Da alcuni anni, assieme ad altri, ha dato vita a "Donatori di Musica”, una rete di musicisti, medici e volontari che organizza stagioni di concerti negli ospedali. Può raccontare?
La storia dei Donatori di musica è cominciata nel 2007 dall’incontro di due persone: Gian Andrea Lodovici, un musicologo, direttore artistico di un’importante casa discografica, che si trova a frequentare, come degente, il reparto di oncologia dell’ospedale di Carrara, con una malattia purtroppo molto avanzata e ben consapevole della sua aspettativa di vita; l’altra persona è Maurizio Cantore, il primario di quel reparto, un medico da sempre capace di instaurare delle relazioni forti e credibili con le altre persone.
Gian Andrea Lodovici a un certo butta là una proposta: "Perché non proviamo a organizzare un concerto? In fin dei conti questo è il mio mestiere, mi piacerebbe molto...”. Il medico accetta volentieri. Non è la prima volta che si fanno delle attività diverse da quelle strettamente cliniche in quel reparto, però questa si dimostra subito molto coinvolgente e quindi si decide di ripeterla. Così, finché Lodovici ha le energie, ogni tanto organizza una serata, un concerto, invitando alcuni musicisti che sono anche amici suoi. Nel frattempo capita che Maurizio e io ci incontriamo a un convegno. Ci conoscevamo già, eravamo amici, essendo uniti anche da una condivisione sul senso del nostro mestiere. Lui mi racconta questa cosa e vede -me l’ha detto dopo- un luccichio nei miei occhi, che lui imputa al mio interesse per la musica... in realtà io mi ero commosso per il senso che intravedevo in questa possibilità.
Nel frattempo Lodovici, a soli 48 anni, purtroppo se ne va, ma prima di morire esprime l’auspicio che la "Grande Musica divenga sempre più strumento di importante aiuto alle cure mediche in ogni reparto di oncologia”. Teniamo presente che sono le parole di un ammalato che ha sperimentato su di sé cosa poteva significare organizzare e seguire questi concerti. Ecco, Lodovici lascia queste parole e passa il testimone a Roberto Prosseda, uno dei più importanti pianisti italiani, che lo raccoglie con entusiasmo, coinvolgendo anche sua moglie, pure lei pianista, che è poi l’ideatrice del nome dell’associazione. Nasce così l’idea di costruire una rete di musicisti, medici, volontari, infermieri, psicologi, ammalati, familiari, insomma di tutte le persone coinvolte, con l’obiettivo di darci una maggiore sistematicità.
Diceva che i concerti in reparto non sono un’iniziativa benefica o ricreativa. C’è dell’altro e ci sono anche delle regole...
A marzo 2009 nasce la rete. Raccolte le adesioni dei primi musicisti, si comincia a predisporre una serie di regole di base. Vengono stabiliti alcuni piccoli paletti: intanto le iniziative non devono essere episodiche, ma continuative, altrimenti si perde il senso. Non ci deve essere distanza tra il musicista e gli altri, quindi lo strumento è in mezzo alla sala individuata. Sia da noi che a Carrara il concerto si svolge nella sala d’attesa del reparto. Il musicista poi è pregato di non indossare un abbigliamento "di funzione” e così tutti gli operatori sanitari e gli ammalati. La totale indistinguibilità è uno degli elementi del progetto: significa che in quel momento nessuno ricopre un ruolo istituzionale.
Questo non è un concerto per gli ammalati, non è un’iniziativa benefica, è qualcosa che si fa tutti assieme e da cui trae beneficio lo stesso musicista. La particolare sensibilità e l’esperienza di vita degli ammalati e dei familiari, ma anche degli operatori sanitari, sono infatti uno stimolo poderoso alla maturazione del musicista che quindi dona e riceve, tant’è vero che spesso ci dicono di avere più ricevuto che dato.
Questo ritorno molto forte ha fatto sì che la rete raccogliesse molto velocemente adesioni di un gran numero di musicisti. E qui interviene un altro criterio, nel senso che non tutti quelli che si propongono vengono invitati. Ci sono dei requisiti necessari: si deve trattare di musicisti professionisti con una carriera internazionale di un certo livello. Insomma non accettiamo tutti, o meglio, visto che sarebbe sciocco non accettare una persona che, pur essendo un dilettante, desidera dare il suo contributo, facciamo delle manifestazioni a latere, che però non rientrano nel progetto.
Infine c’è la gratuità, che è fondame ...[continua]
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