Non amo particolarmente le missioni di osservazione elettorale, quando posso le evito, ma questa volta non avevo scampo. Ero in partenza per Istanbul quando mi ha raggiunto il messaggio di Pietro Ducci, il responsabile del parlamento europeo che pianifica l’invio delle delegazioni degli eurodeputati laddove è necessario certificare la conformità del processo elettorale con gli standard internazionali. Mi chiedeva di sondare la disponibilità dello sloveno Igor Soltes ad assumere l’incarico di presidente della missione di osservazione per le elezioni in Moldavia. Nonostante faccia parte di un gruppo minore, quello verde e regionalista, l’amministrazione del parlamento riteneva che Igor fosse la persona più indicata a ricoprire questo ruolo per una consultazione che si preannunciava particolarmente incerta e delicata. In parole povere, si voleva evitare che la scelta cadesse ancora una volta su un deputato romeno che avrebbe potuto pregiudicare l’obiettività del verdetto. Nelle due precedenti occasioni, infatti, gli eurodeputati di Bucarest al vertice della delegazione europea avevano suscitato una vespaio di polemiche per la parzialità dei giudizi espressi entrando a gamba tesa nella contesa politica. Corsi e ricorsi storici non si possono certo trascurare quando si parla di Romania e Moldavia. In entrambi i paesi sono ancora forti le voci di coloro che invocano la riunificazione riportando indietro le lancette dell’orologio a prima del secondo conflitto mondiale; in entrambi i paesi c’è ancora chi vede la frontiera del 1945 come una cicatrice da rimuovere al più presto dalle cartine del vecchio continente.
Da qualche mese il governo di Chisinau ha accelerato il percorso di avvicinamento a Bruxelles. Intendiamoci bene, non si parla ancora di adesione, almeno non nelle istituzioni comunitarie, ma di graduale integrazione sia a livello economico che politico. Dall’aprile di quest’anno i cittadini moldavi possono circolare liberamente nello spazio Schengen senza bisogno del visto di ingresso. Lo scorso 27 giugno, inoltre, la Moldavia ha firmato con l’Unione un accordo di associazione che di fatto concede ai prodotti moldavi l’accesso senza alcuna restrizione al mercato unico europeo. Certo, non sono tutte rose e fiori, visto che l’arretrata economia del paese si appoggia in buona parte a una domanda interna drogata dalle rimesse della diaspora, che costituiscono all’incirca un quarto del prodotto interno lordo, e il settore agricolo rimane ancora di gran lunga quello più forte con più del 34% della forza lavoro occupata. Vino e tabacco sono le risorse principali della campagna moldava, che negli ultimi tempi sono state obbligate a trovare nuovi sbocchi commerciali dopo lo stop alle importazioni imposto dalla Russia. "O noi o l’Europa”, è stato il messaggio perentorio e diretto arrivato da Mosca, infastidita dalla presunta intrusione di Bruxelles in quello che ritiene tuttora il proprio giardino di casa, nonostante siano ormai trascorsi venticinque anni dalla caduta del muro di Berlino. E il governo moldavo ha scelto l’Europa, salvo poi dover fare i conti con una società profondamente spaccata fra chi guarda a oriente e vorrebbe mantenere i tradizionali legami profondi con l’ingombrante e scomodo vicino, e chi guarda a occidente e vorrebbe, invece, recidere finalmente un inutile e pericoloso cordone ombelicale. Più che una scelta politica, quindi, quella moldava si è trasformata in scelta geopolitica caricando le elezioni di un pesante fardello storico e culturale.

Sono talmente abituato al regime delle compagnie low-cost che ormai mi meraviglio se mi servono un pasto caldo a bordo.
Le linee moldave hanno ancora un volto umano, con il personale di crociera che manifesta verso il passeggero l’attenzione dei tempi andati. Niente lussi o comfort superflui; la Moldavia rimane pur sempre il paese più povero del vecchio continente, ma un mix di cortesia e affabilità compensano la sobrietà degli interni dell’apparecchio. Oxana, la mia vicina di posto, però si lamenta.
Torna a Chisinau per rivedere la figlia che giace in un letto di ospedale affetta da una malattia degenerativa. Ha bisogno di continua assistenza e di cure mediche che le vengono somministrate solo con laute mance in nero. "In Moldavia funziona tutto così -mi dice rassegnata- se non allunghi un extra non ottieni nemmeno quello che ti spetta di diritto”. Oxana lavora in una casa di riposo in provincia di Reggio Emilia. Per lei il sistema sa ...[continua]

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