internazionalismo

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Una Città 111 / 2003
L’OASI DI SHEINKIN
Intervista a Roberto Festa di Katia Alesiano
Gli incommunicado di Guantanamo; i palestinesi tenuti prigionieri nel deserto del Negev fuori controllo giudiziario; le leggi statunitensi contro la privacy delle e-mail, degli accessi a Internet, degli acquisti in libreria; la xenofobia delle comunità omosessuali olandesi; in tutto l’Occidente si diffondono insicurezza, diffidenza che favoriscono la promulgazione di leggi liberticide. Intervista a Roberto Festa.

APRIRSI UNA STRADA
Intervista a Sandi Hilal di Barbara Bertoncin
Andare a scuola a qualsiasi ora, appena si apre il coprifuoco. Far studiare i figli, l’imperativo della maggior parte dei palestinesi. La seconda Intifada così diversa dalla prima, ogni sera una festa, quasi come a voler dimenticare, ormai senza speranza. I taxi collettivi palestinesi che affittano un bulldozer che la strada la inventa. Quella “strada dell’inferno” che oggi è un sogno. Intervista a Sandi Hilal.

GLI INTERNAZIONALI
Intervista a Ghassan Adoni di Francesco Papafava, Asher Salah
Una resistenza nonviolenta, ma attiva, con interventi improvvisi ai check-point per rimuoverli, con l’organizzazione dell’ostruzione alla demolizione delle case. Azioni portate avanti da palestinesi e militanti internazionali, la cui presenza diventa d’ostacolo all’esercizio della brutalità. L’errore grave di Arafat, quello di essersi assunto la responsabilità di un territorio senza sovranità. Intervista a Ghassan Adoni.

UN DESTINO COMUNE
Intervista a Manuela Dviri di Francesco Papafava
La scelta sionista fatta da ragazza, l’impegno pacifista, gli amici palestinesi, la preoccupazione per il paese che si autodistrugge, la delusione di Barak, l’odio per Israele di certa sinistra, il figlio che non c’è più... Intervista a Manuela Dviri.

Una Città 110 / 2003
BOMBE E DEMOCRAZIA
Intervista a Wlodek Goldkorn, Gianni Saporetti, Francesco Ciafaloni, Franco Melandri
La presenza di un’ala fondamentalista di cristiani “rinati” nel panorama politico americano è ormai un dato consolidato; l’ideologia “progressista” di quei neoconservatori che pensano di esportare la democrazia con le bombe; la paranoia di chi vede nell’America e in Israele la causa di tutti i mali; il rischio di una degenerazione delle democrazie dissociate dai diritti umani; l’antiamericanismo e l’odio per chi dalle Torri vendeva obbligazioni a tutto il mondo; il come è decisivo per definire la democrazia. Interventi a un dibattito sulla guerra all’Iraq.

SETTEMILA TESTIMONI (I)
Intervista a Jakob Finci di Andrea Rossini (Osservatorio sui Balcani)
Dalla commissione Verità e Riconciliazione che si sta approntando in Bosnia Erzegovina al centro di documentazione Guerre 91-99 di Belgrado, è il bisogno di verità e racconto che sta emergendo lentamente nelle regioni che furono devastate dalle guerre civili e dalle persecuzioni. Interviste a Jakob Finci e Drinka Gojkovic.

SETTEMILA TESTIMONI (II)
Intervista a Drinka Gojkovic di Andrea Rossini (Osservatorio sui Balcani)
Dalla commissione Verità e Riconciliazione che si sta approntando in Bosnia Erzegovina al centro di documentazione Guerre 91-99 di Belgrado, è il bisogno di verità e racconto che sta emergendo lentamente nelle regioni che furono devastate dalle guerre civili e dalle persecuzioni. Interviste a Jakob Finci e Drinka Gojkovic.

IL BATTESIMO DELLA CITTADINANZA
Intervista a Nadia Urbinati di Gianni Saporetti, Franco Melandri
A differenza di quella italiana, puramente burocratica, la cerimonia del conferimento della cittadinanza americana ha tutte le caratteristiche del battesimo, della “nascita di nuovo”. Il fatto che per i nati in America la naturalizzazione sia data per scontata richiama un problema decisivo: il patto deve essere rinnovato ad ogni generazione o è dato dai fondatori, unici creatori, una volta per tutte? Intervista a Nadia Urbinati.

Una Città 109 / 2002
E ANDAMMO A VIVERE IN UN KIBBUTZ PER NOVE ANNI
Intervista a Terry Greenblat di Barbara Bertoncin


E SHARON STA ASPETTANDO...
Intervista a Ilan Pappe di Francesco Papafava, Asher Salah
Il rischio che “il gioco” democratico venga abbandonato e che i palestinesi non capiscano che Israele ha l’opportunità storica di eliminarli. La stessa sensazione dell’81 quando si sentiva che Sharon aveva in testa il Libano. La pulizia etnica del ‘48 fu sistematica e perché mai non potrebbe ripetersi? Bisogna capire che il ‘48 per Israele è più rilevante, e più intoccabile, della Shoah e chi discute il ‘48 è un traditore. Intervista a Ilan Pappe.