È un’ovvietà che gli anziani invidino il tempo e l’energia dei giovani, la vita che hanno davanti. Almeno, lo era. In realtà non è più un impulso così comune. Qui nessuno invidia il giovane e invece è il giovane che invidia il vecchio.
Vi scrivo questo perché ho assistito alle lotte dei giovani per agguantare un appiglio sulla parete che devono scalare per diventare indipendenti. Quanto è diventato difficile trovare lavoro e quanto impossibile trovare un posto dove vivere a prezzi accessibili. Quanti sacrifici devono fare per pagare il malvagio costo della vita. È un ostacolo crudele per questi nostri novellini. Perché costa così tanto vivere? Perché le persone stanno diventando più povere nonostante lavorino di più? E dove rivolgersi per avere aiuto? Quanto è facile precipitare tra le fessure?
In ogni ambito della vita, le cose sono diventate difficili per i giovani. Se non hanno genitori benestanti, come possono permettersi le cauzioni e gli affitti spropositati, per non parlare dei costi delle agenzie? Almeno due generazioni di giovani sono condannate a rimanere in affitto per tutta. Secondo Generation Rent, un gruppo impegnato a migliorare le condizioni per gli affittuari, i prezzi delle case sono aumentati dell’8.522,74% dal 1952, quando un piccolo appartamento su due livelli costava in media 1.892 sterline. Una casa analoga oggi costerebbe circa 200.000 sterline.
Un potenziale nuovo acquirente dovrebbe riuscire a metter da parte almeno 64.000 sterline. Con contratti a zero ore o qualsiasi tipo di lavoro interinale, se lo può sognare.
Un giovane lavora in un magazzino, ma non è propriamente impiegato lì, in realtà lavora per un’agenzia con contratto a zero ore. Quando ha ottenuto il contratto, gli era stato promesso un lavoro regolare almeno quattro giorni a settimana. "Evviva”, aveva pensato. Condivideva un piccolo cottage con un compagno, ora poteva finalmente permettersi di pagare l’affitto, e magari anche l’assicurazione auto. Evviva, a 24 anni poteva finalmente essere indipendente. Il venerdì, l’agenzia lo chiama per verificare se è disponibile a lavorare la settimana successiva; c’è sempre la promessa di lavoro, ma il lunedì la chiamata non arriva. L’agenzia fa crescere speranze e aspettative e poi (come succedeva ai portuali in fila in attesa di essere prelevati all’alba sui waterfronts del nostro passato), rimanda lo sfortunato a casa, sconfitto e svuotato. L’unico problema è che, con affitti isterici e l’impossibilità di possedere una casa, questo moderno mercato degli schiavi minaccia sfratti e miseria.
I senzatetto sono aumentati del 169% dal 2010. Non è chiaro quanti siano morti per le strade di questo paese nell’inverno artico che abbiamo avuto, ma nel novembre 2017, in una chiesa nel cuore di Londra che lavora con i senzatetto, la Chiesa di San Martino nei Campi, hanno letto i nomi di 141 senzatetto morti nei parcheggi dei supermercati, nei cimiteri, nelle fermate sotterranee e nei sottopassaggi. Ce ne sono sicuramente di più. Nessun ente del governo del Regno Unito registra statistiche sulla morte dei senzatetto a livello nazionale, e le autorità locali non sono tenute a contare i decessi dei senzatetto.
Il nostro giovane sempre alla ricerca di lavoro ha famiglia e amici e se non fosse in grado di pagare l’affitto sarebbe probabilmente in grado di fare sofa surfing, un fenomeno vasto ma nascosto, in cui i giovani si spostano da divano a divano: non hanno un posto loro, ma almeno non stanno fuori al freddo.
Ma come fa un giovane a vivere in questa incertezza e austerità? Come può sperare nell’indipendenza o anche solo di fuggire a disuguaglianza e povertà? Come può realizzare il suo potenziale, prosperare e continuare a credere nel proprio futuro?
Non sorprende che i problemi di salute mentale tra i giovani stiano aumentando. Qualche giorno fa una giovane donna che conosco ha provato a suicidars ...[continua]
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