Prima di iniziare vi sentivo parlare dei vostri figli. Potremmo partire proprio da questo: avete fondato questa cosa trent’anni fa, i vostri figli sono nati qua o erano piccoli quando siete venute in Italia, ma ora quasi tutti sono andati via...
Beatrix. Sì, alcuni sono nati qua, per esempio il figlio di Sabine, Milan, lui adesso ha 21 anni ed è l’unico residente.
Io sono arrivata qui con mio figlio che aveva sei anni, lui aveva iniziato la scuola già in Germania ed era difficile cambiare non solo dalla città alla campagna, ma anche da una scuola con trenta alunni a una scuola addirittura con cinque; invece si è trovato bene fin dall’inizio, ha avuto insegnanti bravissimi, in grado di insegnare anche la lingua italiana a dei bimbi che non ne conoscevano neanche una parola. È cresciuto qui con altri dieci bambini e ha avuto un’infanzia fortunata, lo dicono anche oggi che erano anni splendidi, ma poi arrivato ai 14-15 anni è diventato più difficile uscire, incontrare gli amici, i motorini hanno aiutato un po’, così il mio andava alle medie a Montegabbione e poi al liceo scientifico a Perugia; ha fatto la maturità per poi sparire subito… Sì, non voleva più vivere in campagna e così è tornato in Germania e viene in visita ogni tanto, ma la vita per lui è in Germania. Non siamo mammone, siamo un po’ diverse dalle mamme italiane, siamo donne un po’ più forti, nel senso che lasciamo andare i figli anche con tutto il cuore, sappiamo che è meglio per loro andare e che si spostino per studio.
Ildiko. Hanno più possibilità in Germania, anche…
Beatrix. Questo è vero…
Ingrid. Alcuni avevano una situazione familiare in Germania, anche questo facilitava; i figli che non avevano alcun posto dove ritornare e non erano sicuri di trovarsi bene in Germania, hanno fatto la scelta di rimanere in Italia, cercando qui la situazione in cui vivere.
Sabine. Alcuni di loro sono andati a vivere con famiglie italiane, hanno cercato addirittura una vita insieme agli italiani.
Beatrix. Sì, è vero, quelli che non avevano agganci in Germania sono rimasti e hanno trovato anche situazioni di vita con italiani. Meno della metà comunque, un terzo.
Ildiko. Era buffo vedere come da piccoli cercassero questo modello familiare tradizionale, perché era molto duro per loro crescere qua, e fare i compiti in classe, dove inevitabilmente dovevano spiegare la loro situazione. Per esempio, quando a Rebecca l’insegnante chiese di raccontare della sua famiglia e dopo un po’ disse che non ci capiva nulla, lei fece un grande disegno, con tutta la genealogia, con le coppie, le separazioni, le successive unioni...
Ingrid. Lei era veramente piccola e ci ha fatto una proposta: separare un angolo della stanza e creare un salotto italiano. Aveva molte remore a invitare altri compagni di classe perché qui non era la casa definita, non si riconosceva la stanza, e allora ha fatto un angolo con il camino, con un quadro...
Beatrix. Si vergognavano un po’. Morivano quando noi andavamo a scuola con gli stivali di gomma…
Ingrid. Noi ne avevamo una versione elegantissima, con i bottoni di lato, però venivamo dal lavoro, non li portavamo all’italiana...
Ildiko. E poi le macchine! Nella mia giardinetta cresceva l’avena, perché c’erano gli avanzi del mangime, era umido e poverini, loro si vergognavano...
Sabine. Milan a scuola non ha mai voluto dire nulla della sua famiglia, forse anche perché noi come coppia non stavamo più bene assieme. Lui non è andato a scuola volentieri, mai. Quando è nato qui, gli altri erano già grandi, Ionas e Janni avevano già circa 12 anni, e lui era da solo così piccolo. Qualche volta venivano anche altri bambini, ma generalmente era da solo e poi è anche un tipo timido.
Ingrid. È vero, ma alla fine lui è quello che si è creato una rete…
Sabine. Sì, alla fine lui l’ha fatta la scuola e poi un corso di formazione a Perugia, ha finito tutto bene e dopo un anno, grazie alla sua rete a Montegiove, ha trovato un posto di lavoro malgrado la crisi e adesso sta lavorando come apprendista idraulico. Fino adesso è rimasto in Italia, ma anche lui ha un po’ la tendenza a scappare. Forse sta meditando di andare in G ...[continua]
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