Cos’è Avviso Pubblico e com’è nato?
Avviso Pubblico è un’associazione di enti locali e associazioni nata nel 1996 per unire gli amministratori locali impegnati nella prevenzione e nel contrasto a mafie e corruzione. La cosa curiosa è che l’idea di creare quest’associazione non è nata al Sud, bensì in Emilia Romagna. È nata dalla volontà di un giovane sindaco di Savignano sul Panaro, in provincia di Modena, Massimo Calzolari, che iniziò a organizzare dei momenti di riflessione nella sua città, invitando giudici, magistrati, ecc. Parliamo del 1993-’94, quindi anni terribili: nel febbraio del ’92 era scoppiata Mani Pulite, erano poi seguite le stragi di Capaci e via d’Amelio, nel ’93 le bombe di Firenze, Roma e Milano. Parliamo di un paese sotto assedio.
Ecco, questo sindaco, insieme ad altri "colleghi” incontrati nei suoi viaggi in giro per l’Italia, decise di mettere insieme chi praticava la buona amministrazione. Oggi sappiamo che non può esserci mafia senza rapporti con la politica: se i mafiosi sono forti è perché sono organizzati e sistemici. Di qui la necessità di fare altrettanto sul versante opposto e quindi di raccogliere e diffondere buone pratiche, fare formazione agli amministratori e al personale della pubblica amministrazione, e soprattutto non lasciare soli coloro che sono più esposti.
Oggi Avviso Pubblico conta quattrocento enti soci, tra cui dieci regioni, una provincia autonoma, quella di Trento, una serie di capoluoghi di città importanti, come Torino, Milano, Bologna, Bari, più delle Unioni di comuni.
L’associazione è cresciuta anche perché, nonostante siano state fatte cose importanti (sono stati arrestati tutti i capi dei clan dei Casalesi e Corleonesi), nel frattempo si è fatta strada una mafia sempre più impresa, finanza, che si è spostata in maniera più evidente al centro-nord e in altri paesi.
I segnali sul territorio, i nuovi indicatori non sono più i morti ammazzati, ma la presenza di compravendite particolari, sequestri di droga significativi, insomma dobbiamo iniziare a indossare occhiali diversi per riconoscere questa nuova realtà.
Nel 2011, abbiamo deciso di pubblicare un rapporto annuale che si intitola "Amministratori sotto tiro”, dove censiamo tutti i fatti di cui veniamo a conoscenza attraverso i giornali e i nostri referenti. È notizia di ieri che in Calabria hanno arrestato cinquanta persone nel territorio del Comune di Brancaleone, dove, grazie alle intercettazioni telefoniche, si è scoperto che durante la discussione del piano regolatore o su possibili appalti, i mafiosi erano entrati mentre la giunta era in riunione dicendo: "Dovete dare a noi quei lavori”. E quando i lavori sono andati ad altri, si sono presentati a quegli imprenditori minacciandoli: "Ve ne dovete andare, qua lavoriamo noi”.
Purtroppo, accanto a un problema di criminalità, c’è anche un problema di rabbia sociale e sfiducia verso la politica, alimentata da una vulgata secondo la quale i politici sono tutti uguali: ignoranti, ladri, interessati solo ai propri privilegi. Fenomeno che dal punto di vista degli enti locali è invece del tutto residuale: la stragrande maggioranza dei nostri amministratori, non solo non guadagna grandi cifre (anzi talvolta ci mette pure soldi di tasca propria), ma investe la quasi totalità del proprio tempo sull’attività amministrativa e qualcuno incappa anche in qualche guaio di sicurezza. Insomma, noi registriamo soprattutto un forte spirito di servizio, che è trasversale, non è collocato in una parte politica.
Cosa significa essere "amministratori sotto tiro”?
Gli amministratori sotto tiro sono spesso sindaci, o presidenti di consigli comunali, o assessori, o consiglieri che vengono bersagliati: gli incendiano la macchina di notte, sparano alle loro case, mandano lettere con dentro dei proiettili. Negli ultimi tempi sono aumentate anche le aggressioni fisiche: li aspettano fuori dal comune o lungo una strada e li picchiano con bastoni, mazze da baseball, addirittura con dei coltelli. Perché vengono minacciati? O ...[continua]
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