito Nuda proprietà.

Come vedo le cose oggi? Oggi è il figlio di ieri, il figlio bastardo di ieri, non si può partire dall’oggi senza considerare ciò che c’è stato e ciò che ci sarà, il domani sarà il figlio dell’oggi, il tempo umano è un unicum.
Da bambina vivevo in un piccolo villaggio al confine fra l’Ucraina e la Slovacchia, e quel clima, all’inizio solo fascista, quasi bonariamente di destra, dove tutti sembravano buoni, lo vidi mutare. La gente cominciava a essere diversa e non se ne accorgeva, il clima attorno stava cambiando e le circostanze trasformavano l’esterno e l’interno delle persone, e all’inizio, anche senza bisogno di leggi particolari, cominciava a passare, a diventar normale, il potere sul più debole, sulla minoranza, sul diverso, su quello che non corrispondeva al modello politico del momento... Non c’è niente di peggio di una situazione in cui persone non coscienti del clima politico del momento ricevono questa specie di ordine occulto che le autorizza a fare quello che vogliono. Credo che questi cambiamenti repentini accadano quando una nazione, una collettività, perde la propria identità, quando, in qualche maniera, entra in crisi. Il potere, poi, ha sempre interesse a mantenere nella totale ignoranza le persone, perché altrimenti non potrebbe giocare sulla loro pelle... Nel piccolissimo paese dove abitavo il potere era in mano al maestro di scuola, al farmacista, al prete, erano loro i padroni assoluti delle anime insieme ai grandi proprietari terrieri, perché la gente viveva nella povertà più assoluta. E quando durante il fascismo hanno visto che qualsiasi ebreo, indipendentemente dalla classe sociale cui apparteneva, poteva essere trattato nel peggiore dei modi, ugualmente odiato, ugualmente disprezzato, non è parso loro vero, attraverso questa cosa, di affermare una forza che non avevano, assumendo come una specie di falsa identità. E quando a una persona priva di convinzioni, gli si appiccica un’identità dall’esterno, di lì a poco le si inventerà un nemico e il gioco è fatto. Io ero sbalordita dal fatto che la mia amica migliore, la mia compagna di scuola, era diventata improvvisamente una nemica senza che sapesse perché. Aveva ricevuto dall’alto il suggerimento che lei, all’improvviso, era entrata in possesso di un potere illimitato nei miei confronti e nei confronti di altre persone.
Ecco, credo che questo ieri mi abbia accompagnato tutta la vita e purtroppo penso che questo gioco esista ancora. Se vivessimo in una società cosciente dei propri diritti e dei propri doveri e sapessimo veramente cos’è la democrazia, queste cose non succederebbero, ma purtroppo ci saranno sempre coloro che speculano sulla gente innocente.
E bada bene che non c’è il tipico fascista, non c’è il tipico nazista, tutte le persone sono perfettamente normali fino al giorno prima, non hanno alcun segno di riconoscimento. Quando sono tornata in Germania, dopo aver scritto Lettera alla madre, nel campo di Dachau, che oggi è un museo, mi è rimasto impresso un ometto col suo berrettino da custode, la sua bicicletta, che andava e veniva per aprire e chiudere il museo, e sono inorridita all’idea che poi quell’ometto tornasse a casa, mangiasse tranquillamente, dopo aver custodito quel museo come un qualsiasi museo...
Il vero problema è che le persone perfettamente normali partecipano, se le circostanze lo permettono, alle cose più mostruose. E questo può succedere al tuo vicino di casa, ieri, oggi e domani. Non possiamo dire che il male si riconosce, che uno ha una faccia da mafioso, mafioso può essere quello che ti saluta o quello che abita sopra.
Questa è una tragedia che è successa ieri, che esiste ancora oggi, che succederà anche domani. Come tutte le persone minimamente coscienti di quanto era accaduto credevo che dopo il fascismo e il nazismo ci sarebbe stata una svolta storica, un insegnamento all’Occidente una volta per sempre, invece non è servito a niente o a molto poco. Oggi siamo arrivati non solo alla rimozione del passato, alla mistificazione del passato, siamo alla negazione del passato. Ma se l’umanità non impara dai propri errori è una tragedia perché l’accaduto accadrà, come diceva Primo Levi. L’accaduto accade ogni giorno, non possiamo pensare che Aus ...[continua]

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