Il 12 maggio 2008 la provincia cinese del Sichuan è stata devastata da un violento terremoto che, secondo le stime ufficiali, ha causato la morte di più di 80.000 persone. Il governo cinese è stato elogiato per l’apparente libertà di stampa ed informazione consentita nel periodo immediatamente successivo al sisma, tuttavia ben presto le restrizioni sono ricomparse. La vittima più illustre di questo inasprimento è Huang Qi, attivista acquartierato a Chengdu, capitale del Sichuan, arrestato lo scorso mese di giugno. Huang Qi è il fondatore di Tian Wang, il maggiore sito internet cinese dedicato alla protezione dei diritti umani, ed il suo impegno nella difesa dei diritti civili è un’illuminante testimonianza del crescente desiderio di cambiamento nella società cinese e dei contrasti fra questa ed un governo onnipresente ed onnipotente. Dopo il sisma, Tian Wang si stava occupando di distribuire aiuti alle vittime e di organizzare i genitori che avevano perso i propri figli nel crollo degli edifici scolastici. Abbiamo incontrato Huang Qi poco prima del suo arresto e con lui abbiamo discusso dello sviluppo della società civile in Cina, della sua attività volta a dar voce alle fasce deboli della popolazione, e di un regime che sembra ancora vivere nell’era di Mao. Huang Qi è in stato di detenzione per "possesso illegale di segreti di stato”, un’accusa ampiamente utilizzata dalle autorità cinesi nei confronti di dissidenti ed oppositori politici, e il suo futuro è al momento incerto. Il 23 settembre le autorità cinesi hanno finalmente consentito a Huang Qi di vedere il proprio avvocato.

Il sito internet Tian Wang è stato lanciato una decina d’anni fa, ce ne puoi parlare?
Tian Wang nasce nel 1998. Agli inizi lo scopo del sito era quello di rintracciare persone scomparse nella Repubblica Popolare Cinese, in modo particolare ragazze rapite e vendute. Pur essendo riusciti a risolvere alcuni di questi casi, ci siamo resi conto che molte sparizioni erano dovute allo scarso rispetto per i diritti umani in Cina e a poco a poco abbiamo iniziato a interessarci di questo tipo di violazioni. Da principio il governo sosteneva il nostro lavoro e media ufficiali quali il Giornale del Popolo, la China Central Television, l’agenzia Nuova Cina, ma anche i quotidiani provinciali ed i giornali governativi parlavano di noi.
Per quali motivi il rapporto con le autorità si è poi deteriorato?
Perché Tian Wang si è occupato anche di questioni delicate, incluse le sparizioni legate al 4 giugno del 1989, data del massacro di piazza Tiananmen, al Falungong, un movimento religioso dichiarato illegale in Cina nel 1999, così come della persecuzione, nell’ambito del sistema carcerario, di individui accusati di crimini politici. Così il 3 giugno del 2000 sono stato arrestato con l’accusa di sovversione ed ho trascorso in carcere cinque anni.
Ci puoi raccontare della detenzione?
In un primo tempo il governo non sembrava real­mente intenzionato ad emettere una condanna nei miei confronti; c’era maggior interesse ad ottenere da me la lista dei nostri volontari.
Tian Wang opera infatti grazie ad una rete di volontari, più di 3000 persone in tutto il paese, in modo particolare giornalisti e individui che lavorano in uffici governativi. La lista era appetibile in quanto avrebbe permesso al governo di identificare le "serpi che covava in seno”. Successivamente alla mia incarcerazione, hanno provato in diversi modi a farmi sputare la lista: mi hanno ripetutamente costretto a dormire sul pavimento con manette e ceppi, di fianco alla latrina, e mi hanno picchiato a sangue… le cicatrici che vedi sulla mia testa risalgono alla mia detenzione.
Dopo tre anni spesi senza alcun cedimento né da parte mia né da parte loro, sono stato infine condannato a cinque anni poiché continuavo a rifiutarmi di collaborare consegnando questa lista.
Cos’è successo quando sei stato scarcerato?
Sono uscito di prigione il 4 giugno del 2005 e, non appena libero, il più intenso desiderio è stato quello di ripristinare Tian Wang. Ovviamente le autorità ci hanno sottoposti a grandi pressioni, cui però non ci siamo piegati - m’inorgoglisco quando penso che le pressioni non sono riuscite ad impedire il nostro lavoro nel campo dei diritti umani. C’è un gran bisogno di una voce che parli per i più svantaggiati in Cina.
Nei suoi 5000 anni di storia, la Cina spesse volte ha tentato di soffocare questa voce e i diritti de ...[continua]

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