20 giugno 2013. Super-insegnanti
Nel Regno Unito, dove da un paio d’anni è partita la sperimentazione delle "free school”, scuole finanziate dallo Stato, ma autonome nella gestione, in queste settimane si torna a discutere della qualità dell’insegnamento. Gli ispettori dell’Ofsted, il corpo che monitora le scuole, denunciano il problema di bambini di fatto abbandonati dal sistema scolastico. Una questione oramai in via di superamento nelle grandi città, meno in quelle minori. Ecco allora la proposta di creare una squadra di "super-insegnanti” scelti a livello centrale da "paracadutare” nelle scuole maggiormente in difficoltà. In base alle rilevazioni nazionali, le scuole che meno riescono a seguire i ragazzini difficili si trovano nell’area costiera, nelle campagne e nelle regioni meno popolate. Pare inoltre che i bambini più poveri si trovino a essere peggio seguiti proprio nelle zone più ricche. A Londra esiste già il programma "Challenge”, in cui le scuole più efficaci si affiancano a quelle più in difficoltà. Tra le proposte c’è anche quella di estendere questa formula a tutte le scuole.
(guardian.uk.co)

21 giugno 2013. Sanità
Il presidente della Regione Lazio ha iniziato a mettere mano alla sanità, questa volta partendo dall’alto, dai primari, di cui si prevede un taglio del 40%. Attaccato per decisioni "imposte dall’alto”, il presidente del Lazio ha citato situazioni indifendibili, come quella dell’ospedale con 17 posti letto e 16 primari. Le 16 sigle sindacali dei medici però non ci stanno e annunciano battaglia.

22 giugno 2013. Morire di carcere
Francesco Smeragliuolo, 22 anni, arrestato il primo maggio scorso per una rapina, è morto nel carcere di Monza sabato 8 giugno.
Nel solo mese di giugno sono già 11 i detenuti morti: 4 per suicidio, 3 per malattia e 4 per cause "da accertare”. Da inizio anno i detenuti suicidi sono 27 e il totale dei decessi in carcere è di 85. (Ristretti orizzonti)

26 giugno 2013. Pronto soccorso
Sono le 8:05 di lunedì mattina quando il dottor Wilson risponde al telefono rosso, una linea dedicata, usata dal servizio ambulanze. Sta arrivando un’emergenza: "92enne, frattura al collo del femore sinistro”. Alle 8:26 la paziente arriva, tre ore dopo viene consegnata in mano ai chirurghi di ortopedia per essere operata immediatamente così da avere il massimo delle possibilità di tornare a camminare. A raccontare una giornata qualsiasi al pronto soccorso di Bredford è Denis Campbell, giornalista del "Guardian”. Dei 403 pazienti visti quel giorno, 106 hanno meno di 18 anni, 32 più di 77.
Anche nel Regno Unito i pronto soccorso sono in crisi. I rappresentanti dei medici parlano di "zone di guerra”, la commissione del Sistema sanitario nazionale parla di un servizio "fuori controllo”.
Una delle ragioni del sovraffollamento è l’afflusso di pazienti che non dovrebbero essere lì. Wilson racconta di una donna arrivata in ambulanza per fare un test di gravidanza o di giovani con problemi di infezione alle unghie finte.
Il dottor Wilson ha notato anche un cambiamento generazionale: pare che i giovani si precipitino per qualsiasi cosa, c’è un’aspettativa di salute H24, sette giorni su sette; vanno al pronto soccorso come vanno al McDonald’s a mezzanotte se gli viene fame; mentre giusto qualche giorno fa si è presentato un ultrasettantenne per una frattura già vecchia di tre mesi. Alla domanda sul perché avesse aspettato tanto ha risposto che sperava migliorasse.
Il pronto soccorso di Bradford ha visto aumentare i pazienti del 19%, in linea con l’andamento nazionale. Paradossalmente questo sarebbe un effetto dell’obiettivo "quattro ore”. Fino al 2004 le persone trascorrevano ore e ore al pronto soccorso e questo, in qualche modo, faceva da filtro. Oggi molti vanno al pronto soccorso per non aspettare di avere un appuntamento dal medico di base. Un 3% è costituito da tossicodipendenti e alcolizzati, spesso homeless, che portano via parecchio tempo ed energie perché presentano situazioni complicate. Poi c’è il problema degli anziani. Se in passato l’età era discriminante, oggi un 85enne con un infarto viene spedito a Leeds per un’angioplastica. Una buona cosa, ma estremamente dispendiosa e sicuramente non sostenibile.
Comunque, dei 403 pazienti di lunedì, 398 sono stati "trattati” entro le quattro ore. Nell’ora di punta c’erano 70 persone.(guardian.co.uk)

