Come hai cominciato ad occuparti dell’educazione cooperativa a scuola?
La prima volta che mi è capitato di partecipare a un’esperienza di cooperativa è stato 5 o 6 anni fa nella scuola media di Folgaria, dove lavoravo prima. Io non ne sapevo niente, è arrivato il preside e l’ha praticamente imposto dall’alto, ma nonostante l’approccio un po’ brutale, per me è stata una delle esperienze più significative da quando insegno. Ad essere sincera, non so come l’idea della cooperativa sia entrata nella scuola. L’esperimento della cooperativa si è subito rivelato valido e utile perché permette di svolgere delle attività, incamerando dei soldi da investire in iniziative altrimenti non realizzabili.
E’ per questo che, una volta entrata nella scuola media di Brentonico, con la collega che si è traferita assieme a me abbiamo cercato di insistere perché la si riproponesse. E’ un tipo di attività che presenta delle valenze didattiche importantissime, in quanto coinvolge gli alunni su “compiti di realtà”, come vengono definiti, nel senso che loro vengono chiamati a fare delle cose in funzione di un obiettivo ben preciso, che di solito è di solidarietà. Spesso con i soldi raccolti attraverso le iniziative che vengono fatte con la cooperativa magari ci si offre la cena alla fine dell’anno, oppure si integrano le somme versate dagli alunni in difficoltà per andare in gita scolastica. Evidentemente lo scopo principale resta quello di intervenire in realtà di difficoltà. Qui abbiamo iniziato con la cosa forse più semplice e immediata, cioè un mercatino di oggetti realizzati dagli alunni. A questa iniziativa hanno partecipato con il proprio lavoro anche gli alunni delle scuole elementari, e ne è uscita una cosa abbastanza consistente. In generale, c’è stata una buona partecipazione, addirittura ottima da parte delle famiglie. In un solo pomeriggio, dalle quattro e mezza alle sette circa, abbiamo realizzato 4 milioni e mezzo.
I soldi sono stati destinati all’Umbria, nell’ambito di un progetto in cui le varie province hanno individuato ognuna una zona a cui portare aiuto. Avremo modo di vedere solo in seguito se entrare in progetti di così ampie dimensioni sia opportuno o meno. Comunque, questa volta l’abbiamo fatto.
In previsione abbiamo un’altra iniziativa per il 21 marzo, nell’ambito della giornata internazionale contro tutti i razzismi. Il mercatino questa volta dovrebbe richiedere meno lavoro, perché venderemo gli oggetti fatti dai ragazzi della comunità di Korogocho di padre Alex Zanotelli, noi l’abbiamo fatto già l’anno scorso con la mia classe, ed è riuscito molto bene.
I ragazzi si lasciano coinvolgere in queste attività?
Decisamente, c’è una partecipazione che in altre attività difficilmente si riscontra. Si sentono protagonisti, perché la cooperativa è una cosa seria, nel senso che viene organizzata e strutturata come una vera e propria cooperativa, anche burocraticamente. E’ stato fatto l’atto costitutivo in presenza del direttore della Cassa Rurale, e adesso si segue uno statuto, si eleggono degli organi rappresentativi, c’è il consiglio di amministrazione, c’è il Presidente della cooperativa. Però si tratta sempre di alunni, anche se ovviamente c’è un’insegnante che fa da tutore. C’è un’assemblea dei soci con compiti e possibilità decisionali. Quindi dal punto di vista dell’organizzazione si seguono esattamente gli stessi criteri con cui è organizzata qualsiasi altra cooperativa.
C’è uno specifico protocollo d’intesa tra il Ministero della Pubblica Istruzione e la Confcooperative per avviare in tutte le regioni d’Italia iniziative di questo tipo. Pare che alcune regioni si siano particolarmente distinte in questa attività.
Un altro fattore determinante per la riuscita dell’impresa è la presenza di un team di persone della federazione delle cooperative, che tengono i contatti con la scuola per consigli di tipo pratico sul modo di gestire e portare avanti la cooperativa, su come tenere il libro dei soci, su come fare le domande di ammissione. Non è che andiamo allo sbaraglio. Esiste anche una “Guida all’educazione cooperativa della scuola” finanziata dalla Regione, dalla sovrintendenza e dalle federazione trentina delle cooperative. Il primo suggerimento è di dare la giusta importanza al fatto che i ruoli che i ragazzi ricoprono non sono fittizi, ma assolutamente reali.
Un altr ...[continua]
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