Cari amici,
vi scrivo questa volta da Jingdezhen -una "piccola” città cinese (1,2 milioni di abitanti) famosa soprattutto per essere la città che ha scoperto la combinazione di argilla e pietra bianca polverizzata che crea la porcellana. Come tutto in Cina, anche le città sono suddivise in ordine gerarchico, e questa viene dunque considerata una città di "terza-quarta categoria”, ovvero classificata come relativamente piccola e priva di servizi o sviluppo economico. Come spesso accade con le città che erano fino a poco tempo fa dedicate quasi esclusivamente a un’attività sola (la ceramica, in questo caso). Appena si supera l’impatto iniziale, e se, come me, si ha una passione per la ceramica, anche Jingdezhen offre molto -a parte che nella circolazione e nel traffico, dove invece la situazione è allarmante. Proprio la settimana scorsa l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha infatti pubblicato un rapporto che mette la Cina al primo posto per gli incidenti di traffico mortali, secondo le Nazioni Unite. Più di 261.000 persone ogni anno perdono la vita per le strade cinesi (a livello percentuale il dato è peggiore in alcuni Paesi africani, va detto, ma per numero complessivo di morti, ecco che il triste primato va alla Cina). E, contrariamente ad altri Paesi nel mondo (inclusi quelli africani), la Cina è il Paese in cui muore il più alto numero di pedoni, un morto su quattro infatti era a piedi. Penso a tutto questo mentre sono seduta in macchina di fianco a Yang Siji, ovvero, Autista Yang, che mi sta portando a trovare una mia amica che abita a qualche chilometro da Jingdezhen. Gli chiedo cosa ne pensa, e si mette a ridere: "Hai paura? -mi fa- Non ti devi preoccupare! Io guido benissimo e non ho mai avuto incidenti”, continua, mentre guida allegramente contromano, per evitare delle buche, impavido davanti a un camioncino che ci viene incontro e che evita sterzando con vigore un attimo prima dell’ultimo minuto. "Il problema -continua lui- sono quelli che non sanno guidare! Non io. E poi, ho una buona macchina, grossa”, afferma contento. E questa, per quanto io abbia voglia di ribattere, è una realtà: il codice stradale cinese non è un granché diverso da quelli di altri Paesi, ovviamente, ma questo in realtà gioca un ruolo proforma. Per le strade cinesi vige la legge del più forte: se un’auto ha sempre più diritti di un pedone o un ciclista, va da sé che più grossa è l’auto, o se si tratta addirittura di camioncini, camion o autobus, un pedone non ha assolutamente alcun diritto. E sembra quasi che non fermarsi mai, di certo non davanti a un insignificante pedone o ciclista, sia una questione di orgoglio: perché un re dovrebbe lasciare che il suo cammino sia rallentato da una pulce? Infatti, esco dal centro che mi ospita -un’ex fabbrica di statue di ceramica- all’ora di pranzo, e non prendo nemmeno in considerazione i ristoranti dall’altra parte della strada: se voglio qualcosa, è meglio che sia sul marciapiede dal lato in cui mi trovo. Valuto la possibilità di attraversare la strada solo per necessità più importanti che non un semplice pasto. Se si prova ad attraversare sulle strisce pedonali le auto non solo non si fermano, ma strombazzano sbigottite davanti alla temerarietà di chi cerca di non fermarsi davanti a loro. Conseguenza numero uno di questa mancanza di considerazione per chi cammina è che i pedoni lasciano perdere ogni tentativo di attraversare quando dovrebbero -dato che la differenza è così poca- e attraversano quando possono: nei momenti in cui le macchine sono meno, o vanno più piano, esponendosi per l’appunto ai rischi documentati dal rapporto Onu.
Nel frattempo, Yang Siji sta passando con le ruote su una distesa di sorgo: in molte aree rurali, i contadini stendono il grano, il riso, il sorgo, eccetera, sulle strade di asfalto con i rastrelli e aspettano che le auto ci passino sopra -i cereali si asciugano e il peso delle auto aiuta la prima trebbiatura. Un modo economico, dalla tecnologia alternativa, per i lavori dei campi, e che però non è certo dei più sicuri: l’auto passa, il contadino o la contadina tornano nel mezzo della strada per spargere di nuovo i cereali in modo uniforme, passa un’altra auto, e via così fino a sera. Un po’ di distrazione, ed ecco che contadino e rastrello finiscono a gambe all’aria travolti da un’auto di fretta. Chiedo a Yang Siji se non pensa che gli autisti cinesi siano un po’ troppo anarchici, e dopo una bella risata di pancia, mi dice: "Certo. È pe ...[continua]

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