Parliamo un po’ dello stato di salute del sindacato a Lecco, nel nord della Lombardia…
Lecco è una zona fortemente industrializzata, la disoccupazione da noi, se così si può chiamare, è al 2,7%, mentre la percentuale lombarda è all’incirca il 6,7; l’espressione socio-politica non è pesantemente o fortemente leghista come potrebbe apparire, inoltre abbiamo anche diversi comuni importanti amministrati dal centro-sinistra, dalla sinistra, oppure dall’ultima coalizione dell’Ulivo. La provincia di Lecco racchiude all’incirca 310 mila abitanti e Cgil Cisl e Uil assieme hanno circa 95 mila iscritti, 40 mila di questi li ha la Cgil. Un altro elemento importante per inquadrare la situazione lecchese è il livello di abusivismo e di lavoro nero, qui molto diffuso. Dai dati dell’istituto di vigilanza dell’Inps e dell’ispettorato al lavoro, che poi sono gli unici dati purtroppo a nostra disposizione, si evidenzia che la provincia di Lecco per abusivismo, ma inteso come straordinari fuori busta, assunzioni senza libro paga, pensionati che fanno il doppio lavoro, siamo tra le prime, se non la prima provincia della Lombardia. Questo significa che c’è un sistema, un tessuto produttivo molto forte, molto articolato, che in questo momento non risente di crisi, anzi e che se riuscissimo per esempio a metter mano a questo livello di abusivismo, che in pratica sono proprio giornate di lavoro sottratte a chi cerca posto di lavoro, non avremmo forse nemmeno il 2,7% di disoccupazione.
Nella ricca Lombardia Lecco è un’area ulteriormente ricca, se facciamo un censimento per i negozi e le attività del lecchese e guardiamo i prezzi notiamo una differenza addirittura tra Lecco e Bergamo, è abitudine, per esempio, da parte della nostra gente, andare in provincia di Bergamo a comprare abiti e cose di questo tipo qui perché lì costano meno.
Nonostante questa ricchezza, questi egoismi emergenti, voglie di rottura, a Lecco c’è un dato abbastanza generale di coesione, di collaborazione che la società ancora evidenzia, noi abbiamo cercato di inserirci in questo quadro cercando di metter lì anche una cartina di tornasole nei confronti delle associazioni imprenditoriali, per capire meglio. Abbiamo dunque proposto alle associazioni imprenditoriali di costruire un tavolo di lavoro comune, noi e loro, sulla lotta all’abusivismo e al lavoro nero, finalizzato a una dichiarazione pubblica di condanna, avvisando così, chiunque intendesse continuare a farne ricorso, dei rischi che corre. Un atto politicamente significativo a cui dovrebbe far seguito poi un tavolo vero e proprio, dove ognuno porta le proprie conoscenze, ognuno si può recare per eventuali denuncie senza il rischio della perdita del posto di lavoro, come oggi ancora accade e che poi si dovrebbe mettere in contatto con gli organi competenti tipo l’ispettorato del lavoro, l’istituto di vigilanza dell’Inps, proprio perché a noi non compete un lavoro di repressione, ma casomai un lavoro di informazione e sensibilizzazione, impegno e anche battaglia politica sul fenomeno. Ho detto questo perché credo sia importante sottolineare che le associazioni imprenditoriali delle grandi e delle piccole imprese, delle industrie edili e delle industrie artigiane si rendono disponibili a spendersi pubblicamente contro il fenomeno dell’abusivismo che io credo sia un po’ il fenomeno che regge la cultura leghista, cioè che regge la cultura, appunto, della secessione, del fai-da-te, dell’evasione fiscale, e anche questo è un dato importante. Questo per avere il panorama della situazione. Un’altra cosa interessante, creata qui a Lecco, è il Network lavoro, un’associazione costituita dalle associazioni sindacali e dalle associazioni imprenditoriali con l’obiettivo di lavorare per far incontrare al meglio la domanda e l’offerta, quindi in pratica un’associazione voluta da noi, alla quale poi partecipano pienamente anche le strutture tecniche competenti, l’ispettorato al lavoro, l’ufficio di collocamento, l’ufficio provinciale del lavoro e l’agenzia regionale per l’impiego. Quindi è un’associazione che non è nel modo più assoluto un ufficio di collocamento privato, questa è una cosa alla quale come Cgil siamo stati attenti fino in fondo, proprio perché c’è anche il pubblico, ma è un’associazione che cerca di mettere in piedi una novità che rappresenti il meglio dell’incontro e dell’incrocio tra il pubblico e il privato e quindi con la massima trasparenza cerchi di individuare sul territorio tutte le pos ...[continua]

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