27 giugno 2013. La primavera delle facciate di Algeri

Ad Algeri le notti si stanno rianimando. In poche settimane alcuni locali, tutti dotati di wi-fi, hanno cambiato look e così le facciate dei palazzi, molte delle quali rinnovate. Le strade si sono riempite di gente per varie iniziative. Pare che la spinta venga dall’alto. Lo scorso 4 giugno, il primo ministro Abdelmalek Sellal, visitando Batna, ha sentenziato: "I giovani hanno bisogno di vivere, non possiamo mandarli a dormire dopo la preghiera della sera”. Da quando il presidente Bouteflika è stato ricoverato a Parigi dopo un ictus, le autorità, nel timore che il periodo di incertezza scateni strane idee, specie alla vigilia del Ramadan, moltiplicano i gesti di apertura verso i giovani. Ecco allora la sollecitazione ai vari esercizi a stare aperti fino a tardi. Addirittura un locale che ha ritirato tavoli e sedie prima di mezzanotte è stato richiamato all’ordine.
Gli "anni bui” della guerra civile sembrano lontani. Ai primi di giugno ha aperto "L’escalier des artistes”, un caffè-teatro che ospita musicisti, cantanti, comici… Il proprietario, Samir Ouaar, 37 anni, dopo aver lavorato in una banca in Belgio, dove si era trasferito a 18 anni, ha aperto il locale assieme a Lydia Boudjema, anche lei emigrata di ritorno. Quando sono andati a chiedere l’autorizzazione al sindaco, mai avrebbero pensato di ottenerla in meno di dieci minuti. L’unico vincolo, come per tutti gli altri caffè, è il bando dell’alcol. Contemporaneamente stanno riaprendo i cinema e i negozi si stanno tutti rifacendo la facciata. Una primavera per ora solo estetica, che ha relegato le antenne paraboliche sui tetti e fatto sparire dal centro il commercio informale.
L’inviata di "Le Monde”, Isabelle Mandraud, racconta che più di qualcuno si chiede quanto durerà. A ricordare che, se di primavera si tratta, è solo di facciata, ci sono infatti le onnipresenti (e pure aumentate) forze di sicurezza e lo sparuto gruppo di manifestanti all’insegna dello slogan "Val-de-Grâce pour tous”. Val-de-Grâce è l’ospedale parigino dove è stato tempestivamente ricoverato Bouteflika. Mentre in Algeria i malati di cancro ad oggi devono aspettare circa tre mesi prima di essere sottoposti a una qualche terapia. Il gruppetto comunque viene subito disperso. Le manifestazioni restano proibite.
(lemonde.fr)

28 giugno 2013. Hamas e l’idolo arabo
Martedì, Mohammed Assaf, giovane cantante palestinese, residente nel campo profughi di Khan Yunis, nella Striscia di Gaza, salito agli onori della cronaca per aver vinto "the arab idol”, il talent show che spopola nel mondo arabo, è tornato a casa. Ad accoglierlo, oltre alle migliaia di fan, c’era Mahmoud Abbas, il leader di Fatah, pronto ad abbracciarlo. Hamas, che dal 2006 ha assunto il controllo sulla Striscia, ha mandato invece una rappresentanza sotto tono. Non ha mai fatto mistero della sua disapprovazione per questo programma, per il tipo di canzoni, per le cantanti non velate e in generale lo stile occidentale. Le autorità di Hamas hanno addirittura impedito ai fan di installare un maxischermo sulla piazza principale, così i gazani si sono adeguati a seguire lo show a casa e nei caffè. AlAqsa TV, la stazione di Hamas, ha ignorato l’intera competizione. Da tempo Hamas ha messo in atto una campagna di moralizzazione che proibisce alle donne di fumare il narghilè e alle coppie non sposate di passeggiare in spiaggia, per esempio. Comunque, quando lo scorso sabato hanno proclamato vincitore un palestinese, figlio di profughi e a sua volta profugo, a Gaza, nel West Bank e a Gerusalemme Est sono esplose le celebrazioni. (nytimes.com)

