Tale Procedimento penale risulta assai paradigmatico di una situazione di disastro ambientale (inquinamento delle acque, dell’aria e della terra) derivante dallo sversamento per decenni di reflui di lavorazione non adeguatamente filtrati e contenuti e della loro aerodispersione, attività svolte evidentemente allo scopo di massimizzare i profitti e raggiungere una ottimizzazione dei risultati produttivi.
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Secondo Hanna Arendt la “condizione umana” è quella che merita la maggiore riflessione se si vuole comprendere il senso della politica. Nel suo Vita Activa indaga appunto le diverse azioni che l’uomo pone in essere per trovare la propria dimensione: così se da una parte questi lavora al fine di riprodurre le condizioni materiali di vita, dall’altra opera a differenza degli animali per creare un ambiente artificiale distinto dall’ambiente naturale. Nella azione (politica) l’uomo inoltre si distingue sia per la sua peculiare unicità in relazione alle caratteristiche di eguaglianza con gli altri simili (la pluralità) sia nella capacità di modificare la realtà con qualcosa che prima non c’era, di inedito, di nuovo.
Sin dall’antica Grecia l’Economia (da Oikonomia, come inizialmente venne intesa quale gestione della sfera privata nel senso del bisogno d’uso) è uno dei principali elementi oggetto della Azione umana. Premesso che l’uomo è un Zoòn politikòn, vale a dire un animale sociale tendenzialmente e naturalmente connesso all’ambiente in cui vive, in Aristotele (cfr. il trattato di Polanyi) l’economia è strettamente connessa con il suo significato sostanziale (produzione e scambio di beni che soddisfino principalmente i bisogni umani), ma in Locke il termine già si espande a comprendere un accrescimento della ricchezza all’esterno dell’individuo tendenzialmente senza fine, aspetto che infine si sublima con la lettura sociale di Marx il quale individua nella accumulazione continua e illimitata la crescita del plusvalore strappato (rubato) nello scambio con il lavoro altrui.
In Marx comunque emerge una propria idea del lavoro umano non oggettuale ma inserito nella natura, che acquista senso se persegue la ricerca di consapevolezza, socialità e finanche piacere.
Il mondo (la Natura) ha però nel tempo moderno subìto una profonda e veloce modificazione a seguito dell’azione umana, tant’è che risulta ormai avere raggiunto e superato un limite intrinseco al suo sviluppo a seguito del cambiamento climatico e del pesante sfruttamento del suolo. Molti pensatori, e tra questi Bruno Latour e Dipesh Chakrabarty, hanno fatto proprio un concetto introdotto da Crutzen e Stoermer nel 2000 sulla modificazione strutturale della natura da parte dell’uomo così radicale da considerarsi irreversibile: l’Antropocene (questo il termine riferentesi a una nuova epoca geologica) in questo quadro succede all’Olocene in ragione della dominazione umana sull’ambiente, determinata non solo dalla crescente concentrazione globale del diossido di carbonio ma anche dalla evidente alterazione e mutazione inarrestabile dell’ecosistema.
Tale concetto ha determinato un dibattito particolarmente ampio sia sulla data di inizio teorico di questo periodo temporale (la rivoluzione industriale? La prima esplosione nucleare? ecc...) sia intorno ai marcatori possibili di tale epoca (presenza massiva del CO2? Radionuclidi da test nucleari? Microplastiche come ad esempio i Pfas?) sia infine sul significato intrinseco di tale definizione, non universalmente condiviso e considerato a volte parziale. In particolare, lo stesso Chakrabarty afferma che è innegabile che “tutti i fattori antropogenici che contribuisco ...[continua]
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