Lucia Bertell, 41 anni, Tonia De Vita, 35 anni (Imprese d’amore e di denaro. Creazione sociale e filosofia della formazione, Guerini scientifica 2004), Roberta Del Bene, 33 anni, Lara Corradi, 32 anni, sono socie della cooperativa Guglielma, che si occupa di formazione, ricerca e progettazione sociale (www.guglielma.it). Vivono e lavorano a Verona.

L’inizio è stato l’associazione universitaria Mimesis. Potete raccontare?
Lucia. L’associazione è nata nell’87 da un gruppo di studenti che già facevano parte del coordinamento e desideravano dar vita ad attività che non fossero legate strettamente alla vita accademica. Mimesis infatti è nata legata al teatro e al volontariato. Nel ’94 la formula è andata un po’ in crisi, anche per questo andare e venire degli studenti… Le realtà che resistono all’interno delle università sono quelle che hanno una connotazione nazionale e dei luoghi già organizzati dove mano a mano che gli studenti arrivano all’università entrano, escono, ecc. Le libere associazioni di studenti a un certo punto muoiono. Contemporaneamente siamo state travolte dal movimento dell’Autoriforma universitaria: allora eravamo in tre e avevamo molta voglia di fare delle cose e quindi abbiamo ripreso Mimesis come forma associativa per trasformarla in impresa sociale facendone un luogo di lavoro e di reinvestimento dentro l’università.
A quel punto è partito il servizio studenti. Due su tre eravamo studentesse lavoratrici e quindi “sapevamo” un bisogno. Il movimento di Autoriforma in qualche modo ci ha offerto un’altra visione delle cose. Lo slogan era: “Far esistere ciò che non c’era”, non più recriminare.
Noi avevamo una bidella, Adelina, che quando l’università di Verona era ancora una piccola realtà, svolgeva un’attività analoga, nel senso che gli studenti la chiamavano, chiedevano informazioni, anche di essere iscritti agli esami, perché magari lei sapeva che venivano da fuori e quindi si prestava. Parliamo del ’94. Faceva anche da luogo di vendita e acquisto di libri usati, scambi di appunti… In quegli anni Adelina è andata in pensione, l’università si stava ingrandendo, la cosa comunque era uscita dalla sua portata. E quindi c’è stato un po’ anche un passaggio di consegna. Si sono intrecciati tutti questi elementi. E’ nato così il servizio per studenti lavoratori, con l’idea di ricreare anche per loro quelle relazioni che non potevano avere dentro l’università.
Questo servizio è andato avanti per quasi dieci anni, prima legato soprattutto a Tonia e Silvia -io all’epoca lavoravo alle Poste- e poi sono arrivate altre, tra cui Lara e Roberta. E’ stato un po’ il cuore di Mimesis, attorno al quale poi sono nate altre attività, come la formazione all’impresa con donne. L’idea dell’impresa sociale ci ha coinvolto fin dall’inizio. Non è un caso che alla fine, nel 2001, abbiamo costituito a nostra volta una cooperativa.
Il passaggio dall’associazione alla cooperativa è stato anche un momento di crisi. Perché?
Lucia. In primo luogo perché abbiamo dovuto fare delle scelte, tra cui quella di chiudere il servizio studenti. Il servizio agli studenti lavoratori era ormai consolidato, oltre che redditizio, ma per noi era diventato impellente poterci dedicare ad altro. L’idea era di passare l’attività a un’altra associazione. Ci abbiamo provato, ma la cosa non ha funzionato. Una delle sfide di quel servizio era di attivare uno spirito mutualistico tra gli studenti fuori sede, non solo un rapporto di utenza. Ma le cose sono andate altrimenti…
Tonia. Il fatto è che lo spirito mutualistico riesci a passarlo, a ricrearlo, solo a certe condizioni. E le condizioni erano la nostra presenza; nel momento in cui volevi delegarlo a qualcuno… insomma non puoi dar via un lavoro e in cambio pretendere che chi lo accetta abbia capacità politica. Questo non lo puoi chiedere. A un certo punto l’abbiamo capito. L’intero passaggio poi non è stato lineare; tutta la dimensione del fallimento ha portato con sé un negativo e una illeggibilità molto pesanti, però ci ha portato a capire qual era l’essenziale per noi, che era poi una dimensione politica. Lì la contraddizione si è resa palese: nel momento in cui volevi delegare per mantenere quel ramo d’impresa il senso si perdeva… Il servizio poteva essere garantito, ma lo spirito mutualistico non passava, era un servizio ai “clienti”.
Lara. Io ho vissuto la chiusura del servizio studenti come un fallimento, un lutto. Però adesso ripensandoci forse semplicemente abbia ...[continua]

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