3 luglio 2013. "Gli ebrei non possono usare il telefono”
"Gli ebrei sono banditi dai cori”, "gli ebrei non possono uscire dopo le otto di sera”, "gli ebrei possono acquistare il pane solo dalle quattro alle cinque del pomeriggio”, "gli ebrei non possono avere animali domestici”, eccetera eccetera. Sono passati 20 anni da quando Renata Stih e Frieder Schnock, artisti berlinesi, inaugurarono il loro progetto per ricordare la Shoah, forse il memoriale più "disturbante”, come ricorda Ian Johnson sulla "New York Review of Books”. L’opera è nel quartiere Bavarese, a Berlino Ovest. Si tratta di 80 cartelli che riportano altrettante ordinanze e leggi nazionalsocialiste che discriminavano i cittadini ebrei.
Da allora i musei e i memoriali si sono moltiplicati, a partire dal museo ebraico di Daniel Libeskind, ma quei segnali appesi ai lampioni integrati nella quotidianità di un quartiere residenziale rimangono a loro modo sconvolgenti.
Non a caso nei primi anni Novanta, durante l’installazione, qualcuno chiamò la polizia denunciando atti antisemiti; 17 cartelli vennero tolti e due operai arrestati.
Nell’intervista pubblicata sulla rivista i due artisti spiegano di aver voluto evitare qualsiasi stereotipo, quindi non compaiono stelle di David. Gli autori hanno inoltre intenzionalmente scelto l’uso del tempo presente. Infine, in ogni cartello c’è la parola "ebreo”, oppure "gli ebrei e i polacchi”, come nel segnale che dice che gli ebrei e i polacchi non possono comprare dolci, posto giusto di fronte a una pasticceria. Vicino alla metropolitana c’è invece il cartello che ricorda che gli ebrei non possono usarla.
(www.nybooks.com)

7 luglio 2013. Benvenuti a Jinba, Palestina
"Jinba dà il benvenuto ai suoi visitatori”, così recita il cartello all’entrata di questo paesino che sembra uscito dalla Bibbia: qualche tenda, delle capanne, degli ovili. Un luogo tagliato fuori dalla rete elettrica e idrica, ma soprattutto "tagliato fuori dal XXI secolo e da ogni parvenza di giustizia o uguaglianza”, commenta Gideon Levy su "Haaretz”.
La Corte deciderà il 15 luglio se i 250 abitanti di Jinba se ne devono andare (assieme a quelli di altri villaggi a Sud di Hebron) per far spazio a un’area di addestramento militare.
Quando si arriva a Jinba, racconta Levy, il colpo d’occhio è straziante, non solo per la tenda-ospedale bianca, ma anche per quella scuola, "la più piccola mai vista”: quattro classi, quattro-cinque banchi in ciascuna; in tutto 35 alunni.
Gli episodi di violenza da parte di coloni e le vessazioni delle autorità sono quotidiane. Ogni motivo è buono per dare multe o confiscare auto mettendo in grave difficoltà i residenti. L’anno scorso hanno requisito le auto dell’insegnante e di alcuni genitori trattenendo tutti, bambini compresi, fino a tarda notte. La colpa: aver attraversato la "Firing Zone 918”. Curiosamente, nessuna delle case, strade, vigne e campi dei coloni rientra nelle zone che l’esercito vuole confiscare. (Haaretz.com)

