Ho cominciato a lavorare nell’impresa di famiglia, che si occupa di costruzioni, a vent’anni. Ho preso la maturità classica e mi sono iscritta a ingegneria, poi a un certo punto ho interrotto e ho preso il diploma di geometra, era la via più veloce per l’inserimento nella mia impresa...
Credo si possa fare una sana imprenditoria anche recuperando il patrimonio storico della nostra città. Certamente, dal punto di vista economico, è molto meno remunerativo e anche più impegnativo, però appaga molto di più. Prima del cemento armato la qualità della vita proprio dell’abitazione era decisamente migliore.
Si parla tanto di bioarchitettura, di case compatibili con una buona qualità della vita, ebbene, il tufo, che è la pietra tipica delle nostre zone, è un ottimo isolante, che permette addirittura dei risparmi energetici, perché hai le case fresche d’estate e calde d’inverno. E consente anche un’eccellente insonorizzazione, mentre ad esempio col cemento armato per risolvere il problema devi fare degli interventi appositi. Spesso si tratta di case grandi, con vani ampi e con un’altezza superiore a quella attuale. E’ ovvio che questo comporta costi maggiori perché una cosa è intonacare una parete di 2,70 metri di altezza, altra cosa è intonacarne una di quattro. L’abitazione è sempre la stessa però le superfici raddoppiano. E questo vale per gli infissi, per l’intonaco, vale per tutto.
Poi c’è l’attenzione per i materiali, che significa tornare a lavorazioni che purtroppo con l’industria si sono perse. Questa è un’edilizia che richiede una manodopera specializzata. A Napoli c’era una tradizione di artigianato che andrebbe recuperata, perché potrebbe costituire un vero patrimonio. Insomma è un recupero di spazi, di attività, di manodopera, di manufatti, che costituiscono tutt’altra cosa rispetto alla speculazione classica del cemento armato, del famoso palazzinaro.
Negli anni in cui sono stata in piena attività ho maturato la coscienza dell’esigenza del bello, dell’estetica. Perché per me è molto più bello, per la qualità della vita di chi ci abita e per l’estetica della città, un palazzo di tufo ben restaurato che un palazzo di cemento armato.
Poi circa tre anni fa ho deciso di prendermi una pausa, ho un figlio adolescente che fa il liceo e che voglio seguire di più. Perciò mi sono fermata un momento, riprenderò in seguito la mia attività. Avendo molto più tempo libero, ho cominciato a guardarmi intorno e a occuparmi della mia città. E’ nato così il Comitato Città Antica. Avendo la fortuna di abitare a piazza del Gesù, nel cuore di Napoli, che rappresenta tutto quello che ho detto prima, direi che mi sono trovata nel posto giusto al momento giusto per cominciare questa battaglia.
Com’è cominciata? Tre anni fa il Comune autorizzò una manifestazione, lo Street Festival, ovvero nove sere con la presenza di artisti di strada che facevano musica durante la notte. Una bella iniziativa, il problema era che questi artisti, non avendo regole, suonarono e cantarono dalle dieci della sera alle cinque del mattino, per nove sere di seguito, e appresso a loro accadde di tutto. E ovviamente gli abitanti del quartiere uscirono pazzi. A parte il fatto che per legge dopo la mezzanotte non si può oltrepassare una certa quantità di decibel, nel centro storico, con la piazza che ha il bugnato, c’è un tipo di sonorizzazione particolare, la stessa facciata del Gesù amplifica il rumore... E poi non c’erano controlli, non c’erano ambulanze, non c’era niente per pulire le strade, un disastro. Cominciammo allora una raccolta di firme; io mi rivolsi al Difensore Civico chiedendogli di intervenire per dare una regolata a questa manifestazione, ma non si arrivò a niente perché in sostanza ci fu un rimpallo di responsabilità, tra il Comune, la polizia, ecc.
Insomma, la classica goccia che fa traboccare il vaso: ci rendemmo conto che non si poteva andare avanti così e nacque il Comitato.
In seguito abbiamo cominciato a fare battaglie per la tutela del patrimonio storico della città, perché il centro storico di Napoli è considerato dall’Unesco patrimonio dell’umanità. Cosa che qui, purtroppo, sembra sia considerata solo una iattura, un ulteriore aggravio di problemi.
Quindi la nostra battaglia è stata quella di far passare il concetto di patrimonio uguale bene prezioso. Se io ho un gioiello prezioso lo tutelo ...[continua]
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