L’escalation dei toni nell’attacco alla 194, fino all’episodio di Napoli, francamente più che a un intervento di salvaguardia del feto, ha fatto pensare a un incattivimento verso le donne…
Ileana. Su questo non c’è alcun dubbio. C’è stata proprio una progressione: prima la moratoria, poi il blocco a 22 settimane e la rianimazione dei feti. Tuttavia, tutti e tre questi passaggi sembravano avere ad oggetto il feto. Ecco, con l’episodio di Napoli, il bersaglio è divenuto lampante. C’è stato proprio un salto che ha svelato l’attacco diretto alle donne.
Daniela. Vorrei fare una prima considerazione: la gravidanza è l’unica situazione in cui ci sono due persone, una dentro l’altra. E non sempre i diritti di una corrispondono ai diritti dell’altra. Per quanto mi riguarda, nel momento in cui io ho deciso di non fare obiezione di coscienza, mi sono subito resa conto di chi fosse il mio “cliente”, l’assistito, di chi fosse insomma la persona a cui mi rivolgevo. E aggiungo che a me è successo tantissime volte di tirare una riga sul certificato e poi seguire quella donna per tutta la gravidanza. E ho visto i bambini crescere. Allegri delle volte, dati in affido delle altre, finiti male nel giro di poco in altri casi. Faccio questo lavoro da 30 anni e quello che succede poi, l’ho visto tante volte… Comunque per me è ben chiaro chi decide, perché io parlo con uno, non con due. Insomma, la coscienza che quella è una “vita forse” io ce l’ho chiarissima.
Voglio raccontare due episodi capitati negli ultimi giorni. Per dare l’idea di quello che succede. Una donna di 32 anni che lavora in banca, le hanno dato il premio produzione e l’hanno mandata in vacanza con altri colleghi in quei posti tipo Sharm el Sheik…
Lei mi ha detto: “Sai, ero l’unica donna, tutti maschi, e non mi sono mai sentita così corteggiata nella mia vita, tutti che mi facevano i piaceri…”, e presa, inebriata da questa cosa è andata con uno di loro. Ovviamente è rimasta subito incinta. Perché poi è così quando ci si mette l’istinto… se decidi col cervello no, ma con l’istinto rimani incinta, perché le tube si allargano, il collo dell’utero anche, insomma non c’è niente da fare…
Solo che lei appunto è rimasa incinta di uno che a malapena conosceva e quindi ha deciso di interrompere la gravidanza. E’ venuta da me, mi ha spiegato. Io non chiedo mai nulla perché il mio giudizio non deve pesare. A volte penso siano delle pazze, altre volte mi dico: “Meno male, perché questa con un figlio…”, però quello che penso me lo tengo. Bene, questa ragazza ha fatto l’interruzione di gravidanza. Successivamente ho conosciuto la sua storia. Lei è stata adottata, per cui questa interruzione di gravidanza l’ha fatta molto pensare, non solo a quello che stava facendo, ma a quello che era successo a lei. Potevano succedere due cose. Che si sentisse in colpa per aver eliminato qualcuno con cui in un certo senso si identificava. Lei però aveva passato tutta la vita pensando che la madre non l’avesse voluta. Ecco, l’interruzione di gravidanza le ha aperto gli occhi: “Sai, adesso, dopo 30 anni, ho capito che mia mamma non è che non volesse me, non voleva la situazione in cui si era trovata”.
Alla fine questa esperienza (gliel’ho anche detto) le aveva fatto fare un grande balzo in avanti, perché ha capito che un figlio e una gravidanza sono due cose diverse. Un figlio ha una realtà che la gravidanza non ha. E quindi lei ha fatto tutto questo ragionamento… Insomma, questo aborto è stata l’occasione della sua vita.
Seconda storia. Donna ex tossicodipendente, entrata e uscita da comunità di tutti i generi, marito uscito con l’indulto, si presentano qui: “Anche noi ora vogliamo ricominciare una nostra vita, rifarci una famiglia, io mi tolgo la spirale e facciamo un bambino”. Io che la conosco da secoli le ho suggerito di aspettare un attimo, giusto per verificare che la “storia cosmica” che mi stavano presentando durasse. Ovviamente io non posso imporre la mia scelta e quindi alla fine le tolgo la spirale e resta subito incinta anche lei. Bene, comunica ...[continua]
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