Cari amici,
il 26 dicembre un forte terremoto nello stretto di Formosa ha spezzato i cavi contenenti le fibre ottiche che assicurano la connessione a internet che mantiene collegata l’Asia, gli Stati Uniti, e l’Australia. Così ci siamo svegliati il 27 mattina tutti senza email, senza accesso alla Rete, e imparando un sacco di cose che prima nessuno aveva mai creduto necessario sapere: che Hong Kong è dotata di sette cavi di fibre ottiche che passano per lo stretto di Formosa, per esempio, che servono anche molte località della Cina continentale. E che sei di questi si erano per l’appunto spezzati, e che bisognava aspettare che delle navi da Hong Kong, da Taiwan, dal Giappone e dall’Australia si recassero sul posto, buttassero giù un grosso amo che riuscisse ad agganciare i cavi, per poi portarli a bordo, ripararli, e ributtarli in mare.
Non si parlava d’altro: “Tu ce l’hai l’email?”, chiedeva uno. “Lento. Non so quanti messaggi mi sto perdendo”, diceva l’altro.
L’Asia è la regione maggiormente connessa con banda larga (la Corea del Sud, in particolare, è il paese del mondo con il più alto utilizzo di internet e connessione rapida in quasi tutte le case).
In Cina, si scherzava dicendo che prima c’erano stati i siti censurati, poi quelli terremotati, e ora non si accedeva più neanche alla propaganda. In Corea ci sono stati veri momenti di sgomento, ma anche in Giappone, dove la dipendenza da chat-room è un fenomeno serio. Taiwan, una volta di più, è stata incolpata da tutti per essere una combinaguai, anche se, anche in questo caso, non era davvero colpa sua. L’Australia, tanto per cambiare, ha risentito della scosse che percorrono l’Asia, in senso letterale.
Alcuni fra i più ostinati si sono messi lì con il cavo del telefono, ritornando ad un allacciamento lento, ma testardo -che certo non bastava ad avere accesso ai siti tenuti in piedi dai server che avevano subito l’effetto del terremoto, ma almeno aiutava con le email.
Come sempre accade in questi casi, dalla sera alla mattina tutti erano diventati esperti e pieni di opinioni: chi criticava i maggiori provider della regione, perché per far le cose al risparmio si appoggiano solo ai cavi e non ai satelliti. Chi la sa più lunga spiegava che i satelliti costano tanto e non possono sopportare lo stesso volume di traffico, e che quindi ce ne sarebbero voluti decine -tutti sospesi in cielo ad aspettare le nostre email, e le nostre curiosità che corrono su internet.
Mentre i discorsi tecnici si moltiplicavano negli incontri fra amici per strada, o nelle telefonate esasperate che ci si faceva dopo aver provato per la millesima volta a mandare un email collettivo, ecco che si sono cercate soluzioni alternative. I fax facevano di nuovo capolino negli uffici. I biglietti aerei, o del cinema, che ormai tutti comprano solo su internet, venivano acquistati di nuovo agli sportelli, moltiplicando le possibilità di fare incontri fortuiti e chiedere ad amici e conoscenti che non si vedeva da un po’: “Ma tu internet, ce l’hai?”. In metropolitana si stava un po’ più stretti del solito, dato che i servizi privati di fattorini avevano fatto fronte all’emergenza assumendo personale precario. Non si tratta di “pony” come in Italia, ma di qualcosa di molto più economico ed artigianale, una moltitudine di piccole aziende di quattro persone (quando non solo tre), senza logo e senza borse d’ordinanza in colori squillanti, che sfruttano la grande abbondanza di manodopera della regione. Questi fattorini sono individui che si caricano sulle spalle pacchi e lettere che portano in giro per la città, a piedi o con i mezzi pubblici, e facendo pagare circa due euro a plico. Io li vedo quando prendo la metropolitana, e sono un esercito. Per lo più persone di mezza età, senza istruzione e poche possibilità di impiego, che dipendono interamente dal loro corpo e dalla loro capacità di salire e scendere da treni pieni con sacchi e borse, senza farsi cadere neanche un foglietto. Una porta dopo l’altra, un ufficio dopo l’altro, recapitano mille cose, ma nei giorni del Grande Collasso Informatico Asiatico ne trasportavano mille volte mille, dalla sera alla mattina, per circa trentacinque euro al giorno -a cui sottrarre il costo della metropolitana, aggiungendo però le mance.
Internet oggi è ancora lento, le email a singhiozzo. Due le consolazioni: una che i fattorini di mezza età devono aver guadagnato un po’ di più con le mance, almeno, o forse con gli straordinari, e l’altra che tutto ciò è avvenuto in un periodo lento dell’anno. Doppiamente lento da noi, dato che aspettiamo le feste del Capodanno cinese, che quest’anno cadrà il 18 febbraio.
Ilaria Maria Sala, Hong Kong
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Ilaria Maria Sala, giornalista, vive a Hong Kong, scrive per Le Monde, Diario e il Sole 24 ore. Recentemente ha pubblicato Il Dio dell’Asia, Il Saggiatore, 2005.Partiamo dalla Cina. Si parla molto del boom economico, ma la popolazione come sta reagendo a ...
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