Gli animali sono sempre più parte delle nostre famiglie.
Gli animali da affezione sono percepiti sempre più come membri della famiglia, spesso anche con un rapporto un po’ distorto, perché tendiamo ad antropomorfizzarli... io sono il primo a dichiararmi colpevole di questo comportamento, nel senso che è del tutto chiaro che, mentre nei confronti del mio gatto, ad esempio, riesco ad avere un atteggiamento da fratello maggiore, nei confronti di sua sorella... è come una figlia! E lei lo sa e si comporta di conseguenza perché è una gattina molto intelligente. D’altronde gatti molto tonti ancora non ne ho trovati.
Questo per dire che il nostro rapporto non riconosce in realtà la loro specificità. D’altra parte, gli animali che vivono nelle nostre case in larga misura sono stati "costruiti” così. Un gatto nato e vissuto in casa si adegua, come dire. Anche se questo poi non è del tutto giusto. Di nuovo cito la mia esperienza: dal giorno in cui ho portato i miei gatti in campagna, in città non hanno più voluto tornare.
Quando parliamo di diritti degli animali, non ci riferiamo solo agli animali d’affezione. Qual è la situazione?
Se alcuni animali sono privilegiati perché noi li abbiamo appunto adottati come amici, la gran parte degli animali viceversa è meno protetta. Paradossalmente, l’animale ha la fortuna di essere protetto quando ha la sfortuna che la sua specie è minacciata. Quantomeno è tutelato. A non godere di alcuna tutela sono i cosiddetti animali da reddito: quelli che vengono allevati per produrre, per essere mangiati, ecc. Tra l’altro sappiamo come vengono allevati. Ma anche nella migliore delle ipotesi, quella in cui la gallina sia davvero razzolante in un territorio sufficientemente ampio, in condizioni adeguate dal punto di vista etologico, la gallina è lì per fare le uova o per finire in padella! C’è poco da girarci intorno: qui di diritti non è proprio il caso di parlare.
A questo punto vorrei fare una piccola notazione di metodo e di uso dei termini. Noi siamo abituati a parlare di diritti degli uomini, di diritti degli animali, di diritti dell’ambiente, ecc. È un’espressione che nasce storicamente come riconoscimento di prerogative nei confronti del potere. I diritti umani, i diritti civili, nascono in primo luogo contro il sovrano e via via si sviluppano. Oggi abbiamo un’infinità di diritti, sempre più vasti, articolati, sempre più "universalistici”, con anche qualche stortura.
Ecco, nei confronti degli animali, io, tutto sommato, preferirei parlare di "doveri umani”. Perché la categoria del dovere è più ampia di quella del diritto e può comprendere anche soggetti che altrimenti non rientrerebbero. Faccio un esempio. Quando noi parliamo di "diritti” delle future generazioni, a proposito della necessità di preservare l’ambiente, è chiaramente una finzione: com’è possibile parlare di diritti nei confronti di un soggetto che per definizione non c’è? I diritti hanno bisogno di soggetti a cui riconoscerli. Al contrario, noi possiamo tranquillamente parlare di "doveri” attuali nei confronti dell’ambiente a garanzia della perpetrazione della specie umana.
Molti poi contrastano la dottrina dei diritti con riferimento agli animali dicendo che tra diritto e dovere ci deve essere un rapporto sinallagmatico, come dicono i giuristi, cioè di reciprocità. In realtà, non è affatto vero perché esistono una serie di doveri nei confronti di soggetti che non hanno doveri. Un bambino appena nato non ha alcun dovere, ha solo diritti, e noi abbiamo solo doveri nei suoi confronti e nessun diritto. L’assenza di un rapporto di reciprocità pertanto non toglie il dovere. Gli animali non hanno dei doveri nei nostri confronti, ma noi li dobbiamo rispettare lo stesso.
Viene talvolta obiettato che se non c’è consapevolezza dei propri diritti questi non debbono essere riconosciuti. Argomento piuttosto pericoloso perché ci sono dei soggetti umani che non sono consapevoli dei propri diritti. Un bambino appena nato è consapevole dei propri diritti? Per carità!
Prendiamo un caso estremo. Noi riteniamo di avere dei doveri nei confronti di soggetti in stato vegetativo permanente, anche se questi soggetti non hanno diritti in senso proprio. È curioso: io ritengo di avere dei doveri nei confronti di un soggetto in sta ...[continua]
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