una storia di Natale. C’era una volta, un giorno d’inverno, un uomo che stava svolgendo le sue faccende quotidiane, quando, tutto a un tratto, si accasciò al suolo colpito da ictus. Era gravissimo, ma fu soccorso da un paramedico accorso sul posto grazie alla chiamata di un buon samaritano. Il paramedico e il suo collega aiutarono l’uomo e, rendendosi conto che soltanto una pronta assistenza specialistica avrebbe potuto garantirgli una qualche possibilità di ripresa, lo caricarono nel retro dell’ambulanza e si lanciarono nel traffico caotico del venerdì sera. Al primo ospedale -il più vicino- fu detto loro che il medico specialista che si occupava degli ictus stava andandosene proprio in quel momento per trascorrere un weekend fuoriporta. I due scortarono via il malato, si tuffarono nuovamente nel traffico e bussarono a un secondo ospedale. «Niente da fare», fu la risposta per nulla accogliente dell’amministrazione. «I malati vanno portati alla Stroke Unit, bisogna riempire un modulo, apporre timbri e trovare un letto prima delle cinque del pomeriggio, ossia fra 2-3 minuti: proprio non c’è tempo per tutta la trafila». «Per favore», fece il paramedico. «Senza cure immediate, quest’uomo non ce la farà». Ma il cuore di chi porta costantemente lo sguardo all’orologio è duro come la pietra: il malato grave fu respinto una seconda volta. Che scelta avevano i paramedici? Ritornarono all’ambulanza e viaggiarono un’ora intera prima di raggiungere un’altra città, dove finalmente riuscirono a trovare aiuto; ma ormai era troppo tardi.
Se solo i batteri, i virus, gli attacchi mortali, le malattie cardiache, le polmoniti, gli ictus e la malaria imparassero a colpire nella fascia oraria che va dalle nove alle cinque! O forse si tratta di malattie intelligenti: sanno che per infettare in modo letale e uccidere è meglio sorprendere gli esseri umani durante il fine settimana. La mia storia di Natale è stata resa nota di lunedì, il giorno successivo a una dichiarazione del professor Sir Bruce Keogh, direttore medico del sistema sanitario nazionale inglese, secondo cui i medici specialisti dovrebbero lavorare nei fine settimana perché il rischio di decesso è più frequente il sabato e la domenica. Ha asserito che gli ospedali che non forniscono uno standard costante di assistenza lungo tutta la settimana dovrebbero essere sottoposti a sanzione. I pazienti gravi ammessi in ospedale durante il weekend hanno il 12% in meno di possibilità di sopravvivere rispetto a quelli che vengono ospedalizzati il martedì. Si tratta di una denuncia shock. Riguarda la mancanza di medici esperti in loco che dirigano e aiutino gli specializzandi, i quali, sempre più spossati, lottano per rimanere svegli durante ripetuti turni di 12 ore. Altrettanto scioccante è che si sia giunti a una situazione di questo tipo, e cioè a ritenere normale che lo staff medico esperto non sia reperibile durante i weekend. Che ne è stato della figura tradizionale del dottore disponibile a ogni ora e ogni giorno? Rammento ancora quando i dottori si legavano alla famiglia, ne divenivano parte, ed erano a conoscenza di tutti i malanni che si celavano in agguato nell’albero genealogico. Di dottori che lavorano ogni giorno, a ogni ora, ce ne sono tutt’oggi: non certo i medici membri dei vari circoli golfistici, ma gli specializzandi, che devono mettersi delle asticelle di fiammiferi sotto gli occhi per riuscire a tenerli aperti.
Un’altra storia narra di un dottore che ha scritto a Babbo Natale. Nella sua lettera, pubblicata sul "Guardian”, il dottore chiede di tenere conto del fatto che anche quell’anno gli operatori sanitari hanno dato ben oltre il dovuto e che, tuttavia, a differenza dei banchieri, non hanno ricevuto bonus gonfiati, bensì "tagli allo stipendio e revisioni della pensione”. Denuncia inoltre che l’Nhs sta per affrontare un inverno catastrofico e che è necessario il contributo generoso di diecimila elfi addestrati dal sistema nazionale che vadano a occupare i posti di lavoro vacanti. C’è dell’altro: se Babbo Natale riuscisse a trovare altri ventimila letti (letti, non barelle) e fornire più medicinali, be’... allora sarebbe davvero arrivato il Natale. Il nostro dottore chiede a Babbo Natale di regalare orecchi ai politici, affinché ascoltino lo staff del sistema sanitario costretto a lavorare ventiquattro ore al giorno in condizioni precarie e a subire ingiurie di ogni tipo e minacce di denunce legali. Babbo Natale dovrebbe certamente ...[continua]
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