una delle prime immagini che un bambino disegna nella sua vita è un tetto storto, una porta e, se è fortunato, due finestre; a volte c’è una pianta di rose rampicanti sui muri esterni. Quasi sempre c’è il sole. Gli elementi fondamentali per soddisfare un bisogno umano fondamentale, e tuttavia nel Regno Unito la possibilità di affittare una casa è oggi a rischio, c’è una scarsità di alloggi disponibili e gli standard abitativi sono talmente scadenti che in molti casi possono provocare malattie e, nel caso di Ashwan Ishak, un bambino di tre anni, alla morte. È come se le iniquità e le condizioni di degrado tipiche dell’epoca vittoriana fossero risalite sino a noi come l’umidità, attraversando le fondamenta del nuovo millennio per corrompere il presente.
È come se decenni di incuria e di atteggiamenti malsani da parte dei proprietari nei confronti degli affittuari avessero gettato alle ortiche quanto di buono fatto da riformatori sociali come Octavia Hill, che nella seconda metà dell’Ottocento operò instancabilmente per migliorare le condizioni abitative urbane, proteggere gli spazi verdi e garantire l’accesso sanitario a tutti.
All’incuria e agli atteggiamenti malsani dobbiamo aggiungere l’operato dell’attuale governo, disinteressato e distratto rispetto ai propri doveri abitativi, il male fatto dalla predicazione tatcheriana del cosiddetto “diritto all’acquisto della casa” che va avanti dagli anni Ottanta e che ha prodotto una diminuzione del patrimonio edilizio pubblico e, infine, la recente esplosione di Air B’nb e dell’acquisto delle seconde case, fenomeni, questi, che hanno preso d’assalto i luoghi più belli del nostro Paese.
Di recente (per giunta a ridosso del Natale) è arrivato pure uno tsunami di avvisi di sfratto, la famigerata “Sezione 21” che in Inghilterra regolamenta gli sfratti senza colpa. Sono troppe le persone colpite da sfratto che non hanno altri posti dove andare.
Perché, mi domando, così tanti proprietari si aspettano che i loro inquilini vivano in condizioni in cui loro stessi non vivrebbero mai? Voglio sottolineare che, sì, ci sono bravi padroni di casa e pessimi inquilini, ma nel complesso il potere è tutto nelle mani dei padroni di casa.
Secondo Shelter, un ente benefico britannico che si occupa del problema degli alloggi e dei senzatetto, un inquilino inglese su cinque vive in case umide e infestate dalla muffa. Questo dato è destinato ad aumentare dato che, nelle abitazioni di chi non può permettersi il riscaldamento, la minaccia invisibile di muffa e umidità continuerà a invadere le case come un esercito di appestati. La Gran Bretagna è il paese europeo con il maggior numero di case vecchie e mal isolate.
Il problema, però, non sono solo umidità e muffa: ai proprietari è concesso il ritardo nell’adeguamento in tutte le misure che rendono abitabile un alloggio, e sono sempre loro a tenere in mano le sorti della sicurezza degli inquilini.
La già citata Sezione 21 è una spada di Damocle che pende sulla testa di tutti gli affittuari.
Una volta una regista mi ha raccontato di voler girare un film dell’orrore sulle moquette, in cui avrebbe inserito una sequenza di montaggio raffigurante tutti i pavimenti che aveva cercato di pulire nei molti anni trascorsi come inquilina. Le moquette sono un dettaglio da tenere bene in considerazione, quando si prende un affitto nel settore privato.
Non c’è scampo: alcune sono un’onnipresente e robusta trama color terra. Altre sono vecchie, macchiate e logore, e da esse può scaturire di tutto, dai fumi tossici alle pulci.
In qualità di affittuario, si ha poca voce in capitolo circa la moquette: è possibile coprire la superficie malridotta con dei tappeti, ma non si può strappar via il materiale incriminato.
Naturalmente le moquette sono solo una piccola parte di questo problema esistenziale. Si stima che siano 4,4 milioni le abitazioni nel settore degli affitti privati, oltre 11 milioni le persone che vivono in sistemazioni che variano dal posto letto alla stanza in un appartamento condiviso, dall’appartamento alla casa singola; tutte soluzioni costose, in gran parte difficili da gestire. Questo è un paese che si vantava del fatto che la casa di un inglese fosse il suo castello. Ebbene, non è più così.
Capitolo affitti. Non c’è un tetto massimo al fitto che un proprietario di casa possa stabilire. Il costo di questi varia in tutto il paese: in città come Londra sono già cari da far piangere e se dovessero aumentare spr ...[continua]
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