Daria Bonfietti è presidente dell’Associazione Parenti delle Vittime della Strage di Ustica.

A che punto siamo?
Stiamo arrivando al tredicesimo anniversario, che abbiamo voluto chiamare l’ultimo, perché è comunque l’ultimo di una certa fase, poiché il giudice Priore dovrà concludere e consegnare gli atti entro la fine dell’anno. E noi speriamo anche che sia l’anno della verità. Naturalmente siamo ancora ben lontani da una conclusione della vicenda, poiché ci sarà il processo di primo grado, l’appello, eccetera eccetera. Però finalmente si entrerà nella fase del giudizio di quanto è successo, delle bugie che sono state raccontate, dei depistaggi, delle omissioni, della distruzione di prove e indizi. E’ un momento delicato perché non si può escludere che fino all’ultimo si tenterà di fare rientrare negli atti ipotesi scientificamente infondate, come quella della bomba sull’aereo. Il collegio peritale del giudice, composto anche da esperti stranieri, da un anno sta lavorando praticamente solo per dimostrare l’esistenza della bomba a bordo. Hanno provato ormai a metterla dappertutto: e ogni volta l’ipotesi formulata s’è rivelata impossibile. In questo collegio peritale non c’è un missilista, non c’è un esplosivista, ma c’è un esperto di bombe... E così, in un quadro di correttezza formale, da un anno si stanno esaminando ipotesi assolutamente infondate costringendo i nostri periti a presenziare ad esami ed esperimenti in Italia e all’estero che, ci dicono, sono assolutamente inutili, già destituiti di ogni fondamento scientifico prima ancora di iniziarli... D’altra parte costruire un quadro di confusione e di incertezza non è impossibile se si pensa al tempo trascorso. Il giudice Priore ha in mano l’istruttoria dal 1990 e ha praticamente dovuto ricominciare tutto daccapo: interrogatori, vaglio delle prove, recupero del relitto.
I primi dieci anni trascorsi da quel giugno ’80 non sono serviti a nulla, o comunque non sono serviti per arrivare alla verità. Pensiamo invece quali altri risultati si sarebbero potuti raggiungere se nei primi tre anni ci fosse stata la volontà di chiarire l’accaduto. Oggi, se un aviere di servizio al tal radar non ricorda perfettamente quanto accadde 13 anni fa come si fa a dire che mente? Il tempo trascorso è stato sicuramente un elemento negativo per l’accertamento della verità ed è ormai chiaro che qualcuno contava su questo.
Siamo determinati a chiedere conto ai giudici che hanno indagato, si fa per dire, per 10 anni senza riuscire a concludere l’istruttoria. Un record anche in Italia, paese noto per la lentezza della giustizia.
La cosa importante è comunque che non siamo più di fronte ad un mistero: sui cieli di Ustica c’è stato un episodio di guerra conclusosi con una strage. Contrariamente a quello che dovrebbe essere, a noi, associazione delle famiglie delle vittime, è toccato l’onere della prova, ma ormai ci siamo riusciti e in tribunale lo dimostreremo scientificamente, tecnicamente. Nella perizia che depositeremo fra poche settimane sono raccolti tutti gli elementi che provano la presenza di altri aerei intorno al DC9, che provano l’uso di uno o più missili e che l’aereo di linea è stato abbattuto.
Ancora una volta, quindi, il ruolo della vostra associazione si dimostra decisivo…
Certamente è così, ma lo dico con poca soddisfazione. E’ antipatico dover mettersi a dubitare della buona fede di questi periti, pensare che qualcuno li ha comperati, o pensare che il tutto si sta svolgendo correttamente, ma è la composizione stessa del collegio peritale che sta spingendo le ricerche in un verso piuttosto che in un altro. Se mancano le competenze specifiche per dimostrare che l’aereo è stato colpito da un missile è ovvio che ci si arrampicherà sugli specchi per lasciare l’impronta della propria competenza, in questo caso dell’esperto inglese di bombe. Senza bisogno che questo esperto sia un venduto, in un quadro formalmente corretto, l’esito della perizia non aiuterà a chiarire le idee. E per evitare questo, noi abbiamo dovuto sostenere un ulteriore sforzo, mettere insieme i periti con le competenze giuste e, speriamo, aiutare la giustizia ad avvicinarsi alla verità. Quello che potevamo fare noi, e cioè dimostrare che è avvenuto un episodio di guerra e che un missile ha abbattuto il DC9, è stato fatto e speriamo di essere creduti. Poi come e perché sia accaduto è più difficile. Forse riusciremo a dimostrare anche che tipo di missile era, ma chi l’ha sparato? Perché? Contro chi? è ...[continua]

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