In Francia, con la crisi del modello universalista sta prendendo piede una nuova mescolanza di universalismo e comunitarismo…
Credo sia una tendenza generale in Europa. L’universalismo si fonda sulla separazione tra la sfera pubblica e quella privata. E tuttavia oggi, e non solo in Francia, questo è messo in discussione; non solo dai musulmani, ma anche dalle donne, dagli omosessuali, da tutti quelli che hanno delle caratteristiche particolari, anche dai malati di Aids, o di altre patologie; ciascuno pensa che il suo problema particolare abbia qualcosa a che fare con la sfera pubblica; e questo va ad intaccare questa sorta di supremazia del pubblico quale spazio completamente separato dal privato.
Questo è interessante perché, per esempio, quelli che soffrivano per qualche malattia nel XIX secolo o nella prima parte del XX secolo non avrebbero mai osato porre tale questione pubblicamente. Oggi lo fanno. Allo stesso modo si comportano gli omosessuali, e prima non l’avrebbero mai fatto, anche perché l’omosessualità era penalmente perseguibile.
Allora, in diverse sfere della vita pubblica, assistiamo al prevalere di visioni particolaristiche con l’aspirazione, da parte dei soggetti in questione, all’essere riconosciuti nella dimensione pubblica come un individuo o come un gruppo.
Mi sembra sia questa la tendenza, in Francia come in altre parti d’Europa.
Il fatto è che il modello francese si oppone a questa tendenza più di quanto non succeda altrove.
Come gioca il rapporto tra l’appartenenza a un gruppo e a una comunità?
L’appartenenza a un gruppo non comporta automaticamente quella a una comunità. E tuttavia ci sono spesso aspetti comunitari nelle aspirazioni di cittadinanza di questi gruppi. Voglio dire, ci sono omosessuali che vorrebbero essere riconosciuti in quanto individui “omosessuali più cittadini”, ma ci sono anche tendenze espressamente comunitarie all’interno di questi gruppi omosessuali. La stessa cosa vale per le donne: non ogni donna che è per la parità appartiene a una comunità, e tuttavia anche in questo movimento ci sono settori che difendono una visione comunitaria.
Sono quelle che vengono definite femministe “hard substantive” (essenzialiste pure); sono una minoranza all’interno del movimento delle donne, ma esistono.
All’interno dell’Islam credo si verifichi più o meno lo stesso fenomeno. Da questo punto di vista l’Islam segue le altre tendenze della vita moderna in Europa. Molti vorrebbero essere cittadini, ossia riconosciuti come individui sul piano civico, politico e poter praticare l’Islam in modo individuale. Ci sono poi gruppi che vorrebbero invece questa identità di gruppo, di comunità.
L’Islam non rappresenta un’eccezione a questo discorso; certo, ha le sue peculiarità. Ci sono poi altre minoranze che stanno emergendo, come i buddisti; vent’anni fa ce n’era qualche migliaio, oggi sono 600.000 e tra questi ci sono dei gruppi che hanno questa visione comunitaria. Di nuovo, non significa che ogni buddista sia un comunitario, ma anche tra loro ci sono gruppi radicali.
Questo come interagisce con l’universalismo?
Lo mette in crisi. Per esempio, tra i musulmani ci sono molti giovani che vorrebbero essere membri di una qualche “neo-comunità”. Questo rappresenta un problema, ma segnala anche il tentativo di costruire nuovi modi di vivere in Europa.
In particolare, poi, bisogna considerare che anche tra i neo-comunitari ci sono membri che entrano ed escono, che dopo qualche tempo smettono di esserlo, può durare sei mesi, due anni... Per esempio, ragazzi praticanti un Islam molto rigido a volte magari si innamorano di una ragazza non musulmana e allora cambiano. Una ragazza che vestiva il velo, molto religiosa, una vera integralista, dopo sei mesi, un anno, l’ho vista con la minigonna…
Si tratta di esperimenti che avvengono nel corso della vita proprio sul piano della quotidianità. Infatti, per molti aspetti, i disagi che trovano espressione in questa simpatia per il neo-comunitarismo si risolvono poi nelle micro-relazioni degli individui con il loro ambiente.
Certo, ci sono anche i radicali, ma sono minoranze. Per esempio, in “Foi et Pratique” ci sono all’incirca 550.000 simpatizzanti, ma l’hardcore saranno 6000. Lo stesso vale per molti altri ambiti; ci sono circa 300 sette in Francia, alcune sono pericolose, ...[continua]
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