Francesco Papafava era nato il 28 gennaio 1930 a Padova da famiglia nota e ricca di tradizioni, tra cui, importantissimo, il retaggio liberale (il padre Novello e il nonno Francesco furono personaggi significativi che si esposero personalmente quando si trattò di sostenere e difendere tesi liberali in economia e in politica). Si può dire pertanto che il giovane Francesco crebbe in un clima culturalmente elevato dove apprendeva vivendo, e questo può anche spiegare la sua riluttanza a seguire studi sistematici superiori che in effetti non furono mai completati. Anche se va ricordato un suo tentativo di esperienza universitaria, quando seguì, nei primi anni 50, corsi sui fondamenti della psicoanalisi che Cesare Musatti teneva all’Università di Milano (si noti che Novello, padre di Francesco, era coetaneo di Cesare Musatti e legato a lui da forte amicizia nata dal comune interesse per la psicoanalisi e dal loro profondo sentire antifascista). Si apprende anzi, da documenti epistolari, che Musatti suggeriva a Francesco di laurearsi in medicina per poi, da medico, specializzarsi in psicoanalisi, invito che allora Francesco non raccolse. In effetti, ottenuta la licenza liceale, Francesco cercava un’attività dove lo "studio” lasciasse spazio anche al "fare”, mirava insomma a non separare teoria e prassi, cultura e industria (in che modo fusi, era tutto da cercare o da inventare). E aveva capito che indicazioni in merito si potevano raccogliere soprattutto a Milano, allora grande centro di smistamento di idee e d’iniziative. Qui infatti, dalla nativa Padova, spostò il baricentro della sua residenza verso la metà degli anni 50. È indicativo che come primo passo per inoltrarsi in un’attività a lui idonea, egli scelse proprio l’editoria, costituendo con due amici una società. È vero, fu un tentativo di esordienti senza grandi sviluppi, che però evidenziava, già allora, quanto fosse per lui importante trasmettere cultura attraverso la pagina scritta. Un vero e proprio "imprinting”, come vedremo più avanti. Intanto va detto che questa prima uscita dal contesto famigliare per intraprendere una vita professionale in proprio, al di fuori dagli schemi domestici, fu determinata e attenta, anche se non priva di screzi con il padre.
Certo, egli fu fortunato in questa primo tentativo. Non perché riuscisse a pubblicare subito un libro di successo, ma perché trovò per il suo ufficetto una sistemazione logistica prossima agli uffici di due grandi commis dell’editoria: Erich Linder, agente letterario di grande reputazione internazionale, e Cocito Arborio Mella, noto per lo sterminato archivio di fotografie "storiche” e per gli stretti rapporti che aveva con detentori di archivi come il suo. Tutto ciò gli permetteva di soddisfare le richieste di molte case editrici. Insomma, Francesco ebbe la fortuna di avere a portata di mano due amici in grado di informarlo se qualcosa di suo interesse emergesse nell’ambito editoriale. Le circostanze lo premiarono. L’amico Cocito segnalò a Francesco un suo cliente specializzatosi nell’editoria d’art ...[continua]
Esegui il login per visualizzare il testo completo.
Se sei un abbonato online, clicca qui accedere, oppure vai alla pagina Abbonamenti per acquistare l'abbonamento online.
Gli abbonati alla rivista hanno diritto all'abbonamento online gratuito!