Perché? Perché è peggio di una catena di montaggio. Cominci alla mattina, prepari il caffelatte, poi dopo loro vanno via, ci sono i letti da fare, c’è da spolverare, pensare a cosa devi far da mangiare, anche per cercare di contenere le spese, certo se hai molti soldi vai in rosticceria e fai anche presto... E poi c’è da lavare, da stirare e la mattina dopo da ricominciare e non cambia mai niente, perché i letti sono sempre quelli, i pavimenti sono sempre quelli, è tutta lì la casalinga... E così ho passato tutti questi anni uno dietro l’altro. Delle volte ci penso. Delle volte alla mattina mi chiedo: "cosa faccio oggi da mangiare?" Ma poi penso che per trentasette anni ho sempre detto le stesse cose, alla fine sono riuscita sempre a imbastirla, all’ultimo minuto mi viene l’ispirazione... ci sono dei giorni però che sono negata, non tutti i giorni sono precisi. Delle volte tiro fuori dei bei pranzettini, poi loro vengono e in dieci minuti si mangiano tutto. Nessuno che si sia mai chiesto: "E’ buono, quanto ci hai messo?". Mai. Se fa schifo lo dicono, quando è buono no. Un po’ di gratificazione ci vorrebbe ogni tanto. Ho due maschi, mio marito e mio figlio, e quando c’è il gruppetto c’è sempre lo scontento. Io credo che lo facciano per farti diventare matta o che abbiano delle rabbie dentro e si sfoghino così, non so, ma non c’è una volta che il mangiare vada bene a tutti e due: uno vuole la pasta comperata, l’altro fatta in casa, uno la vuole col burro l’altro col ragù, se uno dice che è buona l’altro dice che è cattiva. Che ci sia qualcuno che si alzi se c’è da prendere una forchetta.
Questa è la vita della casalinga. Voi la scambiereste la vostra con la vita della casalinga? Dei momenti mi viene la tentazione di prender su e andar via e vorrei vedere quando non trovano niente da mangiare se si accorgono cosa vuol dire. Sa quante volte l’ho pensato? E non è detto che non lo faccia, che un giorno non prenda su e me ne vada da mia madre.
Adesso sono cambiate tante cose... Già io rispetto a mia madre ho sentito la ribellione e forse inconsciamente l’ho inculcata a mia figlia, perché vedo che lei come casalinga è addirittura peggio di me. Ora mi sento un po’ femminista. Io sognavo di andare a fare un corso di infermiera, avevo già fatto tutti i documenti, ho lasciato andare per mio marito e questo è il mio rimpianto più grande. Il cambiamento lo vedo nell’indipendenza economica della donna. Lo vedo io stessa da quando sono stipendiata. Fra l’altro il contratto d’affitto della casa è intestato a me perchè fa parte dello stipendio del custode, lo stipendio è buono e così ho cominciato ad alzare la voce anch’io. Con l’indipendenza economica cambia la musica. Puoi dire: "se non ti va bene io mi mantengo anche da sola". E gliel’ho detto anch’io: "Senti, la casa è intestata a me, i soldi per mantenermi ce li ho, se non ti va bene quella è la porta, va dalla tua mamma". E lui: "Elza poc la vuchela", come dicevano i nostri vecchi. E invece alzo proprio la vocale. Però l’indipendenza economica vuol dire moltissimo. Certo che se una donna si può permettere la donna di servizio, allora si può dire che è una casalinga di lusso e la sua vita non è messa male, ma se è una disgraziata che va in fabbrica e poi deve fare anche in casa, allora si fa una buona schiena la poveretta, non ha conquistato niente, ci ha rimesso il 50% della vita e invece di andare a letto a una certa ora, va a letto a mezzanotte. E anche se, a forza di urlare, sono arrivate anche a farsi sentire e qualcosa i mariti fanno, non penso che le donne che lavorano vengano aiutate più di tanto in casa, penso che per loro resti molto dura. In realtà se la situazione è veramente migliorata è grazie soprattutto all’avvento della lavatrice. Quella sì che è stata una grande conquista. Visto che mio marito non me la comprava, lo fece mio padre, nel ’65, quando andò in pensione. Dal ’54 al ’65 avevo lavato nel cortile, nella mastella, anche d’inverno, tirando su l’acqua dal pozz ...[continua]
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