Per un certo tempo, nel periodo seguente il cambio al governo di Serbia e Yugoslavia, i nuovi leader non sono stati disturbati dal Tribunale dell’Aja. La comunità internazionale si è mostrata comprensiva con la spiegazione avanzata, ossia che il Tribunale dell’Aja non poteva essere una priorità nell’immediato, nel senso che non c’era dubbio che la reintegrazione del paese nella comunità internazionale, la riammissione alle Nazioni Unite e nell’Osce avevano la precedenza. E tuttavia, una volta che questo è avvenuto, è riemersa la questione dell’adeguamento della Yugoslavia rispetto ai suoi obblighi.
A livello internazionale, il Tribunale dell’Aja è un obbligo che deve essere assolto, se le autorità di Serbia e Yugoslavia vogliono provare un loro effettivo impegno per un governo democratico, per il ripristino della legalità e la tutela dei diritti umani.
A livello nazionale, invece, viene percepito come una costrizione, una sorta precondizione per accedere agli aiuti economici e per entrare nelle varie organizzazioni intergovernative. Nessuno dei leader di Serbia, Montenegro e Yugoslavia ha infatti ancora detto alla nazione perché il Tribunale dell’Aja sia così importante, né ha spiegato perché le autorità precedenti non hanno voluto la condanna dei leader di Serbia e Yugoslavia, perché Milosevic è stato consegnato al Tribunale dell’Aja.
L’apertura di fosse comuni
e la resa dell’ex presidente iugoslavo
In tali circostanze, la popolazione è rimasta molto colpita dall’ammissione del governo serbo dell’esistenza nel nostro paese di fosse comuni contenenti i resti di kosovari albanesi uccisi durante l’intervento della Nato.
Per la prima volta la gente poteva verificare da sé le prove dei crimini commessi dalle forze serbe, e l’esistenza di quei convogli-frigo pieni di corpi di donne e bambini si è imposta come questione primaria. L’ammissione delle autorità che le fosse, scavate in luoghi a loro noti, contenevano i resti di circa 800 kosovari albanesi è suonata come un’accettazione delle proprie responsabilità.
In questa fase di svolta, poi, la consegna dell’ex presidente iugoslavo Slobodan Milosevic è sembrata confermare che il nuovo governo era pronto a operare una rottura chiara con la politica e le pratiche dei predecessori. Sfortunatamente, purtroppo, il tutto si è rivelato solo pragmatismo al lavoro. Il governo serbo ha comunicato alla popolazione che la consegna di Milosevic era un prerequisito per accedere ai fondi della Conferenza dei donatori e per il sostegno finanziario per il budget dello stato, il welfare, cosicché le fosse comuni sono di nuovo finite nello sfondo, dimenticate sia dalle autorità che dal pubblico.
La riesumazione è avvenuta dietro un muro di reticenze e dopo 8 mesi dal disseppellimento di 350 corpi di kosovari albanesi presso un campo di addestramento della polizia a Batajnica, appena fuori Belgrado, ancora non erano stati resi pubblici i risultati delle indagini. Nessuna domanda in seguito rispetto alle fosse comuni, all’identità delle persone i cui resti erano stati là sepolti, i loro nomi, come sono morti, chi ha dato gli ordini, chi li ha trasportati là, e chi ha occultato le prove.
Autorità e media solleciti
con il presidente incriminato
Con l’annuncio della data del processo, il Tribunale dell’Aja è tornato in prima linea. I membri del governo apertamente, come se si trattasse di un semplice accordo commerciale, hanno fatto sapere che la comunità internazionale, in particolare gli Usa, stavano facendo pressioni affinché si individuassero e consegnassero almeno altri tre o quattro accusati. Dopodiché gli altri potevano essere processati nei tribunali del nostro paese. Il premier ha allora pubblicamente citato Mladic e Karadjic e altri, che avrebbero dovuto consegnarsi volontariamente al Tribunale dell’Aja, così aiutando i serbi a liberarsi del peso della colpa collettiva. Ma anche lui ne ha parlato come si trattasse di qualche provvedimento tecnico, senza addentrarsi nell’essenza della cosa. Nemmeno lui poi, come pure gli altri politici, mostra alcuna intenzione di esprimere una qualche opinione rispetto alle pratiche del regime precedente, dalla Croazia al Kosovo.
Il Tribunale dell’Aja ha incriminato Milosevic e altri responsabili per un’ “impresa criminale congiunta”. Ebbene, invece di avviare un dibattito pubblico e portare davanti alla giustizia gli altri responsabili dei numerosi crimini commessi, le autori ...[continua]
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