­Cari amici,
siamo nel periodo dell’anno in cui vengono assegnati gli orti urbani. Solitamente la lista d’attesa per ottenerne uno è lunga, ma questi mosaici di piccoli appezzamenti per la coltivazione si trovano in ogni città, cittadina e paese. C’è gente che passa tutto il proprio tempo libero a coltivare fave e broccoli, ed è proprio nel suo orto urbano a Islington North che si dice Jeremy Corbyn ami passare le sue giornate. Volendo, potremmo quasi vedere questo passatempo tutto inglese come un Giardino dell’Eden comunitario. In genere gli orti si trovano  nelle periferie, nelle proprietà comunali nei pressi di ferrovie e strade trafficate o nascosti dietro le abitazioni. Richiedono un approccio collettivo e civile da parte di tutti i membri, come la condivisione di acqua e concime, e omogeneità nelle dimensioni. Non mancano neppure i comandamenti edenici: "Non rubare i fagioli di Spagna del tuo vicino”. Gli orti urbani sono parte dell’eredità della Seconda guerra mondiale, quando la gente veniva incoraggiata a coltivare cibo per il bene comune su qualsiasi appezzamento di terra libero. Tale attività era ieri svolta dalle classi operaie, per arrotondare stipendi scarsi e precari, mentre oggi sono gli stivaletti di gomma delle classi medie ad affondare fermamente nella terra. Si tratta di un’eco ravvivata -popolare e un tantino nostalgica- di tempi in cui cooperavamo gli uni con gli altri. Molti giovani sostenitori del partito laburista potrebbero considerare l’iniziativa un’idea tanto vecchia quanto nuova. È parte del terreno in cui è cresciuto Jeremy Corbyn, l’uomo che ha passato molto tempo a coltivare ai margini e che oggi sta dissodando i prati di Westminster.
Ritengo che nessuno dovrebbe sottovalutare il desiderio di speranza e le attrattive dell’onestà, eppure ciò non è sufficiente a spiegare la Corbynmania. La delusione e la sfiducia verso i politici, i partiti e i media appaiono oggi intense e diffuse. Ne abbiamo avuto tutti abbastanza di patacche cromate. Ma ecco che arriva Corbyn, che ha un non so che di nuovo pur non essendo cambiato ed essendo rimasto sempre nello stesso posto. Né predica idee nuove: le sue sono vecchie come il mondo. Tuttavia la gente ha un disperato bisogno di qualcosa di nuovo, e Corbyn sembra nuovo proprio perché in passato è rimasto nell’ombra. Ma neppure questo è sufficiente. Ho seguito i comizi di Yvette Cooper e Jeremy Corbyn per la dirigenza del partito. La campagna di Yvette è stata tenuta in un hotel scalcagnato di fronte alla stazione dei treni, e la sola cosa che mancava per riportarci tutti negli anni 80 era l’odore di cavoli bolliti. Nella sala riunioni si sono presentati con poco preavviso forse un sessanta-settanta sostenitori del partito laburista. Pacati, civili, moderati, con domande pertinenti, sono arrivati dopo il lavoro e prima di cena. È arrivata anche Yvette e ha fatto una figura dignitosa. È stato un evento pieno di competenza e serietà, con una spruzzatina di humour e la consapevolezza che la candidata al partito laburista è una professionista la cui passione giace appena sotto la superficie, allenata a non emergere, così da non essere scambiata per ingenuità.

Lo sciopero alla Burston School -commemorato ogni anno per celebrare il più lungo sciopero della storia britannica- fece scintille in un paesino come Burston. All’agitazione studentesca, avvenuta tra il 1914 e il 1939, seguì il licenziamento degli insegnanti Tom e Annie Higdon, puniti dalla direzione scolastica per essersi lamentati del freddo e dell’umidità della scuola. In seguito Tom Higdon vinse le elezioni comunali contro il neo arrivato rettore (rettore che ovviamente era appoggiato dal partito al governo; Tom Higdon, no). Gli Higdon furono licenziati, e gli scolari -appoggiati dai genitori- entrarono in sciopero. Venne allestita una scuola di ripiego e, malgrado le sanzioni per non aver mandato i figli alla vecchia scuola, perfino malgrado la perdita del lavoro e della casa, i ragazzi e le famiglie persistettero. Ogni anno i sindacati organizzano una commemorazione dello sciopero, e quest’anno, in una bella giornata di settembre con il vento caldo e il cielo blu, è venuto a parlare Jeremy Corbyn. La manifestazione, tenuta in un grosso campo del paese, ha fatto il tutto esaurito. Ancora prima di arrivare sul posto si avvertiva un forte senso di eccitazione, una crescente ondata di aspettative. Era impossibile farsi spazio tra la folla, tanti erano i presenti di ogni c ...[continua]

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