Può spiegare come funziona la carriera del magistrato negli altri paesi occidentali, con particolare riferimento alla questione della separazione delle carriere di pubblico ministero e magistrato giudicante?
In primo luogo, va detto che nei paesi a democrazia avanzata ci sono due tipi di magistrature assai differenti fra loro: le magistrature dell’Europa continentale e quelle dei paesi anglosassoni. Quelle dei paesi europei sono chiamate "magistrature burocratiche", perché sono magistrature costruite come un settore, specializzato e particolare, della pubblica amministrazione. I paesi anglosassoni, invece, hanno una tradizione diversa, che ricorda un po’ quella delle nostre città-stato medievali, nel senso che non c’è una carriera giudiziaria in senso proprio, ma si diventa giudici dopo aver compiuto attività professionali di vario tipo: in sostanza, si diventa giudici dopo aver fatto gli avvocati, non prima, quindi, dei 50-55 anni. Verso la fine della carriera, insomma.
Negli Stati Uniti, poi, il discorso è diverso: si diventa giudici dopo aver svolto attività di diverso tipo, in alcune giurisdizioni anche senza aver la laurea in giurisprudenza, che è certo importante, ma spesso non richiesta. In breve, si diventa giudici dopo aver fatto gli avvocati, i pubblici ministeri, i professori di università o i giuristi in varie aziende. Ora, questo è un primo elemento importante, perché nei paesi anglosassoni le capacità professionali vengono acquisite fuori della magistratura, nella società, mentre, invece, nelle magistrature dell’Europa continentale sono acquisite dentro la magistratura. Una volta entrati in magistratura, tradizionalmente l’addestramento professionale veniva svolto sotto la direzione dei superiori: c’erano dei superiori e degli inferiori, c’era una gerarchia, che in Italia è venuta meno fra gli anni Sessanta e Settanta, quando una serie di modifiche, che presero spunto da norme costituzionali, di fatto smantellarono il sistema gerarchico, che regge ancora, con qualche differenza, le magistrature di Francia e Germania, per esempio.
In Italia, poi, e veniamo all’aspetto della separazione che lei mi chiedeva, abbiamo mantenuto una particolarità che condividiamo solo con la Francia: lo stesso corpo di magistrati svolge sia le funzioni di giudice che quelle di pubblico ministero. Questa è un’eredità napoleonica. Fu, infatti, proprio un’invenzione di Napoleone finalizzata, in realtà, a scopi completamente diversi: lui voleva controllare i giudici e poiché i pubblici ministeri erano già alle dipendenze del ministro della Giustizia, fondendo le carriere di pubblici ministeri e giudici, poteva controllare meglio i giudici. Bene, questa è un eredità che noi ci siamo portati dietro fino ad oggi. Questo fatto ha reso la nostra magistratura, già molto indipendente dal punto di vista delle garanzie formali, molto potente, perché nell’ambito del processo penale lo stesso tipo di personale svolge la funzione di accusa e quella di giudizio. Questa vicinanza culturale, che da alcuni è giudicata positivamente, perché introduce una terzietà dello stesso pm, in realtà pone fortissimi problemi di immagine al di là della sostanza, perché l’immagine di imparzialità del giudice viene intaccata seriamente. E questo sbilancia fortemente il processo penale. Se poi aggiungiamo che, dopo la riforma del codice di procedura penale del 1989, che ha introdotto il modello del processo accusatorio, il pm si è liberato da una serie di vincoli che aveva in precedenza, ci rendiamo conto di quanto la posizione del pm si sia rafforzata.
Ha detto che la carriera unica è una caratteristica solo degli ordinamenti di Italia e Francia. Ma in Francia il pm è subordinato all’esecutivo…
In Francia c’è ancora il vecchio modello napoleonico, seppure con qualche temperamento. La Francia, come dicevo, ha lo stesso corpo di magistrati che svolgono funzioni di pubblico ministero e di giudice, e anche funzioni amministrative al Ministero della Giustizia. Qual è la differenza rispetto all’Italia? Il giudice ha delle garanzie, anche se non così forti come da noi: attualmente, infatti, le promozioni sono soggette a un p ...[continua]
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