Ghaleb Bencheikh el-Hocine è di origine algerina ma nato in Francia. E’ vicepresidente della Conferenza Mondiale delle Religioni per la Pace e insegna presso l’Espace Laic des Religions. Laureato in Fisica e appassionato di Teologia, cura il programma “Connaître l’Islam” (Conoscere l’Islam) dell’emittente France 2. Presiede inoltre l’associazione C3D (Cittadinanza, Doveri, Diritti, Dignità), nata con l’intento di aiutare i cittadini francesi di origine magrebina o medio-orientale a prendere coscienza del loro ruolo nella società. Ha pubblicato Che cos’è l’islàm? Per favore rispondete, Mondadori, 2002.

In Algeria da anni si lotta per cambiare il Codice della famiglia, che pone le donne in uno stato di minorità. Qual è il rapporto tra le donne e l’islam?
Premetto che io considero il Codice della famiglia algerino uno scandalo inaccettabile, come insopportabile è l’ipocrisia di chi propone di emendarlo (tra questi lo stesso Bouteflika) quando questo codice funesto non può che essere abrogato e sostituito con un testo rispettoso della dignità umana nella sua componente femminile. Parafrasando André Malraux (il XXI secolo sarà religioso o non sarà) io azzarderei che il XXI secolo sarà femminile o non sarà.
Qualcosa si è messo in movimento e alla fine del secolo si arriverà a una maggiore uguaglianza, rispetto e considerazione per la componente femminile dell’umanità intera.
E’ vero, in alcuni paesi islamici, pensiamo all’Afghanistan, ma non solo, la condizione della donna è quasi subumana, e dura da fin troppo tempo: la donna è considerata come un essere minore, conosce la clausura a vita, è segregata… Ecco, tutto ciò è qualcosa che personalmente mi disgusta e mi indigna, ma la vera domanda è: questa situazione è dovuta al machismo, al sessismo, alla fallocrazia, alla misoginia degli uomini o è organico e strutturale proprio all’islam come religione?
Credo non ci si possa esimere da questa riflessione. Anche perché la risposta può aiutarci a vederci più chiaro. Se infatti le cause sono il machismo, il sessismo, la fallocrazia e la misoginia degli uomini, la risposta non può che venire dall’educare, civilizzare, istruire gli uomini e le donne (forse più le donne degli uomini perché paradossalmente sono loro a riprodurre nelle loro figlie e nuore quello che esse stesse patiscono).
Insomma, un’enorme opera di istruzione e acculturazione che necessita evidentemente di una grande volontà politica.
Tuttavia se si prendono le regioni prospicienti il Mediterraneo si vede che la costa settentrionale e la costa meridionale non sono uguali, che machismo, sessismo, fallocrazia e misoginia, pur ugualmente presenti a Creta, Cipro, Malta, in Sicilia, Sardegna, Corsica, Baleari, assumono aspetti più gravi nella sponda meridionale del Mediterraneo, dove è presente l’islam.
Quindi l’islam è un fattore aggravante e il problema è a livello dei testi e della religione stessa.
Allora forse si tratta anche di riflettere seriamente sull’importanza del testo nella vita dei musulmani: che valore hanno i versetti coranici per i musulmani e le musulmane?
Premetto che negli scritti veterotestamentari e neotestamentari si trovano cose affini, e tuttavia è innegabile che l’impatto nell’immaginario, nelle coscienze degli uomini e donne musulmani, dei versetti coranici è di gran lunga superiore a quello degli scritti di San Paolo per la coscienza cristiana; mentre è forse assimilabile a quello del Pentateuco e della Torah per la coscienza ebraica.
Ma i testi, il Corano cosa dicono?
Se vogliamo seriamente partire dai testi dirò subito che sono quattro i passi che pongono dei problemi: il velo, la poligamia, l’eredità e la testimonianza.
Qui però vanno prima chiarite alcune cose. Intanto va detto -forse non tutti i musulmani condividono questa opinione, ma cominciamo a essere in parecchi a sostenerla- che la parte relativa alle prescrizioni del Corano -ovvero quella che qui ci interessa affrontare- era giurisprudenza per una società tribale e per un preciso momento storico, e quindi teneva conto delle contingenze umane articolandosi nella storia.
Noi però sappiamo che le condizioni storico-sociali evolvono, facendo perdere di senso la finalità di tali prescrizioni che quindi possono cadere in disuso, diventando completamente obsolete. Voglio dire, se la rivelazione coranica si fosse realizzata presso gli eschimesi, gli inuit, non si sarebbe mai parlato di velo perché la donna eschimese è già imbacuccata ...[continua]

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