Stephen Bronner è senior editor di Logos, giornale online (www.logosjournal.com). Insegna Scienze Politiche alla Rutgers University del New Jersey. Ha pubblicato, tra l’altro, Modernism at the Barricades: Aesthetics, Politics, Utopia (Columbia University Press, 2012); Rosa Luxemburg: A Revolutionary for Our Times (Pennsylvania State University Press, 1997); The Letters of Rosa Luxemburg (Atlantic Highlands, New Jersey: Humanities Press International, 1993).

Ti sei interessato a Rosa Luxemburg sin dall’inizio della tua carriera accademica. Cosa la rende un personaggio così affascinante?
Sì, è vero. Rosa Luxemburg è stata con me, per così dire, fin dall’inizio. Nel 1979 ho curato e tradotto le sue "Lettere” per la pubblicazione, mentre la breve biografia che le ho dedicato dal titolo Rosa Luxemburg: A Revolutionary for Our Time, edita nel 1980, continua a essere mandata in stampa. Pochi altri personaggi storici parlano, specialmente ai giovani radicali, in una maniera così diretta. Rosa, come tutti la chiamavano, era una donna e un’ebrea dalla personalità carismatica e probabilmente una brillante oratrice. Fu la prima donna a ottenere un dottorato in economia politica presso l’Università di Zurigo e forse la più acuta teorica del movimento socialista operaio prima della Grande Guerra. Rosa aveva un’intelligenza indipendente e poliedrica. Affascinata dalla natura, studiava botanica nel tempo libero e amava anche la storia e i classici della letteratura. Diede probabilmente prova di una sorta di calore umano difficile da spiegare. Rosa aveva i propri amanti e la propria cerchia di amici intimi e delle amiche estremamente leali. Infine, nutriva anche un amore innato per gli animali. Ma non bisogna farsi trarre in inganno: era ambiziosa e impaziente, spesso severa nei giudizi, paternalista con gli amici, a volte difficile e arrogante. Troppo spesso gli ideali la resero cieca nei confronti della realtà politica. Neanche i suoi oppositori, tuttavia, misero mai in dubbio il suo coraggio e la sua piena devozione alla democrazia e al socialismo. Rosa Luxemburg fu una donna genuinamente onesta, un vero modello da seguire, la cui vita e il cui lavoro hanno ispirato generazioni di militanti e, ne sono certo, continuano a farlo.
Nel tuo saggio dai l’impressione di descrivere Rosa in maniera più critica di quanto ci si potesse aspettare. Cosa rende oggi Rosa Luxemburg più attuale rispetto ad altri marxisti classici del suo tempo?
Nella mia prefazione al libro ho scritto che le preoccupazioni politiche di Rosa sono più attuali che mai, ma devono essere affrontate in termini nuovi in un contesto che è cambiato. Quella che Leszek Kolakowski definì l’"età d’oro del marxismo” è finita. Non esiste più un partito socialista che pretende una fedeltà praticamente senza riserve e neanche un’importante organizzazione internazionale che rappresenti i lavoratori. La coscienza di classe non è più la principale forma di identificazione. Non si è più d’accordo come prima sui motivi della trasformazione storica né sulle previsioni riguardo la disfatta del capitalismo e non si crede neanche più allo stesso modo nel trionfo finale del proletariato. Non dobbiamo leggere le opere della Luxemburg come fossero il Vangelo. Nel periodo in cui visse, mentre la parola chiave era "ortodossia”, Rosa si dimostrò sinceramente preoccupata per "il ristagno del marxismo”. Criticò Marx su un’infinità di argomenti. Dovremmo leggere la Luxemburg più o meno come lei lesse Marx: apprezzarla e criticarla restando consapevoli del fatto che il periodo storico è cambiato.
Cosa rende Rosa attuale? Incarna l’alternativa sia all’autoritarismo comunista sia alla tecnocrazia socialista. La sua frase più celebre, "la libertà è sempre e soltanto la libertà di chi la pensa diversamente”, compare nella sua critica alla rivoluzione russa. La sua idea secondo cui le riforme sarebbero comparabili a una "fatica di Sisifo”, che fece infuriare i burocrati dei sindacati, è particolarmente attuale in un periodo come il nostro, segnato dall’austerity e dall’impennata degli estremismi di destra.
In maniera più decisa rispetto ai suoi contemporanei, la Luxemburg sfidò l’illusione che le riforme conducano inevitabilmente al progresso. Le convinzioni internazionaliste e cosmopolite di Rosa sono, inoltre, fondamentali se si vuole interpretare la globalizzazione e capire le politiche dell’identità. Innanzitutto la Luxemburg riconobbe il legame tra la democrazia e le lot ...[continua]

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