Ma Yi, una giovane donna di 30 anni, siede tremante, la testa circonfusa da una nube di moscerini. Il corpo è scosso dai tremori dell’astinenza. “Voglio andare a casa. Quando mi lasciate andare a casa?” implora. Yue Chihua, guardia carceraria, dice che ci vorrà del tempo. “E’ una tossica, quindi una criminale e una vergogna per il paese” dice. Quando fra un paio di mesi Ma Yi uscirà di cella, sarà per recarsi al lavoro nei campi. E’ ciò che da queste parti chiamano riabilitazione. Con un po’ di fortuna uscirà di carcere fra sei mesi. Ma cosa l’aspetta oltre il muro della prigione? “Per prima cosa lascio Ruili. L’eroina costa troppo poco” dice.
Nella provincia dello Yunnan l’eroina si vende certo a poco prezzo. Nella città di Ruili, rannicchiato sotto alcuni scatoloni in Jiegang Street, un individuo riscalda l’eroina in un cucchiaio. Per i tossici di qui una banconota sgualcita da 5 renminbi (50 centesimi di euro) basta a garantire una dose e un paio d’ore di tranquillità, prima di soccombere nuovamente alla crisi d’astinenza. L’eroina nello Yunnan induce uno stato di estrema dipendenza: la sua purezza raggiunge infatti l’80%, tre volte più che in Europa.
“In Cina, l’80 % di tutti i sequestri di eroina avviene in questa provincia”. Dong Sheng, vice segretario generale del dipartimento antidroga provinciale, ne sa qualcosa: è attraverso lo Yunnan che l’eroina proveniente dal famigerato Triangolo d’Oro penetra in Cina. Il confine con la Birmania, paese in lizza con l’Afghanistan per il primato di maggior esportatore di droga, corre qualche centinaio di chilometri a sud di Kunming, capitale provinciale dello Yunnan. La quantità di eroina che attraversa la frontiera sino-birmana è in aumento. Durante lo scorso anno, la polizia dello Yunnan ha messo le mani su nove tonnellate di eroina e una tonnellata e mezza di oppio e morfina: una crescita del 10% rispetto all’anno precedente.
Dong ed i suoi colleghi combattono forze poderose. Nel 2003, il Triangolo d’Oro ha prodotto fra settanta ed ottanta tonnellate di eroina e quasi l’intera produzione, stima la polizia cinese, è stata introdotta illegalmente in Cina.
L’entità del problema droga è assai sentita. Liu Wusan, nuovo governatore della prefettura di Dehong, al confine con la Birmania, afferma che la lotta al narcotraffico è senza alcun dubbio l’aspetto più impellente del suo incarico. “L’eroina sta già intaccando la nostra società. Qui (nello Yunnan, Ndt) il nostro compito è anche quello di far tutto il possibile per evitare che le droghe si diffondano ulteriormente nell’interno del Paese”, afferma Liu. Il problema tuttavia non impensierisce solo la Cina. Dong Sheng ritiene che il 70-80% dell’eroina esca dai porti della costa orientale per essere introdotto in altri paesi.
Nella Repubblica Popolare Cinese, il mercato dell’eroina è esploso: ogni anno si registra un aumento dei tossicodipendenti pari al 5%. In base alle stime ufficiali il numero di eroinomani ha raggiunto il milione. Indubbiamente il numero effettivo deve essere più alto, in quanto le stime ufficiali comprendono solo i drogati registrati dalle autorità.
Disintossicarsi lavorando
La gravità e la portata del problema droga nello Yunnan ben si percepiscono nei carceri adibiti a centri di disintossicazione e recupero. Zhang Yuzu, commissario politico di un tal centro alla periferia di Kunming, si vanta di dirigere il maggiore fra i centri di questo tipo in Asia, se non addirittura nel mondo. Ci sono 97 carceri di disintossicazione e recupero nella provincia: nel centro diretto da Zhang la capacità massima è di 4500 detenuti e 7000 sono i drogati che transitano di qui ogni anno.
“La legge prevede che i tossicodipendenti debbano obbligatoriamente seguire un programma di disintossicazione e riabilitazione. Il mio compito è assicurare che ciò avvenga”, dice Zhang. Per il carcerato, il primo stadio è un programma di disintossicazione di due settimane. Seguono due mesi di sostegno psicologico associato all’insegnamento delle leggi cinesi in materia di droghe. Tuttavia, dato l’alto numero di tossicodipendenti e la scarsità di personale medico, risulta difficile immaginare che ogni prigioniero riceva adeguata attenzione. Già in questa fase iniziale i carcerati assaggiano l’attività principale di cui consistono i successivi sei mesi di recupero: il lavoro manuale.
Zhang Yuzu spiega che i prigionieri devono far fronte ai costi del proprio soggiorno. Poiché nella maggior ...[continua]
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