Marianella. Pochi smentirebbero Romano Prodi quando afferma che: "La Pubblica Amministrazione è il vero problema italiano. Essa ci sta isolando dal mondo a causa dell’incapacità di prendere decisioni nei tempi dovuti”. Però la questione della PA continua a coprire un posto assolutamente marginale nella pubblica opinione. Com’è successo che sindaco e vicesindaca, non addetti ai lavori, avete deciso di prendere il toro per le corna?
Stella. Il merito è principalmente di Filippo Nogarin, il sindaco, che avendo studiato ingegneria aerospaziale è molto -diciamo così- "lanciato nel futuro”. Per lui il passaggio da una struttura bloccata da regolamenti antidiluviani a una che pensa e opera in modo progettuale, valutata in base agli esiti, è una questione di principio, di rispetto per l’intelligenza personale e collettiva, oltre che di efficacia ed efficienza. Così, negli ultimi mesi si è messo a studiare per disegnare un "Nuovo assetto macrostrutturale della PA comunale e relative regole di funzionamento” (approvato dalla giunta il giorno 8 marzo 2017) in cui gli obiettivi diventano "progetti”, i dirigenti "project manager”, ogni progetto opera mediante la formazione di una équipe ad hoc "trasversale”; la valutazione è relativa alle varie fasi del "work in progress” e focalizzata sugli esiti. La libertà e la flessibilità del "project manager” sono garantite da un’autonomia anche finanziaria.
Marianella. La delibera relativa alla Macrostruttura e le sue appendici mi hanno fatto venire in mente l’impostazione dominante negli anni Novanta alla prestigiosa École Nationale d’Administration francese. Il sociologo Michel Crozier sosteneva che gran parte dei progetti sfornati dall’Ena, pur tecnicamente ineccepibili, rimanevano sulla carta per mancanza di capacità di recepire il punto di vista di tutti i soggetti interessati, e non solo il loro. Di qui le mie perplessità sulla Macrostruttura. Per esempio, cosa ne pensano gli attuali dipendenti e i dirigenti che sono direttamente investiti da una tale radicale trasformazione?
Maurizio. La vedono come calata dall’alto e frutto di una cultura divergente da quella dei regolamenti giuridico-burocratici di cui è intessuta l’attuale organizzazione del lavoro e la loro professionalità. Si rendono conto che è costruita sulla base dei dati da loro stessi prodotti relativi al funzionamento dell’amministrazione negli anni precedenti e che intende facilitare il dialogo fra quelle sue parti che più frequentemente nel passato sono state obbligate a interagire, ma brucia il non essere stati sufficientemente coinvolti, il senso di insicurezza sul proprio avvenire. Nel complesso, la sensazione è del tipo: "La Macrostruttura, così come sta venendo avanti, peggiorerà le nostre condizioni di lavoro senza migliorare il servizio ai cittadini”.
Nel corso con il personale del Comune sulla "Democrazia 4.0”, abbiamo ovviamente parlato di questa situazione di tensione. Accanto alla preoccupazione per il proprio avvenire c’è il risentimento per essere stati ignorati. I più offesi sono proprio quei dirigenti che condividono gli obiettivi di fondo della Macrostruttura e da anni sono impegnati in una serie di mutamenti nella concezione e organizzazione del lavoro che vanno in direzione della centralità dei progetti e degli esiti e che vedono la propria esperienza non sufficientemente considerata.
Susan. È importante sottolineare che la vice sindaca è una degli iscritti più attivi al corso e che i partecipanti (in gran parte posizioni organizzative, Po) hanno promosso incontri sul rapporto fra contenuti del corso e Macrostruttura sia con i massimi dirigenti che con i membri della Giunta, sindaco compreso. Cioè c’è tensione, c’è crisi, ma anche spiragli di meta-comunicazione.
Marianella. Sempre Michel Crozier sosteneva che essendo la burocrazia un’organizzazione incapace di auto-correzione, l’unico modo per riformarla è attraverso delle dramma ...[continua]
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