Paolo Calzini è docente di Politica Internazionale presso l’Università Statale di Milano e di Russian Studies presso la John Hopkins University a Bologna.

I fatti di Beslan hanno riacceso l’attenzione sulla polveriera Caucaso. Ma quali sono le origini e la storia del conflitto russo-ceceno?
E’ un conflitto antico, che ha origine, a partire dal ’700, dalla spinta esercitata dall’espansionismo russo in direzione Sud, verso il Caucaso e l’impero ottomano. Potremmo definirlo un conflitto di matrice coloniale, che ha sempre impegnato militarmente la Russia perché il gruppo etnico in questione, i ceceni appunto, ha sempre opposto la più fiera resistenza. Gli scontri sono proseguiti anche durante il periodo sovietico, finché, nel ’44, in concomitanza con la Seconda Guerra Mondiale, c’è stata la deportazione in massa della popolazione cecena, accusata -ingiustamente sembra- di collaborare con i tedeschi; la deportazione poi terminerà nel ’50, grazie a Kruscev, con il ritorno dei ceceni alle loro terre. Un arco di tempo lunghissimo, quindi, che dimostra come la resistenza cecena all’occupazione russa abbia alle spalle una profonda tradizione.
Importante per la comprensione del conflitto è anche il livello geopolitico: la Cecenia è situata nel Caucaso, un’area strategicamente cruciale per la Russia, che vede coinvolti due assi, quello Nord-Sud, inerente al rapporto Russia, Medioriente e mondo musulmano, e quello Est-Ovest, che riguarda le relazioni tra l’Asia Centrale, il Caucaso e l’Europa, e che ultimamente ha visto aumentare la sua importanza per ragioni economiche, poiché è diventata la via di trasporto del petrolio e del gas, la via degli oleodotti insomma.
C’è poi il livello istituzionale e politico: la Cecenia, che costituisce una delle 89 unità amministrative della Federazione Russa, è anche una delle venti regioni che per eredità sovietica vengono definite strutture etno-territoriali, ovvero gruppi etnici con una radice territoriale precisa e con un embrione di amministrazione locale. Questo spiega anche perché con il crollo dell’Urss (è accaduto anche con l’ex Jugoslavia) si sono subito verificate spinte autonomiste o indipendentiste. Infine, l’ultimo livello è quello culturale: quella cecena è un’identità molto forte e radicata. Qui però va precisato che il processo di modernizzazione di stampo sovietico ha incluso parte della società cecena nella cultura russa, per cui una parte consistente dell’etnia cecena vive da decenni in Russia; ad esempio a Mosca risiedono circa 50.000 ceceni. Questo ci conferma che il conflitto ceceno ha solo in parte una radice etnica, in realtà è più contrassegnato da uno scontro di nazionalità, interessi e valori.
C’è poi il fatto che manca una vera società civile, la popolazione cecena è organizzata in clan e famiglie allargate…
Sì, è una società che ha mantenuto dei tratti arcaici, premoderni, caratterizzati dalla forte difesa della propria identità, che si sono in qualche modo combinati e adattati alla modernizzazione imposta dall’Urss. Una società in qualche modo primordiale, caratterizzata da bellicosità e spirito combattente, dove sono tradizionalmente forti i valori di coraggio e orgoglio, e che può facilmente sconfinare nella dimensione criminale, nel banditismo, nei rapimenti, ecc., e però con tutti i tratti anche positivi che questo comporta. E’ inoltre una popolazione di religione musulmana, appartenente a un filone moderato, che però nel corso della guerra si è radicalizzato, anche a causa dell’infiltrazione di elementi del fondamentalismo saudita e pakistano.
Premesso tutto questo, va infine presa in considerazione una spiegazione contingente del conflitto, vale a dire il crollo dell’Urss, cioè del sistema centrale, “imperiale”, che teneva insieme queste etnie, lasciando libero sfogo alle varie spinte autonomiste o indipendentiste, spesso utilizzate, come si è verificato anche nel caso ceceno, da élite locali interessate alla conquista del potere.
Ma perché delle 89 repubbliche della Federazione Russa, solo la Cecenia ha rivendicato l’indipendenza?
Questo è un fatto peculiare. Dopo il crollo, le altre repubbliche a base etnica, per lo più di religione musulmana, si sono adattate a un compromesso col potere centrale, ottenendone in cambio una certa possibilità di controllo del territorio e delle proprie risorse. C’è da dire che, per quanto riguarda la Cecenia, nei primi anni ’90 forse c’erano ancora spazi per la mediazione e il compromesso, la ...[continua]

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