9 luglio 2013. Nelle grinfie di Alba dorata
Spesso colpiti dalla crisi in prima persona per via della disoccupazione dei genitori, gli adolescenti greci stanno diventando un obiettivo privilegiato per Alba dorata che ora si è messo a reclutare nelle scuole.
Maria Malagardis, inviata di "Libération” ad Atene, racconta di un aumento delle aggressioni contro gli immigrati, anche molto giovani, e di ragazzini che entrano in classe facendo il saluto nazista. A metà maggio, all’uscita della metropolitana di Atene, hanno aggredito un ragazzino afgano di 14 anni con delle bottiglie rotte fino a fargli perdere conoscenza. In alcune aree gruppi di cittadini si stanno mobilitando, ma sono da soli. Le forze politiche sembrano disorientate. Nel giugno 2012, la destra neonazista è entrata in Parlamento con 18 membri. Complice la crisi il movimento in tre anni è passato dallo 0,9% al 7% dei voti. Intanto a scuola pare che ormai tutti i ragazzini abbiano almeno un genitore disoccupato. Alba dorata ha capito che lì c’è del terreno fertile. Se l’università è una roccaforte della sinistra, le scuole primarie e secondarie sono ancora conquistabili. In un video pubblicato a febbraio sul sito ufficiale di Alba dorata si vede una ventina di bambini, di età compresa tra 6 e 10 anni, che ascolta una lezione di storia nella sede del partito. Umiliati dalle difficoltà dei loro genitori, "i ragazzini diventano sensibili ai discorsi che lusingano il loro orgoglio calpestato”, spiega Vagelis Marinis, direttore scolastico a Perama, nel Pireo, quartiere operaio molto colpito dalla crisi. Qualche settimane prima, un insegnante esasperato ha sospeso tre studenti per ciò che si erano azzardati a dire sul nazismo. Il preside li ha invitati a sedersi davanti al suo computer e gli ha mostrato immagini di camere a gas e campi di concentramento. Si è accorto subito che erano rimasti turbati. Il giorno dopo hanno chiesto scusa. (liberation.fr)

11 luglio 1995. Srebrenica
L’11 luglio 1995 a Srebrenica, sotto assedio dal 1992 e dichiarata "zona protetta” dalle Nazioni Unite, vennero massacrate oltre 8000 persone tra ragazzi e uomini musulmani.
Nel diciottesimo anniversario di quella strage, oggi verranno seppellite altre 409 salme, tra cui un neonato, al fianco delle 5.657 vittime già identificate e sepolte presso il memoriale di Potocari.

12 luglio 2013. Tasse

Nel 2008 è stato introdotto il cosiddetto "regime dei minimi”, che ha subìto qualche modifica a partire dal 1° gennaio 2012. Un regime pensato, si legge, "per l’imprenditorialità giovanile”. Infatti fino a 35 anni e con un reddito inferiore ai 30.000 euro non c’è l’Iva, non si paga l’Irap, non ci sono gli studi di settore e soprattutto l’aliquota Irpef è molto bassa, il 5%. Resta l’Inps, al 27,72%. (È un regime che può essere adottato, con lo stesso tetto di reddito, anche da un professionista, ma solo per cinque anni e ad alcune condizioni).
In questi giorni di scadenze, in internet, nei forum dei commercialisti, ci si imbatte in diverse richieste di chiarimento a proposito di questo regime. Per esempio un fratello e una sorella, con meno di 35 anni, chiedono se i calcoli fatti dal loro commercialista siano corretti e se non sia il caso di cambiarlo visto che il maschio con 17.000 euro di ricavi si trova a dover pagare 7.000 euro di tasse e la sorella con 19.000 euro di ricavi deve pagare ben 9.000 euro di tasse. Si scopre così che dopo il primo anno di lavoro nel regime dei minimi, il giovane neoimprenditore di se stesso deve pagare quasi il 50% di tasse. È vero infatti che ci sono solo l’Inps e l’Irpef, peccato però che il primo anno, come peraltro in altri regimi, devono essere pagati praticamente due volte, perché oltre al versamento per il 2012 c’è l’acconto 2013. Acconto per modo di dire, perché per l’Inps si anticipa l’80% e per l’Irpef il 98%. Un curioso modo di incoraggiare chi inizia una nuova attività. Uno dei professionisti interpellati da fratello e sorella infatti spiega lapidario: "Il calcolo è corretto. Più che il commercialista sarebbe da cambiare paese”.

15 luglio 2013. Forse
Forse dovremo portare i libri al tribunale europeo. Forse ci avviciniamo al punto in cui la speranza, per una rinascita, si attaccherà soltanto agli esiti di un fallimento catastrofico. Forse ha ragione chi pensa che i mali dell'Italia di oggi vengano dal fatto di averla evitata nel ’45, la resa dei conti.
Buone vacanze a tutti.