Fino a un anno fa lavoravi a Milano...
Ho studiato a Roma dove sono rimasta fino al ’97-’98, quando mi sono trasferita a Milano perché con il Master in relazioni pubbliche a Roma non trovavo niente. Anche se non avevo alcun appoggio o conoscenza, ho subito trovato. All’inizio ho preso una stanza, poi un po’ alla volta ho trovato un appartamento da sola e alla fine ho comprato casa.
Nei primi anni ho cambiato diverse agenzie di comunicazione fino a che nell’ultima mi è stato affidato un ufficio (la sede italiana di una società internazionale con quartier generale a Londra) che ho praticamente messo in piedi da sola e di cui sono poi diventata general manager.
Era un’agenzia di comunicazione. Noi avevamo dei clienti soprattutto nel settore informatico, ma anche in altre aree, per cui gestivamo l’ufficio stampa e la comunicazione con i media. Essendo la responsabile, una volta messo su l’ufficio, mi sono occupata di ricercare le risorse, formare il personale, gestire l’ufficio, cioè sia i nuovi clienti che i fornitori; mi occupavo di risorse umane, mi interfacciavo con il consulente del lavoro, col commercialista. Avevo delle responsabilità anche abbastanza significative perché comunque ero io che rispondevo per l’Italia, per la legge sulla sicurezza, sulle assunzioni, per qualsiasi cosa. Sono stata ufficialmente promossa general manager nel 2007, qualche anno dopo essere entrata. Essendo la rappresentante legale ero riuscita a ottenere almeno di essere un quadro (fino a quel momento ero un primo livello). Alla fine mi avevano inserito nel programma di equity partner, ma non ho visto quasi niente.
Inizialmente rispondevo al direttore europeo, che era in Germania, poi hanno suddiviso le aree geografiche e sono andata a finire sotto un altro capo. Già lì erano iniziati un po’ di problemi perché questa persona aveva un modo di gestire piuttosto discutibile.
Intanto nel 2010-2011 la situazione si era fatta difficile perché non entravano clienti. La persona che si occupava di ricerca di nuovi clienti non riusciva a portare a casa niente, infatti è stata licenziata o, meglio, è stata incentivata a dare le dimissioni; in quel caso ero intervenuta: essendo il capo dell’ufficio italiano avevo cercato di attutire il colpo facendo in modo che potesse uscirne in maniera decente.
Intanto, siccome avevo manifestato il desiderio di avere un bambino, era stata assunta una persona proprio perché io potessi andare in maternità. La responsabile infatti mi aveva consigliato di prendere qualcuno in modo da avere un vice. Invece questa collega appena entrata è subito andata in maternità lei! Così, quando poi sono andata in maternità io, ha preso lei in mano l’ufficio è lì è successo qualcosa perché quando sono tornata mi sono trovata esclusa da tutti i clienti. Siccome anche i capi mi dicevano di occuparmi d’altro, non ho insistito per gestire le campagne di comunicazione come facevo prima. A poco a poco questa situazione è peggiorata perché la mia collega aveva acquisito il rapporto diretto con i clienti e anche con il team.
Dall’altra parte c’ero io, appena rientrata, con un bambino piccolo e una brutta separazione in corso. Non so. Probabilmente se fossi stata un uomo o comunque avessi avuto una situazione diversa le cose sarebbero andate diversamente.
Nel 2012 la situazione era ulteriormente peggiorata. Io avevo portato qualche nuovo cliente, ma nel frattempo ne avevamo persi di importanti. A quel punto avevo fornito una serie di alternative, avevo chiesto anche di entrare in cassa integrazione in deroga o fare dei patti di solidarietà, però nessuna richiesta è stata presa in considerazione.
E quindi?
Un giorno, mentre erano tutti a pranzo, si sono presentati i miei due responsabili (venuti appositamente dall’estero) e nel giro di 10 minuti mi sono trovata nel pianerottolo.
Licenziata per soppressione della posizione.
Se me l’aspettavo? Ovviamente sapevo che c’era una situazione difficile. Proprio per quello mi ero premurata di parlare con la Camera di commercio e con i sindacati per cercare di trovare delle soluzioni temporanee. Ne ho proposte veramente diverse, di diverso tipo: contratti di solidarietà, cassa integrazione parziale, totale, ecc. Però nessuno mi ha mai dato alcun riscontro, non mi hanno proprio risposto.
A quel punto immaginavo che potesse succedere qualcosa, però visto che con le altre persone si erano comportati diversamente (pr ...[continua]
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