Una comunità di ragazzi “difficili”, con situazioni familiari disastrose ed esperienze di carcere minorile, molti immigrati, in cui si decide di far vacanza in bicicletta; i ragazzi, dopo essersi fatti da soli le biciclette sono partiti per un viaggio faticoso ma di cui, poi, andar orgogliosi; lo scarso fascino, purtroppo, della bicicletta. Intervista a Giovanni Torrani.
La “Comunità Oklahoma Onlus” è un’associazione senza scopo di lucro, che nasce a Milano nel 1982. Fondata da un gruppo di volontari di ispirazione laica, si costituisce con lo scopo di (art. 3 dello statuto) “favorire l’inserimento sociale di minori italiani e stranieri in grave stato di disagio individuale e sociale, in particolare dei minori con esperienze di carcerazione”. Dopo i primi anni di attività, il Comune di Milano concede in comodato d’uso a Oklahoma una scuola materna in disuso, ubicata nel quartiere Gratosoglio. In questa prima fase, l’intervento fornito, di tipo assistenziale, è orientato al soddisfacimento dei bisogni primari e l’utenza è prevalentemente costituita da giovani provenienti da contesti familiari molto compromessi, carcere minorile (come alternativa alla pena), situazioni di nomadismo di strada, immigrati senza fissa dimora e/o in stato d’abbandono. Successivamente Oklahoma rielabora le proprie strategie, concentrando i propri sforzi sulla sostituzione del modello assistenziale con un modello educativo. Nel 1994 nasce il primo Progetto Educativo Minori, quando, per ragioni di emergenza immigrazione (a partire dall’esodo dall’Albania del 1991) aumentano sensibilmente le accoglienze di minori stranieri. Nel 1997, la direzione e lo staff educativo elaborano un programma specifico per l’utenza straniera, che prevede un intenso e più ampio progetto di formazione al personale sugli aspetti della cultura d’origine, della religione e delle tradizioni degli ospiti stranieri in comunità. Dal 1998 la Comunità, a seguito di una ristrutturazione generale, finanziata dalla legge 40/98 sull’immigrazione, viene ri-organizzata in tre nuove comunità, autonome nel personale educativo e negli spazi a disposizione, ma complementari per il percorso educativo di ciascun ragazzo: la comunità di Prima Accoglienza e Pronto Intervento, la comunità Oklahoma per l’avvio del progetto individualizzato, la comunità Arizona per la conclusione del progetto individualizzato. I ragazzi ospiti sono minorenni affidati dai servizi sociali del Comune di Milano. Gran parte di loro arriva dal Nord Africa e da altri paesi lontani, dopo un lungo, drammatico, spesso solitario, viaggio. Tutti gli anni la Comunità organizza un campeggio estivo. La novità è che questa volta si tratta di un viaggio in bicicletta e le biciclette non sono acquistate, ma autoprodotte dagli stessi ragazzi dopo un lungo inverno di lavoro e progetti.
Giovanni Torrani è uno degli educatori della Comunità e -assieme a Paolo Iannitto e Gabriel Donati- è il responsabile del Progetto Cicloklahoma.
Quando nasce l’idea del viaggio autocostruito, autoprodotto?
E’ nata esattamente un anno fa, l’inverno scorso, dal desiderio dell’amico Paolo di fare una vacanza con i ragazzi in bicicletta.
Questo collega è uno che le vacanze in bicicletta le ha sempre fatte. Questa volta si pensava di farla con i ragazzi.
Una sera a casa mia abbiamo parlato di questa idea. Io domando: “Perché non partiamo dalla base? Apriamo un’officina in comunità, vediamo di costruirci da soli le biciclette”. Costruiamo tutto, dalla vacanza, alla bicicletta, all’itinerario; coinvolgiamo i ragazzi. Proviamo a fargli vedere che con le loro mani possono terminare un qualcosa ed essere contenti di averlo fatto. Quindi sviluppiamo l’idea che dalla costruzione del viaggio a quella della bicicletta, possiamo fare tutto da noi.
Negli anni precedenti che tipo di vacanze venivano organizzate?
Campeggi organizzati dove c’era animazione.
Sono state organizzate cose per pochi, per chi voleva, per esempio trekking in montagna.
La vacanza standard della comunità era di 15 giorni in campeggio dove c’era animazione. E con la giornata ben strutturata. Questa volta è diverso, è la prima vacanza organizzata interamente all’interno della comunità, contando solo sulle proprie forze, senza contributi esterni.
I ragazzi fanno sport autonomamente?
Sì. Ma non la bicicletta. Calcio, qualcuno boxe, ma prevalentemente calcio.
Calcio, con una squadra della comunità?
No, i ragazzi giocano in diverse squadre della zona. Però sono stati organizzati mini tornei con altre comunità o educatori e ragazzi.
Quindi un anno fa è nata questa idea di fare la vacanza in bicicletta. Una vacanza per tutta la comunità?
La comunità è formata da tre aree: prima accoglienza, dove i ragazzi entrano, area 1 dove si sviluppa il progetto educativo, area 2 dove lavoriamo io e Paolo, che è quella dell’uscita, quella
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