Nata a Zurigo nel 1912, Margherita Zoebeli (Margrit Zöbeli) appartiene a quella generazione che respirò nell’infanzia il clima segnato dalle conseguenze della Prima guerra mondiale e che si affacciò con piena coscienza alla vita pubblica all’inizio degli anni Trenta, imparando immediatamente a interrogarsi sul destino dell’Europa e dell’umanità. Scelse, come il padre, la militanza socialista e lavorò come assistente sociale con gli operai piegati dalla grande crisi economica e con le famiglie ebree tedesche in fuga dalla persecuzione nazista. Accorse in Spagna, nel 1938, per mettere in salvo quanti più bambini fosse possibile dalla violenza della guerra civile. Fu sul confine italo-svizzero, nel 1944, ad aiutare i partigiani della Val d’Ossola. Alla fine del 1945, i principi della solidarietà internazionale la condussero a Rimini per aiutare comunità e istituzioni locali nel far fronte ai traumi della guerra e alle difficoltà della ricostruzione. La sua esperienza di educatrice e pedagogista non nacque tanto in ambiente scolastico e sui libri, ma muovendosi piuttosto tra le rovine delle città in guerra, assistendo profughi, raccogliendo bambini in fuga.

Dopo vent’anni di dittatura, e di fronte a una scuola ancora improntata all’autoritarismo e all’uniformità, Margherita Zoebeli e il personale del Centro educativo italo-svizzero (Ceis), da lei fondato e diretto, si impegnarono ad allargare l’orizzonte pedagogico, insistendo sul bisogno di espressione e di creatività dei bambini. I metodi della "scuola attiva”, la cooperazione educativa, l’attività di formazione degli insegnanti, le riflessioni d’avanguardia sui gravi problemi dell’infanzia e della gioventù colpite dagli eventi bellici, gli studi psico-pedagogici sullo sviluppo della personalità, l’interesse per l’urbanistica e per il rapporto tra organizzazione dello spazio e pedagogia, sono tutti elementi che contribuirono a rendere in pochi anni il Ceis un punto di riferimento per gli educatori e gli assistenti sociali italiani ed europei.

Grazie a Margherita, Rimini divenne un luogo centrale per pedagogisti e intellettuali del calibro di Ernesto Codignola, Lamberto Borghi, Francesco De Bartolomeis, Margherita Fasolo, Ebe Flamini, Aldo Pettini, Aldo Visalberghi, Carlo Doglio, Adriano Olivetti, Aldo Capitini, Guido e Maria Calogero, e molti altri.
(a cura di Carlo De Maria)