Rosa. Io ho 35 anni, sono nata qua a Napoli da madre calabrese e padre napoletano, i miei si sono divisi quando ero piccola. Sono cresciuta ai Quartieri Spagnoli. La mia infanzia è stata in mezzo a spari e a tanta delinquenza, però sono arrivata a 35 anni con questa gente e con loro si vive bene, perché questa è gente che se ti deve aiutare ti aiuta, mentre il governo no, il governo finisce di scamazzarti. Non è vero che noi li copriamo, è che loro fanno vivere noi e noi facciamo vivere loro. Sono persone normalissime, come noi, li conosciamo, ci rispettano, come noi rispettiamo loro. A14 anni ho preso la terza media e poi sono stata nelle fabbriche (laboratori artigiani dove si lavora in nero). Io lavoravo le borse e non è vero che a noi ragazze o ai ragazzi gli fanno fare questa grande fatica. All’epoca mi davano 50 o 60000 lire a settimana e allora mi bastavano, oggi un ragazzo che fa il barista prende 150000 lire a settimana, in più ci sono tutte le mance, perciò si porta circa 200000 lire alla settimana, per un ragazzo di 15 anni mi pare che sta buono. Certo, se la famiglia è proprio messa male la aiuta, se invece sta adeguata li tiene per lui ... perché poi i ragazzi di oggi non s’accontentano di una scarpa da diecimila lire e io ad esempio tengo 3 figli, se ognuno volesse scarpe da 100000 non ce la facciamo più, allora loro lavorano per comprarsi le scarpe di 30 o 40000 lire, per togliersi gli sfizi.
Mi sono sposata a 17 anni. Mio marito è della Sanità, ora ha 38 anni, ma da quando ci siamo conosciuti è iscritto al collocamento e non ha lavoro, lavoriamo alla giornata, lui si arrangia facendo piano bar, andando a suonare, però non è una cosa che ti fa vivere tutto l’anno, è saltuaria; io invece faccio l’estetista, oggi vado a fare i piedi a una persona, domani non li faccio, è tutto provvisorio, uno comunque tira avanti, sopravvive. Così ora ho Gabriella di 17 anni, Gino di 15 anni e Silvana che ne ha 6, i due maggiori sono disoccupati già iscritti al collocamento, la piccola va a scuola, cerchiamo di dargli un’educazione, di non fare diventare i nostri figli come non vogliamo, perché non vogliamo che diventino assassini e delinquenti, ma per quello che ci dà la vita dobbiamo mettere in conto la possibilità che un figlio diventi delinquente,che se poi riesce bene e potrà trovare un lavoro che gli permette di pensare alla sua vecchiaia, meglio, però se questo non succede... Un ragazzo che fa 18 anni, e vede gli amici con il motorino o con la macchina, dice "ma sì, me lo faccio pur’io". E Bassolino che fa? Sta facendo tante cose belle, ha fatto zone pedonali, ma cose concrete? Le case alla gente che non le tiene non le sta dando. Un posto di lavoro nemmeno. Questo è il quartiere di Totò, Totò è andato a abitare in un cimitero e noi viviamo in un quasi facsimile, in case tutte male arrangiate, piene d’umidità. I ragazzi sempre senza lavoro, iscritti da vent’anni al collocamento, è tutta una presa in giro, il collocamento è solo un documento che uno consegna quando ha dei bambini per la scuola, per farsi un’analisi, ché dato che siamo disoccupati paghiamo di meno. Il quartiere è a rischio, quindi ci si trova di tutto, si trova droga, si trova chi insegna ai ragazzi a rubare, a spacciare, chi insegna come entrare nelle famiglie della camorra.
Da noi è normale sposarsi pur non avendo lavoro, perché noi sappiamo arrampicarci ai muri. Ci possono anche essere dei motivi familiari, io per esempio non andavo d’accordo col compagno di mia madre e ho preferito andare via per crearmi una vita mia. Non avevo problemi particolari, a me ad esempio piaceva andare a scuola, mi è sempre piaciuto avere amicizie, frequentare persone, coi miei familiari andavo d’accordo, gli unici problemi erano col compagno di mia madre. Mi sarebbe piaciuto continuare gli studi, perché a me piace molto la medicina, volevo fare il chirurgo o comunque aiutare le persone, ma purtroppo la possibilità non c’era e non ho potuto andare avanti. Comunque se penso a cosa mi manca di più penso alla casa, perché il lavoro, diciamo che ad andare avanti si riesce...
Gabriella. Ma scusa un attimo, mamma. Lei lavora da una signora anziana, però questa signora è molto anziana, non può durare tutta la vita, quindi i soldi arriveranno finché lei lavora, quando la signora è finita noi ritorniamo punto e a capo.
Rosa. Qu ...[continua]
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