Elmina. L’orfanotrofio è organizzato in sette "famiglie", ossia in sette gruppi di ragazzi di età diverse che vivono assieme. All’interno dell’edificio, infatti, lo spazio è strutturato in moduli autonomi. Nella mia famiglia siamo in 18; il più grande ha la funzione di "presidente", ossia di organizzare le attività nella famiglia, il lavoro. E poi ci sono due educatori che ci seguono. Tutti noi ogni giorno abbiamo degli obblighi, intanto tenere in ordine lo spazio dove viviamo. E poi dobbiamo tutti prenderci cura dei piccoli. Il membro più piccolo della mia famiglia ha due anni, il più grande venti. Io ne ho venti, sono la più vecchia e quindi faccio la presidente.
Di solito, prima di andare a scuola (faccio il turno di mezzo) studio. Al ritorno, siccome le lezioni finiscono alle 19, mi riposo un po’, guardo qualche serial in tv e poi studio di nuovo. Abbiamo i computer però senza internet.
Edin. Io mi alzo molto presto, alle 6 del mattino, perché faccio il primo turno a scuola. Faccio colazione e poi si parte. Alla fine delle lezioni ritorniamo in orfanotrofio, a meno che non ci sia bisogno di comprare qualcosa allora ci si può fermare fuori. Dopo pranzo, abbiamo sempre delle attività, degli obblighi, in orfanotrofio, tra cui lo studio e poi, come diceva Elmina, noi più grandi ci occupiamo dei bambini più piccoli. Nella nostra famiglia siamo in 17 e abbiamo un solo educatore. Il membro più piccolo ha 2 anni, il più grande 24. I rapporti tra di noi sono buoni, direi che grossi problemi non ce ne sono, in genere riusciamo a metterci d’accordo su tutto. Se poi succede qualcosa che non riusciamo a risolvere da soli chiamiamo in aiuto l’educatore.
Mirela. Il rapporto tra gli educatori e i ragazzi è abbastanza stretto. Del resto, loro sono qui per aiutarci e noi sappiamo che ogniqualvolta abbiamo bisogno possiamo rivolgerci a loro. Io mi occupo abbastanza dei bambini più piccoli, poi mi piace molto scrivere poesie. Mi piace leggere i libri. La maggior parte del tempo la trascorriamo nell’orfanotrofio, ci occupiamo della famiglia e delle faccende domestiche; qualche volta guardiamo la tv, ogni tanto usciamo, io poi ho l’inglese, la pallavolo.
Edin. Sì, tutti vorremmo continuare a studiare, anche se nessuno di noi sa se riusciremo a realizzare questo desiderio, se si avvererà; il desiderio è una cosa, le possibilità un’altra. Io avrei voluto finire il ginnasio musulmano. Ma durante la guerra ho avuto una pausa dalla scuola abbastanza lunga. E alla fine, quando è stato il momento, c’erano molti altri ragazzi per cui non sono riuscito a rientrare. Questo è un desiderio che non sono riuscito a realizzare, comunque una volta finite le superiori mi piacerebbe iscrivermi a quell’istituto a un livello più alto. Solo che vorrebbe dire andare a Sarajevo…
Se invece riesco a iscrivermi a Lettere e Filosofia qui a Tuzla, potrei anche rimanere nell’orfanotrofio. Il fatto è che ci sono molte domande di iscrizione a Filosofia, quindi non sono sicuro di riuscirci. E’ questo il problema.
Oltre al fatto che mi trovo ancora in uno stato di sospensione, non so che cosa fare, quale decisione prendere. Non sono ancora arrivato a una scelta conclusiva, definitiva. Non so ancora se andare a Sarajevo o rimanere qui. Sono molto indeciso.
Elmina. Tutti noi ogni tanto abbiamo dei momenti di crisi. Io quando ho dei problemi preferisco rivolgermi al mio educatore, mi piace discuterne con lui; non mi piace rimuovere il problema, ma parlarne e cercare di uscirne, e lui mi consola oltre ad aiutarmi. Sapete, vivere qui non è semplice. Tutti noi stiamo bene fino a che stiamo nell’orfanotrofio. Il problema si pone quando dobbiamo uscire, e tutti noi prima o poi lo dovremo fare. La domanda è: cosa fare poi, una volta che dovremo abbandonare l’orfanotrofio? E’ un problema a cui sto pensando già ora; è un problema di tutti.
Mirela. Io comunque non ho mai pensato di andarmene. Io sono per rimanere qui.
Elmina. Io ho molti parenti a Tuzla, però non ho alcun beneficio ...[continua]
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