Ha scritto su Facebook Lorenzo Masili:
“Per le donne che lavorano nel multiservizi e che perderanno la clausola sociale nei cambi d’appalto ossia il lavoro, per gli adolescenti dalla pelle scura, per noi omosessuali e per le nostre famiglie, per i poveri che hanno bisogno di cure gratuite.
Forse voi uomini eterosessuali bianchi, di mezza età e con entrate sicure potete permettervi di sostenere che la cura di anni di destra estrema gioverebbero alla ricostituzione di una ‘vera sinistra’.
Noi no.
Per noi un governo o l’altro significa vivere o morire.
Noi non ci possiamo permettere l’agio dei vostri ragionamenti col sedere al caldo.
Pensateci.
Non scrivete cose di cui potreste vergognarvi un giorno.
Contenetevi.
O concedetevi ogni tanto uno sguardo di minoranza.
Grazie”.
Masili, che non rientra in quella categoria che in genere chiamiamo intellettuali, ha riassunto o forse sarebbe meglio dire, parafrasato, quello che Hannah Arendt aveva scritto in proposito dei “paria”. I paria, a suo tempo, erano gli apolidi, persone private del diritto di avere diritti. Ecco, quando, sempre su social media vedo i testi scritti da persone, uomini e donne che si presentano come esponenti e custodi dei veri valori e dei veri linguaggi della vera sinistra (parlando del Pd, o delle guerra in Ucraina e di qualunque altro soggetto) ho sempre più forte l’impressione che in fondo si tratti di una questione di classe, o più precisamente di posizione sociale. C’è chi può permettersi di giudicare e non ha urgenze, perché pensa di avere i mezzi (materiali e immateriali) per sopravvivere alla catastrofe.

Il caso estremo dell’atteggiamento di classe è quello di chiamare Volodymyr Zelensky “attore comico”. Per carità, liberi di criticare il presidente ucraino. Ma in quelle due parole c’è tutto il disprezzo per un mestiere associato a qualcosa di volgare. È un disprezzo della borghesia moralista dell’Ottocento, quella che applaudiva a Parigi Adolphe Thiers nelle giornate di maggio 1871. Non è un atteggiamento, mi pare, che corrisponda all’ethos della sinistra. O forse sì: e in tal caso, mi dichiaro una persona non di sinistra.

E per tornare ai temi del mio amico Lorenzo: ecco, quando pensate alla politica, agli schieramenti, alle geopolitiche kissingeriane e simili, prendete in considerazione le vite concrete delle minoranze. Il mondo non è fatto di giuste o sbagliate idee e neanche dell’irriflessiva trasposizione delle memorie del passato nel presente (la memoria è una forma di immaginazione del futuro, per questo va interpretata) ma dei corpi delle persone. E dei loro bisogni concreti (direbbero i neomarxisti di una volta). Vale per l’Ucraina come per l’Italia, per i migranti come per i gay.