Rossana Guffanti e Stefano Granelli abitano a Bologna.

Rossana. Era partito perché voleva semplicemente mettersi alla prova, era una persona pochissimo ideologizzata. Diceva: "Io vedo i miei compagni di corso presi da questa progettazione internazionale, io mi sto ancora guardando intorno, ma mi sembra giusto mettermi alla prova...”.
Stefano. Poi abbiamo capito da certe sue perplessità, ma appena accennate per telefono, che gli erano già nati dei dubbi su come veniva condotta questa scuola, sui limiti che poteva avere quell’esperienza. Ma lui non era lì con la mentalità del cooperante che è già dentro a un’organizzazione, che si sente di discutere delle linee direttive di un progetto. Per lui era un’esperienza di vita, insieme a questi bambini che aiutava a studiare, a fare i compiti. E ci diceva che era felicissimo. Anche di fare altri tipi di lavoro, manuali, che lui non aveva mai fatto, anche pesanti, come raccogliere frutta, andare ad accudire i maiali la mattina presto... La prima volta ci disse che era un’esperienza che non augurava a nessuno.
Rossana. Infatti, tranne la sua amica Martina, gli altri si erano sottratti. Si alzavano anche alle quattro del mattino per andare ad accudire questi maiali, ma lui, con una sua terminologia particolare, diceva: "Son qui per far degli sbatti, mi sbatto. Non sto giocando al piccolo cooperante”. Per uno che era zero manuale e zero fisico, immagino la fatica che faceva...
Stefano. Era più spirituale come tipo, però evidentemente anche in quel lavoro, che era una completa novità, aveva trovato qualcosa di pacificante.
Rossana. Infatti dopo qualche giorno ha detto: "No, è terapeutico pulire i maiali”. Mancavano pochi giorni a tornare e gli ho detto: "Mancherai ai maiali...”, "No, sono loro che mancheranno a me”. Volevano tornare a Natale. In uno degli ultimi messaggi ci ha detto che era stata proprio un’esperienza entusiasmante.
Stefano. Poi i ragazzi, che erano là con lui, ci hanno detto che Amedeo era proprio dedito anima e corpo a questi bambini, anche fuori orario. Si era veramente appassionato, sul piano umano. Noi tante volte avevamo pensato che sarebbe stato un bravo insegnante. Ho trovato anche degli appunti che aveva preso per spiegare delle cose e mi ha sorpreso per il metodo che aveva... per spiegare per esempio la mitologia, che era uno dei suoi interessi. E mi ha sorpreso perché non è mai stato uno studente né metodico né particolarmente brillante. Insomma, lui coltivava praticamente solo quel che gli interessava, studiava quando stimava il docente e siccome la maggior parte dei docenti dicevano che lui era deludente, si era specializzato nel fare il minimo indispensabile, lo calcolava con una precisione assoluta e dopo abbiamo capito che lo faceva proprio per scelta.
Quando una cosa non valeva la pena, si toglieva il pensiero. Finiva prestissimo. I compiti li consegnava prima... Questo alle superiori. Invece a Milano si è dato anima e corpo. Sono venute fuori certe sue attitudini e per la prima volta si è messo alla prova. La grande sfortuna sua e nostra è stata che proprio alla prima esperienza internazionale, alla prima esperienza significativa che lui aveva pensato di fare, è successa la tragedia.
Rossana. Marco, un ragazzo che era là con lui, ci ha raccontato che a quei bambini era stato capace di dare una visione più ampia di quella molto limitata di un posto di montagna sperduto. Bambini che non sanno cosa c’è fuori del loro paese, che non capiscono neanche perché devono imparare l’inglese. Invece lui è stato capace, non so attraverso quali argomentazioni, forse anche con la musica, a fargli vedere che c’è qualcosa al di là. È riuscito a parlargli di mitologia, di biologia… Ci hanno raccontato che è venuta una psicologa, ha chiesto ai bambini di disegnare quel che per loro era la felicità. E uno ha disegnato Amedeo.
Stefano. Questo dimostra come lui fosse contento in quella situazione. Era venuto anche a contatto con la musica locale tramite un ragazzo del luogo, incontrato per caso e che li aveva invitati a una festa di un suo cugino. Ci disse: "Andiamo a questa festa, siamo gli unici bianchi. Sono tutti neri!”, e ne era a dir poco entusiasta.
 
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