Come possiamo interpretare i risultati elettorali all’indomani del Super Tuesday? Era prevedibile un tale successo di Obama?
Il fenomeno Obama fa straordinariamente appello all’entusiasmo. Alcuni lo vedono un po’ come una bolla speculativa, nel senso che è vulnerabile ad un’eccessiva quotazione, se possiamo dire così.
La verità è che il partito oggi pare proprio diviso per fasce demografiche, più che per correnti politiche, perché le differenze tra i due sono abbastanza risibili. Lei ha il voto delle donne, degli anziani, più quello della classe operaia. Obama, invece, ha il voto della popolazione istruita, dei neri e degli elettori sotto i quarantacinque anni. Questo è ciò che mi sento di poter dire, in tutta onestà. E date queste premesse è abbastanza difficile capire l’esito di questa campagna. Io credo che sia ancora Hillary Clinton ad essere avvantaggiata, ma davvero è molto difficile proiettare il significato di questi risultati sulle elezioni generali, perché l’affluenza è cruciale. Allora, Obama ha il voto dei più giovani, ma questi andranno davvero a votare? E’ questa la vera domanda.
Anche McCain rappresenta qualcosa di nuovo tra i repubblicani….
Sì, e la cosa non è universalmente apprezzata. Per decenni i repubblicani hanno goduto del vantaggio di saper sviluppare un ordine naturale di successione -penso soprattutto a candidati che potessero personificare i valori del conservatorismo sociale ed economico. Questa volta non hanno alcun candidato naturale di questo tipo: Thompson ha dimostrato di essere un candidato irrilevante. Huckabee ha successo con la destra religiosa, ma non con la destra antigovernativa, perché a loro appare come un populista, e non come qualcuno che si dedicherebbe anima e corpo ai tagli alle tasse.
Romney, invece, sembrerebbe avere il consenso del mondo degli affari, ma l’appoggio di questo mondo è per definizione instabile, inaffidabile. Così, la destra è rimasta senza un erede naturale; è in questo scenario che è entrato in gioco McCain, che ha l’appoggio degli interventisti e di chi sostiene la politica estera di Bush, ma rispetto ad altri temi ha posizioni considerate poco repubblicane.
Insomma, in questa campagna è evidente che stanno emergendo dinamiche che potrebbero scompaginare il quadro esistente.
Ad esempio, McCain sta andando bene e ormai è lui il candidato repubblicano, e però resta un’incognita il comportamento dei cristiani fondamentalisti, i cosiddetti “rinati”, da anni la spina dorsale del partito repubblicano. Ieri ho visto un sondaggio, in base al quale questi elettori sarebbero meglio disposti nei confronti dei democratici, in particolare verso Obama, che è appunto un cristiano.
E’ possibile fare delle previsioni?
No, non posso. Davvero non me la sento… Quello che posso dire è che il vantaggio è per i democratici, il disgusto per Bush è ormai un movimento di massa, i repubblicani non possono più farvi fronte…
Lo scontento per il mandato Bush è quindi un dato diffuso…
Bush è stato così catastrofico da minare le stesse ambizioni del partito repubblicano, che in qualche modo si è messo all’angolo. Ora la domanda è: cosa viene dopo? Sembra che Obama partendo dal malcontento rispetto a Bush, punti a una rivolta contro il cosiddetto “movement conservatism” (l’alleanza tra capitali privati, grandi imprese e destra religiosa) in vista di un cambiamento radicale; quindi senza limitarsi a superare la politica di Bush, ma trascendendola… Questa mi sembra l’idea di Obama. Il punto di vista della Clinton sembra più vicino all’idea che si possa semplicemente annullare l’era Bush, e tornare a una “normalità”.
A essere screditato è appunto il “movement conservatism”, non i moderati in generale, quindi si tratterebbe più di un processo di ratificazione, di un consolidamento, che a sua volta potrebbe portare a una trasformazione col tempo.
Ovviamente sono sfumature. Tutto dipenderà dalla vittoria democratica al congresso, dalla maggioranza in senato. Tutto questo infatti si vedrà a partire dalle battaglie sui singoli provvedimenti legislativi, sulla copertura sanitaria universale, o sulle riforme energetiche di tipo ambientalista, o su inziative politiche in Iraq, o in Medio Oriente. Qui è ancora tutto molto vago. Comunque ci si sta interrogando se si tratti di un ...[continua]
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