Quando hai iniziato a occuparti di sicurezza sul lavoro?
Ho iniziato a monitorare le morti sul lavoro dall’inizio del 2008, dopo la tragedia della ThyssenKrupp di Torino e dopo che cercando in internet delle notizie sulle statistiche dei morti sul lavoro non ne avevo trovate di aggiornate. Le più recenti erano quelle dell’Inail, vecchie di mesi. Mi sono chiesto come fosse possibile, con la tecnologia attuale, non tenere aggiornato il monitoraggio delle statistiche delle notizie sugli infortuni sul lavoro. Allora, con mio figlio che mi ha aiutato a impostare al computer delle tabelle in Excel e un blog, ho cominciato. Le ricerche principali sono in rete, ma internet non è sufficiente.
Sei in pensione, prima dove lavoravi?
Prima lavoravo nel settore metalmeccanico, in un’azienda di Cadriano (Bo), dove ero responsabile della qualità nella produzione. Non mi occupavo di sicurezza, sapevo che ogni tanto moriva qualcuno, che era un problema, ma non mi ero mai interessato direttamente. È stata quella tragedia, dove sono morti sette lavoratori, che mi ha sconvolto.
Cosa è emerso da questo tuo lavoro rispetto alle statistiche ufficiali?
Quando sono andato a chiudere il primo anno, il 2008, a me risultavano più di 600 morti, solo sui luoghi di lavoro, mentre all’Inail neanche la metà. A questi poi andavano aggiunti quelli che muoiono sulle strade, o per raggiungere il luogo di lavoro (in itinere) o perché lavorano come camionisti, che sono considerati morti sul lavoro e sono circa altrettanti. Prendiamo il 2013: l’Inail dichiara 660 morti sul lavoro complessivi, di cui 375 in itinere, mentre io ho monitorato solo sui luoghi di lavoro oltre 575 vittime; aggiungendo i morti sulle strade e le partite Iva individuali, si superano i 1.200, 1.300 morti, non 660! Raddoppiano!
Com’è possibile una tale differenza?
Semplice, perché chi non è assicurato all’Inail non risulta. Intere categorie, tipo le partite Iva individuali, che sono milioni, che non hanno alcuna assicurazione con l’Inail, non appaiono nelle statistiche, non risultano e quindi i loro morti sul lavoro diventano morti fantasma. Mi sono arrivati i documenti dell’Inail sui quali ci sono le categorie che risultano assicurate. Non sono assicurati carabinieri, poliziotti, vigili del fuoco, partite Iva individuali, agricoltori. Questi ultimi hanno un’assicurazione propria o sono già pensionati; e poi sono da aggiungere i lavoratori in nero. Anche gli incidenti dei lavoratori in nero si possono e si devono monitorare. Se uno muore cadendo da un tetto, quello è un morto sul lavoro, sia che sia assicurato con l’Inail sia che lavori in nero.
Sembra ci sia una visione burocratica del problema: se stai lavorando e muori, ma non possiedi determinate caratteristiche, non sei considerato una vittima sul lavoro…
Questo è il grande scandalo, chi ha sensibilità dovrebbe coglierlo, così facendo, invece, stravolgono tutta la percezione del problema. Se tutti sapessero che sono morti già 100 agricoltori schiacciati dal trattore dall’inizio dell’anno, si potrebbero fare degli interventi mirati, basterebbe prima di tutto informare. Potrebbe farlo il governo, però non interessa a nessuno, nessuno si è mai interessato, io però continuo a martellarli tutti i giorni.
Scrivo: "Dall’inizio dell’anno a oggi sono morti 86 agricoltori”; "A oggi ne sono morti 87”, e così via, riporto tutto nel mio blog, che infatti ha una certa rilevanza. Solo che hanno tutti paura. Io ho parlato del problema degli agricoltori, sono stato intervistato dalla Rai, in diverse trasmissioni, sai quante volte mi hanno intervistato l’Espresso, il Fatto Quotidiano, la Repubblica, il Resto del Carlino, solo che non serve, perché se non fai una campagna mirata, che arrivi a tutti, e fai crescere la coscienza del problema, diventa una cosa aleatoria, estemporanea, sono morti di cui ci si dimentica, finisce tutto nel dimenticatoio.
L’altro giorno in Parlamento hanno detto che i morti sono calati del 20%! Cosa si può fare se arrivano le principali testate nazionali e le televisioni e dicono che i morti sono calati? Uno che non è al loro ...[continua]
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