Cari genitori e fratelli,
amici e conoscenti ovunque siate...
Perché non iniziare con la parola del Cantico che concludeva la nostra cronaca precedente (Avvento 1993): "Ella resta salda, appoggiata al suo Amato". Tenerci a lui ci tiene insieme e ci fa restare qui, casa della sua preghiera e della sua pace, a Tibhirine, in Algeria, oggi -e anche a Fès, naturalmente-, ogni giorno. Durante tutto questo tempo se ne sono viste "cose"! Come parlarvene?
Bisogna innanzitutto tacere, a lungo. Ascoltare il clamore delle "cose" non dette, nascoste, soffocate, represse, deformate... Lasciarsi trafiggere. Stare in piedi. Un calvario da condividere. Anche una tavola, preparata per tutti, dove la speranza impara, giorno dopo giorno, a nutrirsi di quelle "cose" che ci succedono, a bere da fratelli a quella coppa che ci era più facile allontanare che scegliere.
Cose semplici...
Onore al merito: il sole non cessa di levarsi - infinitamente benevolo - "sui buoni e sui malvagi". Di notte, vegliamo. Viene a visitarci, a coinvolgerci nella
sua lotta di luce e a "dirigere i nostri passi sulla via della pace". Quanto alla pioggia, anch'essa cade "sui giusti e sugli ingiusti". Grazie a loro, i semi deposti in terra negli orti sono diventati, per la felicità e l'onore dei nostri associati, pomodori, fagiolini e fagioli, zucche e zucchini, rape e patate... E gli alberi del frutteto hanno dato il loro frutto, ciascuno secondo la sua specie, e alla sua stagione. Mohammed il custode è ormai soprannominato gira (leggi: "amministratore"). In questi giorni eccolo contadino, mentre un cantiere di imbiancatura lo attende all'interno. Moussa, uomo aperto, si installa tra frutteto, orto e "varie", trasmettendoci il suo "partito preso" di gioia: "Coraggio!" è la sua parola d'ordine e la sua decisione in umanità. Sapete uno dei soprannomi di Ben' Ali? Guardatelo mentre lavora nell'orto: si sposta velocissimo sul terreno, ora tracciando una seguia', ora sarchiando le cipolle; lo chiamano "Maradona"! Ben' Aissa, lui sogna delle ventole per innaffiare, dei jiydt (plurale inculturato di jet). Tra lui e frère Paul, il signore delle acque, la parola diviene gesto-rotatorio, naturalmente - di dolce complicità. L'anno prossimo, insc'Allah! Sì, "da terra intera è piena del tuo amore": El hamdulillah! Alleluja!
Il bollettino meteorologico che ci arriva da Fès è più secco: "Primavera, estate: grande siccità, calore bruciante che rovina tutti gli esperimenti di coltivazione. La presenza di un pozzo scavato nel nostro giardino fa di noi dei privilegiati. L'acqua, ben utilizzata dalle cure di Thami, il nostro ortolano, ha tuttavia permesso di avere frutti e legumi. Finalmente, con i primi giorni favorevoli di dicembre, ecco un po' di buona pioggia per seminare ovunque la speranza".
Cose belle...
Sempre a Fès, frère Bruno cura gelosamente le sue aiuole multicolori. Se così vi suggerisce il cuore, venite anche a fare un giro nel nostro parco, a Tibhirine. I fiori vi parleranno. Un viale coltivato con cura accoglierà i vostri passi. Forse vi verrà di esclamare, come quella famiglia algerina venuta per un matrimonio: "Com'è sereno!". Qui lavora Robert, ancora in esilio in mezzo a noi. Servitore sollecito e pieno di attenzioni per la bellezza di questo luogo. Dalla terrazza il suo sguardo e il suo cuore fuggono verso la montagna di fronte, l'Atlante, dove il suo eremo gli strizza l'occhio, desolato. Così la bellezza resiste, e fa fronte a tutti i disastri circostanti: foreste incendiate, alberi sradicati, distruzioni selvagge... "La tua forza, Signore, radica le montagne!". Ai nostri vicini e ai visitatori stupiti del fatto che non abbiamo né televisione né antenna parabolica, noi indichiamo l'Atlante: questa catena unica -a colori, tridimensionale, che trasmette 24 ore su 24- basta al nostro sguardo che non se ne stanca mai.
Le cose difficili (dura et aspera)
La realtà più dura è la morte che colpisce l'altro. Nel suo libro L'onore della libertà, Jacques Sommet descrive la "vita" a Dachau: "L'immagine della morte pervade tutto in maniera massiccia. Non sono più solo degli individui che muoiono; tutto il corpo umano collettivo diventa ogni giorno più mortale". Sì, proprio così.
Natale 1994. Ci ricordiamo del Natale 1993, sorpresi di essere ancora qui, accanto al Bambino che suor Odette ha appena deposto simbolicamente nel suo nido di paglia. Assieme a lei, suor Janet, e anche Gilles, Robert, F ...[continua]
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